di BEATRICE PICCHI
Mai visti tanti taxi a piazza San Pietro, sotto il Campidoglio, all’aeroporto
di Fiumicino, al Circo Massimo. Ma basta leggere gli striscioni e ascoltare le
grida al megafono per capire che stanno protestando, che ce l’hanno con il
Comune che non mantiene le promesse, con gli abusivi, con i taxibus. I turisti
non capiscono, i romani si infuriano. I tassisti e i loro rappresentanti delle
organizzazioni Cgil, Cisl, Uil, Cna, Ati, Ait, Atacasa, Anc e Ugl, dicono che
allo sciopero - che si concluderà questa mattina alle sette - ha aderito il 95
per cento della categoria. E a giudicare dai disagi, dalle lunghe e inutili file
ai parcheggi, a Termini e a Fiumicino, dall’arrivo in massa degli abusivi che
ieri hanno fatto affari d’oro, deve essere vero. Dopo tredici ore di sciopero,
alle otto sdi sera, una delegazione di tassisti è stata ricevuta in Campidoglio
da Patrizia Sentinelli, Paolo Meli e Marco Marsilio. Mentre l’aula del
consiglio approvava all’unanimità una delibera per cambiare il taxibus in
multiplo.
All’aeroporto di Fiumicino, nella aree dei tre Terminal, i tassisti sono in
assemblea. I vigili urbani dirigono il traffico di turisti e pendolari. Tre le
alternative : si va tutti allo scalo del Leonardo express che porta direttamente
alla stazione Termini, o sulla linea della FM1 fino a Ostiense, poi si prende la
metro B, oppure sui pullman del Cotral. Unica deroga: il trasporto sociale. E
così, in molti casi anche gratuitamente, i tassisti hanno accompagnato a
destinazione disabili e pazienti che dovevano raggiungere gli ospedali, gli
anziani che non riuscivano a fare due metri per il troppo caldo. «loro non
c’entrano, non abbiamo avuto il minimo dubbio ad aiutare le persone in
difficoltà», ripete Davide Bologna, dell’Ait. Una staffetta di solidarietà
è partita quando da una centrale radio-taxi è giunta la chiamata di una mamma
che chiedeva un taxi per portare il figlio al Gemelli.
Nel pomeriggio alla stazione Termini non c’è traccia di tassisti. E nessuno
sembra essere informato della protesta di 24 ore. «Si arriva a Roma stanchi,
dopo un viaggio di quattro ore e mezzo da Milano - si lamenta Gianfranco Poli,
bancario - e poi non si sa come raggiungere casa. E' grottesco». La fila, alle
17, arriva all'ingresso della stazione. «Protestare è un diritto - afferma
Natale Fioretti, assicuratore - ma non è possibile questa disorganizzazione. Ci
doveva essere un servizio sostitutivo». E molto presto compaiono gli abusivi,
numerosi. «Per arrivare a Fiumicino - chiede uno di loro a una turista scozzese
- ci vogliono 120 euro». Qualcuno accetta, ma la maggior parte, sentita la
richiesta, si avvia verso il capolinea degli autobus o si rimette in fila: gli
affari, secondo gli abusivi, sono andati come in un giorno normale. «Prima o
poi arriverò a casa, al Prenestino - spiega Lamberto Poggi - Meglio il caldo di
un bus che un’attesa infinita e inutile». In venti minuti arrivano cinque
taxi, la tensione aumenta, la pazienza diminuisce. Non va meglio in altri
parcheggi. In via Condotti, una decina di persone attende: invano. Venti persone
in fila anche a piazza Risorgimento: il parcheggio è vuoto. A piazza San Pietro
una decina di taxibus vengono cacciati dai tassisti. Mentre per Vincenzo Piso,
presidente della Federazione romana di An, «questo sciopero è comprensibile:
Veltroni promise un numero maggiore di punti di fermata, corsie preferenziali,
lotta all'abusivismo, ma nulla è stato fatto».
(ha collaborato Luca Brugnara)