di MARCO DE RISI
e LUCA LIPPERA
Né nomi, né cognomi, né identikit: riserbo assoluto. Ma una cosa
sembra assodata: i tre banditi che venerdì scorso hanno ammazzato un poliziotto
sul raccordo Perugia-Bettolle dopo una rapina sarebbero tre romani. Tre
"belve" contro le quali la Squadra Mobile, diretta da Nicolò
D’Angelo, ha organizzato una colossale caccia all’uomo. «Non c’entro
nulla né con loro né con l’omicidio — si difende Marco Silvestri, 40 anni,
pure lui romano, titolare del taxi da cui sono partiti i colpi di pistola
— Pensavo che quelle persone che erano a bordo avessero un appuntamento con
qualcuno per questioni di droga». Silvestri, che si è costituito lunedì, è
stato interrogato ieri in carcere per dieci ore. «Quando quelli si sono messi a
sparare gli ho urlato di scendere dalla macchina. Mi hanno risposto che
avrebbero ucciso pure me».
Il tassista per ora è accusato di favoreggiamento. Gli investigatori stanno
verificando la sua versione. Di certo, per ora, c’è solo la ferocia della
banda. Il taxi, una Citroen "Xantia", era stato fermato da una
pattuglia della Stradale in "borghese" per eccesso di velocità. Ma
quando l’auto si è avvicinata alla pattuglia, i poliziotti non hanno avuto
neppure il tempo di abbozzare una reazione. Da dentro i banditi hanno sparato
subito. L’agente scelto Luca Benincasa, 28 anni, sposato, padre di un bimbo di
due, è stato fulminato con due pallottole alla testa. Il collega Lamberto
Crescentini, 55, raggiunto da cinque colpi, è stato ferito in modo gravissimo.
I banditi, secondo la ricostruzione della Mobile e della Procura di Perugia,
avevano appena compiuto una rapina in una filiale del Monte dei Paschi di
Camucia, in provincia di Arezzo. Il tassista ha ripetuto di non saper nulla del
colpo. «Quei tre li avevo presi a bordo a Roma giovedì pomeriggio — ha
sostenuto Silvestri — e loro il venerdì mattina, dopo una sera in albergo, si
sono fatti portare in taxi lungo la Roma-Firenze non lontano da Arezzo. Ero
convinto che avessero un appuntamento con altre persone per questioni di droga.
Invece, poco dopo, sono ricomparsi con una Fiat "Uno". L’hanno
lasciata e sono tornati sulla mia macchina. Solo in quel momento ho capito che
quei pazzi avevano rapinato una banca».
Gli uomini della Mobile sanno di aver a che fare con persone pronte a tutto.
Decine di agenti sono impegnati nella caccia all’uomo. Uno dei tre assassini
sarebbe un latitante già ricercato per altri colpi. Silvestri ha detto al
magistrato di essersi costituito in ritardo, tre giorni dopo l’omicidio, perché
minacciato. «Quando gli ho urlato di scendere — ha detto con l’avvocato al
fianco — quelli mi hanno risposto che tanto avevano ucciso due poliziotti
(anche Crescentini sembrava spacciato) e che se non reggevo il gioco mi
avrebbero sparato in testa». I familiari del tassista sono protetti dalla
polizia nel timore di ritorsioni.
Il tassista ha indicato agli agenti l’hotel vicino Perugia dove ha dormito con
i tre — suoi complici o meno si vedrà — nella notte tra giovedì e venerdì
scorsi. La Mobile in serata ha smentito che uno dei banditi sia stato già
catturato. Ieri ai funerali di Benincasa c’erano il ministro degli Interni,
Claudio Scajola, e il Capo della Polizia, Gianni De Gennaro.