Taxi contro taxibus. Anche fisicamente. Ormai lo scontro ha raggiunto punte
estreme. «Sabato corso - è il racconto di Roberto, uno dei venti conducenti
delle auto collettive rimasti in circolazione - sono stato aggredito, intorno
alle 11 del mattino, alla Stazione Termini da due tassisti. Mi hanno preso a
cazzotti - continua, togliendosi gli occhiali da sole e mostrando l’ occhio
destro pesto - già in passato mi avevano minacciato. Così non possiamo andare
avanti».
Come lui la pensano anche altri due colleghi che hanno portato la loro protesta
(ferite comprese) nell’aula Giulio Cesare. Accanto a loro, Silvio Di Francia,
coordinatore della maggioranza: «Servono scelte precise - dice l’esponente
dei verdi - si decida subito se andare avanti o se invece puntare su
qualcos’altro».
Stefano, anche lui, autista di taxibus è scoraggiato. Si sfoga: «Abbiamo vinto
il bando e investito decine di milioni di lire per poter lavorare. Ma i vigili
ci multano e ci sequestrano le auto, perchè per loro il Codice della strada non
prevede il servizio collettivo, riservato solo agli autobus. E i tassisti ci
vedono come fumo negli occhi. Di questo passo non so come finirà».
Paura di altre aggressioni e paura di perdere il posto si mischiano. Paura
persino di presentare una querela per il timore di ritorsioni. «Ma non ce
l’abbiamo con la categoria dei tassisti, - dice ancora Stefano - è tutta la
normativa che è poco chiara e non ci consente di lavorare tranquilli».
C.Mar.