C’era una volta l’ufficio oggetti smarriti delle Ferrovie, enormi saloni
che nella stazione Termini erano stati trasformati in bazar dove ci finiva un
po’ di tutto. Da ottobre però, nello scalo più importante della capitale,
accanto ai pannelli con gli orari, sono comparsi dei cartelli bianchi e gialli
con i quali si «avvisa la gentile clientela che gli oggetti rinvenuti possono
essere consegnati al sindaco attraverso l’ufficio comunale che si trova in via
Nicolò Bettoni».
Dal primo ottobre, giorno in cui l’ufficio oggetti smarriti delle Ferrovie è
stato chiuso, agli impiegati comunali sono stati consegnati appena una decina di
oggetti dimenticati nei vagoni: una giacca, una cartella con dei documenti, un
paio di borse vuote e altrettanti ombrelli. «Nel nostro deposito ci sono oltre
diecimila oggetti, solo la metà dei quali vengono restituiti - spiega Francesco
Pagliari, il dirigente dell’ufficio dove lavorano una decina di vigili urbani
-. Siamo costretti a custodirli per un anno e 15 giorni dal momento in cui la
descrizione dell’oggetto viene pubblicata all’Albo pretorio del Comune, così
come prevede il regolamento che risale al 1914. In questi giorni stiamo
organizzando un’asta, la quinta, di tutto quello che ci vorremmo disfare».
Alla scadenza del periodo previsto, solo ciò che è stato trovato dai privati
cittadini (compresi i tassisti) viene consegnato loro. Altrimenti quando si
tratta di agenti delle forze dell’ordine oppure degli autisti dei mezzi di
trasporto, il materiale deve essere messo all’asta.
Valigie, indumenti, macchine fotografiche e telecamere, tantissime dentiere e
anche un piede finto dimenticato in un taxi. «A dire il vero la gran parte del
nostro lavoro è relativo alla riconsegna di portafogli e documenti - racconta
Pagliari - Dagli uffici postali ci vengono portati tre sacchi di portafogli la
settimana, oltre duemila al mese. Sono il frutto degli scippi e delle
dimenticanze. Da quel momento cerchiamo di rintracciare il legittimo
proprietario e procediamo con la restituzione». L’altra mattina in via
Bettoni c’era la signora Teresa per ritirare il portafoglio degli figlio. «E’
stato ritrovato il 13 novembre, il giorno stesso mi hanno inviato la cartolina
d’invito il ritiro. Sono stata trattata con gentilezza ma peccato che la
cartolina ha impegnato oltre due settimane per percorrere un paio di chilometri
in città. Se le Poste fossero state più celeri, oggi mio figlio non si
ritroverebbe con tutti i documenti duplicati».
Ma l’ufficio oggetti smarriti delle Ferrovie che fine farà? Nessuno conosce
il suo futuro ma c’è chi giura che solo per la stazione Termini e quella
centrale di Milano, verrà riattivato.