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LO
SCALO PRESIDIATO
Fiumicino
deserta, tra mitra e cani antiesplosivo
Un’atmosfera
surreale: tiratori scelti sui tetti, più auto della polizia che taxi,
passeggeri rassegnati
di DAVIDE DESARIO
ROMA - Con o senza sceriffi dell’aria, l’aeroporto di Fiumicino supera
l’esame del vertice Nato. Lo fa nel migliore dei modi, rimanendo aperto seppur
deserto, con un’organizzazione praticamente perfetta: atterraggi e decolli
consentiti negli orari “a rischio" soltanto alle compagnie che
assicuravano vigilantes a bordo, voli contingentati per permettere controlli
serratissimi dei bagagli e degli aerei, massiccio spiegamento di personale
aeroportuale, comunicazioni ai passeggeri costanti e servizi a terra efficienti.
Tutto avvolto in un’atmosfera surreale con l’aerostazione quasi vuota come
se ancora dovesse essere inaugurata, con più pistole che trolley, con
viaggiatori che hanno preso d’assalto la cappella dello scalo per
“raccomandarsi" al Signore.
D’altronde il Leonardo da Vinci così blindato non lo aveva mai visto nessuno.
Nemmeno dopo l’attentato dell’85 quando un commando di palestinesi, sparando
all’impazzata contro i banchi d’accettazione della compagnia israeliana El
Al, uccise 14 persone e ne ferì altre dieci. Ma di questi tempi, dopo la
tragedia della Twin Towers, tutto è cambiato. Anche a Fiumicino. Soprattutto,
poi, quando a un minuto e mezzo di volo, a Pratica di Mare, c’è l’incontro
tra i venti capi di Stato più potenti del mondo.
E che quella di ieri per lo scalo romano fosse una giornata particolare lo si
capiva subito. Tutte le strade di accesso erano presidiate da posti di blocco
della polizia e dei carabinieri. Davanti alle porte d’ingresso una manciata di
taxi e tantissime auto delle forze dell’ordine. Ad ogni entrata agenti con
mitra e giubbotto antiproiettile chiedevano documenti, destinazioni e carte
d’imbarco. Nei punti nevralgici i tiratori scelti con armi dotate di puntatori
laser, unità cinofile antiesplosivo, e uomini in borghese. Massima allerta,
ovviamente, anche in pista dove gli ispettori della Polaria hanno verificato che
decollassero soltanto aerei con a bordo gli uomini della sicurezza imposti dal
Notam dell’Enac.
Arrivi e partenze hanno rispettato il piano messo a punto lunedì sera: 134 i
voli partiti, 128 qualli arrivati nella fascia “contingentata" dalle 6
alle 18; 253 i voli cancellati tra cui anche quello che doveva riportare a Roma
la salma di Tiziano Cieri, il procuratore legale di 30 anni, di San Salvo,
rimasto ucciso da un colpo di pistola in Florida. Tra le 10 e le 15, quando si
sono fermate le compagnie italiane, i voli sono stati una settantina. Alle 15
sono state riaperte le piste 1 e 3. E dalle 18 la situazione è tornata
regolare. I disagi, ovviamente, non sono mancati. Ma erano previsti e
soprattutto sono stati accettati dai viaggiatori che si sono messi in coda senza
le solite proteste. Tra loro anche gli ex calciatori Vincenzo D’Amico, Sebino
Nela e Mimmo Caso in partenza per i mondiali del Giappone.
«Ottima organizzazione, massima sicurezza - ha confermato in inglese Anita
Mehira, manager di Dubai - ho effettuato il check dei bagagli in pochi minuti».
Per Vincenzo Bassani, parrucchiere napoletano di 24 anni, un po’ di paura: «E’
la prima volta che volo - ha confidato - devo andare in Messico e questa storia
degli attentati certo non mi aiuta».
Nella sala Gesa (Gestione Situazioni Anomale) il direttore dell’aeroporto,
Carlo Luzzatti, si è incontrato ogni due ore con i responsabili delle forze
dell’ordine, dell’Enac e di Adr: «Il piano ha funzionato - ha commentato
Luzzatti - Abbiamo limitato i disagi ai passeggeri soprattutto in relazione
all’eccezionalità dell’evento».