di DANILO MAESTOSI
Ecco la nuova stazione Tiburtina. Rimodellata in vista del suo mutato ruolo
ferroviario: diventerà il più importante scalo romano per i treni a lunga
percorrenza con un movimento di 500 convogli al giorno e una quasi triplicata
platea di utenti, da 30 mila a 70 mila viaggiatori, da 50 mila a 140 mila
frequentatori. E del suo futuro urbanistico: da degradata sacca semiperiferica a
ponte di raccordo tra i quartieri già consolidati attorno a piazza Bologna e il
polo direzionale di Pietralata.
Dovrà essere realizzata, salvo imprevisti per il 2005. Per ora a dargli volto
è un grande plastico, corredato di schizzi e disegni, che troneggia in una sala
della ex Peroni di via Reggio Emilia. Il dimesso e fatiscente abito anni 30
della stazione scomparirà, riassorbito da una gigantesca piastra che abbraccia
e scavalca il fascio dei binari, mettendo in collegamento gli abitati del
Nomentano con l’area di Pietralata. Sotto, le pensiline dei treni. Sopra, una
lunga galleria di servizi commerciali, scandita da arditi spazi sospesi, e
distribuita su due diversi livelli. L’accesso è garantito da due grandi rampe
pedonali, che incorniciano i piazzali per bus e taxi e le zone di parcheggio.
Alle spalle della stazione si alzano nove palazzoni di almeno sette piani, che
dovrebbero ospitare un albergo ,uffici e altri servizi pubblici. «Uno sviluppo
edilizio- spiega l’assessore Roberto Morassut- che sarà stemperato dal parco
che il Comune dovrà attrezzare nel vallone di Pietralata, insieme agli snodi
viari del futuro Sdo».
Il progetto, firmato da Paolo Desideri, un architetto emergente che insegna
all’università di Pescara, ha vinto, con l’immacabile strascico di
polemiche e minacce di ricorsi, un bando internazionale ad inviti. Ed è da ieri
esposto, insieme alle proposte degli altri finalisti (Steidle, Aymonino, Purini)
nel quadro di una mostra sugli ultimi interventi di riconversione delle stazioni
italiane, inaugurata ieri. Alla cerimonia era presente il sindaco Walter
Veltroni che assegna a quest’operazione tre obiettivi strategici di forte
rilievo. «Perchè rafforza - sottolinea - la scelta della cura del ferro della
giunta Rutelli, decisiva anche nella lotta contro l’inquinamento da traffico
che sta mandando in tilt altre città del Nord. Perchè aggiunge un nuovo
importante tassello all’azione di recupero della cintura a ridosso del centro
come chiave per il riassetto dell’intera città. E infine perchè, seguendo la
via maestra dei grandi concorsi d’architettura, contribuisce con altri grandi
cantieri d’autore, come l’Auditorium e il Centro congressi, a ridisegnare
con potenti calamite contemporanee l’immagine della capitale».
L’idea di una iniezione di qualità e tecnologia è la bussola che ha
orientato anche l’azione per ridare alle stazioni il ruolo perduto di centri
propulsori dello sviluppo urbano. «Un processo - precisano Giorgio Cimoli,
presidente delle Ferrovie e Mauro Moretti, amministratore delegato della società
che gestisce la rete delle infrastutture ferroviarie - che è iniziato con il
restiling della stazione Termini. E che ora prosegue a tappe forzate in vista
dell’attivazione dell’alta velocità. Insieme alla stazione Tiburtina, che
snellirà il sovraccarico di Termini, destinata a specializzarsi come snodo del
traffico pendolare e regionale, esponiamo in questa mostra altri progetti
analoghi per le nuove stazioni di Firenze, di Torino e di Bologna».