di PAOLO RICCI BITTI
Il taxi da temere è il monovolume chiaro Ulysse con la scritta — appunto —
"Radiotaxi". In guardia quando alla guida c’è Pietro Valeri, da non
confondere con il figlio a cui risultano intestate le ricevute rilasciate ai
clienti. Ecco Giuseppina Palumbo, di Grottaglie, che qualche settimana fa chiese
di essere accompagnata da un albergo del centro all’ospedale De Lellis (5
chilometri) qualche minuto prima delle 7: «Sa - dice - ero con una mia parente
da ricoverare e lì per lì non ho voluto fare questioni, ma 35 euro mi sono
sembrati troppi. Così ho poi presentato un esposto al sindaco: la vostra città
è molto carina, ma non lascia un bel ricordo a chi viene vessato in questo modo».
Ancora peggio è andata all’atleta norvegese Stephan Holm: il 10 settembre
scorso il saltatore si è fatto portare dal centro storico di Rieti fino
all’aeroporto di Fiumicino. Partenza sempre verso le 7 e spesa finale di 270
euro. Duecentosettanta? Sì, 270 (vedi in alto). E ancora, nell’estate 2001:
per la tratta Rieti-Monticchio (7 km) sono stati spesi da un’altra turista
58mila lire. Stesso tragitto il giorno dopo, alla stessa ora pomeridiana, ma con
un altro taxi: 28mila lire. Fanno fede le ricevute allegate all’ennesimo
esposto presentato in Comune. Pietro Valeri dice ai clienti, basiti, di
applicare le tariffe e di seguire il tassametro, ma chissà perché nessuno (a
Rieti e oltre) è caro come lui. Per Rieti-Fiumicino i suoi tre colleghi reatini
chiedono meno della metà e del resto il 4994 e il 3570 di Roma prendono al più
(anche di notte) 150 o 160 euro.
Domanda: a che servono gli esposti (mica uno, tanti) ammassati in Comune?
Consiglio (lo stesso che danno ai clienti i portieri degli alberghi quando
vedono avvicinarsi l’auto di Pietro Valeri): contrattare sempre in anticipo il
costo della corsa.