di ELISABETTA CANTONE
La Provincia va all’attacco, il Comune si difende. E il conflitto di
competenze su taxi e licenze, finisce davanti al Tar. «Impugneremo il
provvedimento adottato da Palazzo Valentini perché è illegittimo e strumentale»,
taglia corto Mario di Carlo, responsabile capitolino alla Mobilità. Tutto
comincia nella mattinata di ieri, quando al termine di una seduta fiume andata
avanti ventiquatt’ore la maggioranza di centrodestra, che governa Palazzo
Valentini approva la delibera che disciplina «l’offerta dei servizi di
noleggio da rimessa con autovettura e dei servizi di piazza». In particolare:
alla determinazione del fabbisogno teorico delle licenze provvederà la
Provincia, tenendo conto di una serie di fattori che vanno dal numero degli
abitanti all’estensione del territorio, ai flussi turistici. Un provvedimento
che, però, rischia di vanificare l’accordo che Di Carlo, dopo lunghe e
complesse trattative, si appresta a sottoscrivere con sindacati e categorie. Va
da sé che qest’ultimo non ci sta e annuncia: «Andremo avanti comunque, ho già
convocato i tassisti per la prossima settimana. Quanto a Moffa, è fuori di
testa se pensa di utilizzare le istituzioni come fossero collettivi politici.
Certo, mi rendo conto che per il candidato del Polo alle provinciali di maggio,
che di cose fatte di cui vantarsi ne ha davvero pochine, cavalcare la questione
taxi è l’ultima spiaggia».
Critici anche i capigruppo del centrosinistra in consiglio provinciale, che
parlano di «delibera vergognosa, incongrua per la lotta all’abusivismo e che
rischia di bloccare il rilascio di 300 nuove licenze a Roma». Una manovra -
dicono - «assolutamente strumentale, che oltretutto potrebbe provocare danni
anche ai tassisti regolari, gli unici per cui sono previste sanzioni, mentre
lascia campo libero agli abusivi».
Ribatte Moffa: «Non abbiamo fatto altro che applicare una legge regionale del
’99, che delega l’amministrazione provinciale a stabilire i criteri che i
Comuni devono applicare per fissare il numero delle licenze da concedere. Il
nostro obiettivo è solo quello di sancire uno strumento in più per combattere
l’abusivismo e la concorrenza sleale, senza nulla togliere ai tassisti romani
e senza usurpare alcun potere ai Comuni, a cominciare da quello di Roma. Vero è
che, anche se il sindaco della Capitale Walter Veltroni, sostiene il contrario,
il regolamento taxi che il Campidoglio avrebbe fatto nel ’98 non è mai stato
approvato né dalla Provincia né dalla Regione, quindi non può essere
considerato vigente».
Di tutt’altro avviso Di Carlo: «Moffa vaneggia, Palazzo Valentini non può
emanare un provvedimento per conto del Campidoglio e quindi fissare i criteri in
base ai quali verranno rilasciate le nuove licenze. Al massimo può licenziare i
regolamenti comunali che sono stati approvati dopo il 1999. Se la Regione non
fosse schierata contro Palazzo Senatorio, come ha dimostrato in più di
un’occasione, sarebbe già intervenuta in qualità di Ente di garanzia. Per
questo motivo il nostro regolamento è valido a tutti gli effetti e andremo
avanti con le licenze impugnando la delibera adottata ieri. Quanto a Moffa, di
questo non dovrà preoccuparsi, perché quando il Tar deciderà lui
probabilmente sarà già stato mandato a casa dagli elettori».