Sabato 13 Aprile 2002

IL SERIAL KILLER DI PADOVA

Profeta confessa: «Quando uccisi ero preda del diavolo»

PADOVA - Michele Profeta, contro il quale è in corso un processo in Corte d’Assise, per due delitti commessi l’anno scorso, ha confessato le proprie responsabilità («Uccisi in preda al demonio») allo psichiatra Vittorino Andreoli. E’ una ammissione da prendere per le molle, avvertono sia lo stesso Andreoli sia il difensore, avv. Elena Maltarello.
Ma nella perizia depositata ieri dal professor Andreoli, Profeta, per la prima volta, ha parlato degli omicidi di cui è stato accusato, quelli del tassista Pierpaolo Lissandron e dell’agente immobiliare Walter Boscolo. Andreoli scrive che il «serial-killer» padovano, in uno dei colloqui psichiatrici con lui avuti nel carcere di Voghera, «ha fornito l’ammissione di aver commesso i fatti, sia pur con la meraviglia di come egli abbia potuto commetterli». Per il perito, ha ucciso in preda a un delirio maniacale di onnipotenza. E spiega: «Il denaro è una spinta, ma si perde all’interno di un delirio. Chiese 12 miliardi al questore di Milano. Sarebbe stata la catastrofe accumulata in pochi giorni» (il licenziamento da una agenzia immobiliare, la necessità di denaro per mantenere due famiglie, una ignara dell’esistenza dell’altra) a portare Profeta al delirio, «che è una risposta sistematizzata e meccanica». Se non fosse stato arrestato, Profeta «avrebbe certamente continuato» a uccidere.
Mette i brividi questa confessione. Soprattutto l’uccisione del taxista Lissandron (di cui non spiega la scelta, anche se la categoria era da lui odiata: nel ’79 una cooperativa, facendogli causa, gli procurò il primo fallimento come immobiliarista). Profeta, quel giorno, lasciò «la macchina in una zona lontana dal centro, dove era proibito entrare a causa del controllo dello smog», salì «su un taxi e questi era noioso, continuava a parlare..era insopportabile». Prese la pistola e lo ammazzò. Dodici giorni dopo uccide anche l’agente immobiliare Boscolo, «una figura professionale che si situa in quel campo che ha rappresentato il suo lavoro e anche il suo fallimento, come se avesse un conto da saldare».

Re.Mi.