Quella di ieri è stata per i romani una giornata di passione. Tutti a
piedi, senza bus e metrò. Restavano i taxi, ma i turni non sono stati
rinforzati perché, dicono gli autisti, il Comune non gliel’ha chiesto.
L’assessore ai trasporti, Mario Di Carlo non è d’accordo.
«Per noi era scontato. C’è stato l’accordo sul piano di Natale entrato in
vigore dal 7 al 23 dicembre. Se avessi saputo che i tassisti potevano mettere in
campo un numero ancora maggiore di auto lo avrei chiesto»
Come giudica il “girotondo dei vigili urbani, era giusto convocare
l’assemblea generale proprio ieri?
«L’Ospol fa il suo mestiere. Il sindacato autonomo ha scelto con testa e
coscienza e lo ha fatto per aumentare i disagi ben sapendo che il danno sarebbe
ricaduto su Roma e non sul governo che invece fiancheggiano».
E la vertenza degli autoferrotramvieri?
«Da tempo vado dicendo che la questione del trasporto pubblico va sistemata,
che non è un “caso" solo romano. I sindacati che ieri hanno scioperato
chiedono il rispetto di un contratto del ’93, 106 euro di aumento per adeguare
i salari all’inflazione programmata. Non è molto diversa la richiesta che
facciamo noi: adeguare la ripartizione delle risorse».
In teoria, dunque, ieri poteva manifestare anche lei?
«Non in teoria. In pratica. E lo avrei fatto ma avevo già un impegno a Milano.
Faccio notare però che la mia controparte non è il Governo ma la Regione.
Voglio dire le Regione-istituzione, non la Regione-Storace, sia chiaro. Perché
sono le Regioni che ripartiscono i fondi per i trasporti e stabiliscono le
tariffe. E devolution vuol dire anche questo, spostare il tiro delle
rivendicazioni».
A proposito di Storace: ha ottenuto dal governo 60 milioni di euro per il
trasporto pubblico romano. Ma nessuno gli ha detto grazie.
«Intanto quei fondi sono spalmati su tre anni e non per un anno solo come
si chiedeva. Ma poi mi scusi: perché dovrei ringraziare Storace? Forse lui lo
ha fatto per la progettazione e il finanziamento della Metro C»?
C.Mar.