di ROSSELLA LAMA
ROMA — Ancora una volta è l’Rc auto a guidare la classifica degli aumenti.
Ed è il governo che lo dice, non le associazioni dei consumatori. La Relazione
previsionale e programmatica, che dà il quadro macroeconomico in cui si
inserisce la Finanziaria per l’anno prossimo, contiene infatti una tabella
dell’andamento dei prezzi di una serie di beni e servizi, controllati o
liberalizzati. Tra questi ultimi spicca l’aumento dell’assicurazione
obbligatoria dell’auto: più 11,1% quest’anno, dopo il 10,7% del 2001 e il
9,7% del 2000. E’ il quarto aumento a due cifre, che si aggiunge al 16,3% del
’99 e al 13,6% del ’98. Stratosferico se confrontato con l’inflazione che
negli ultimi cinque anni si è mantenuta tra l’1,7% e il 2,7% (quest’anno
secondo il governo sarà del 2,4%).
Anche i prezzi dei servizi bancari hanno segnato quest’anno un poderoso
aumento: più 7,3% l’anno scorso, più 6,8% nel 2002. Rincari ben al di sopra
del tasso di inflazione, come quelli, anche se più contenuti dell’istruzione
(più 4,7% quella secondaria e più 3,9% quella universitaria). Più caro del
3,8% è il prezzo medio dei farmaci controllati, un aumento triplicati rispetto
al più 1% dell’anno scorso.
A contribuire all’aumento del costo della vita sono anche i Comuni, attraverso
l’aumento del 3,5% della raccolta rifiuti il rincaro del 4,8% del passaggio in
taxi, e del 2,9% di autobus e tram.
Ovviamente ci sono anche voci che calano, altrimenti non si arriverebbe a quel
2,4% medio di aumento dei prezzi al consumo previsto per quest’anno. Scendono
alcune tariffe che rappresentano una voce importante nel bilancio delle
famiglie, e che vedono i consumatori italiani tra i più tartassati in Europa.
Dopo l’aumento del 6,9% dell’anno scorso, il gas scende del 6,5%.
L’elettricità, che era salita del 3,1% diminuirà quest’anno dell’1,5%.
Il telefono scenderà dello 0,8%.
E veniamo alle benzine, i cui prezzi sono liberalizzati. Secondo il governo il
gasolio da riscaldamento scenderà dell’8,2%, quello auto del 2,4%, quello
della benzina verde dell’1,2%.
Su questo fronte gravano però pesanti incognite, anche se mancano ormai tre
mesi alla fine dell’anno. L’andamento del prezzo del greggio risente
particolarmente delle tensioni «geopolitiche», come dice il Fondo monetario
internazionale per non pronunciare la parola guerra. E non è "a bocce
ferme" neppure l’Rc auto, dopo che il Senato ha approvato un emendamento
che prevede una tariffa unica nazionale per tutti gli automobilisti in prima
classe, quelli che non hanno fatto incidenti.
L’Ania, l’associazione delle compagnie assicuratrici ha già pronto il
ricorso a Bruxelles, ma aspetta di vedere se il disegno di legge approvato dal
Senato avrà anche il visto della Camera. Nel frattempo fa sapere che
l’eliminazione del criterio della "territorialità" nella
deteminazione delle tariffe comporterà sì riduzioni consistenti in zone ad
alto rischio assicurativo come Roma, Napoli e Bologna, ma aumenti in tutte le
altre. Il risultato finale di questa novità? «Un aumento medio del 12% delle
tariffe per il 65% degli automobilisti rispetto ad una diminuzione del 15% per
il 35%». Insomma il fronte degli scontenti sarebbe quasi il doppio di quelli
contenti, perché i premi che le compagnie non incasseranno nelle zone a rischio
li pretenderanno dagli altri assicurati.
Il senatore Franco Pontone, padre della "tariffa unica nazionale"
risponde che l’Ania fa «la guerra psicologica dei numeri». E i consumatori
fanno le loro proposte. Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori chiedono al
ministro Marzano «di bloccare le tariffe Rca fino alla fine dell'anno»,
dimenticando che questi prezzi sono stati liberalizzati e la Ue non darebbe mai
il suo benestare (è a rischio anche l’emendamento approvato dal Senato). L’Adiconsum
propone di introdurre il concetto di "tariffa usuraria", quella che
supera del 15-20% la media regionale, in modo da poter accusare le compagnie che
le applicano di aggirare l’obbligo a contrarre, previsto dalla legge.