«Prendere i taxi a Roma costa più che in ogni altra città al mondo e
almeno speriamo che ora, nel tragitto tra l’Aeroporto e la città, non
avvengano più le truffe represse di recente dalle forze dell’ordine». Carlo
PIleri - presidente dell’Associazione difesa e orientamento dei consumatori (Adoc)
- è grato alla polizia per la “retata" di tassisti rapaci che truffavano
turisti stranieri e colleghi onesti aumenando le tariffe e scavalcando i
concorrenti per fare più corse e più incassi. «Ma i recenti aumenti medi del
20% delle corse - dice Pileri - e gli illeciti scoperti chiamano in causa sia il
Comune che la categoria riguardo a un servizio di qualità media bassa dati i
costi a carico dell’utenza di questo pubblico servizio...».
Respingono invece «ogni tentativo di criminalizzazione» i rappresentanti di
una categoria che «soffre senza colpe e due volte vittima - dice Loreno
Bittarelli, presidente della società Radiotaxi 3570 - dei riflessi di
situazioni come quelle colpite solo ora dalle forze dell’ordine. I danni
d’immagine che riceve la categoria sono enormi e impagabili».
Si dicono «doppiamente vittime» - esponenti e dirigenti di categoria - «perchè
tutte le maggiori centrali di radiotaxi garantiscono con rigore la trasparenza
del servizio», sottolinea il presidente della cooperativa “Samarcanda"
Renato Casali.
«Al nostro interno - aggiunge Bittarelli - abbiamo commissioni di soci che non
si limitano a verificare le lamentele inviate dai clienti insoddisfatti e a
sanzionare i colleghi che se ne rendano colpevoli sospendendoli dal lavoro.
Questi “ispettori" controllano il regolare svolgimento del lavoro dei
colleghi anche di persona per la strada». Indignato quanto il collega per la
scoperta delle “mele marce", Casali rivela: «abbiamo pure espulso soci
indegni della cooperativa» Carlo Bologna dell’Ait invece minimizza l’utilità
delle commissioni interne: «Servono solo sui radiotaxi e non per strada, dove
le centrali non sanno quel che avviene. Il nodo di tutto - polemizza il vucanico
sindacalista - è la volontà di colpire la categoria, prima dando corda ai
filibustieri abusivi e poi reprimendoli di rado in operazioni superclamizzate
che screditano la categoria».
C. R..