Lunedi 25 Marzo 2002

Caccia in tutta Italia agli assassini del taxi. Interrogati a lungo i parenti e la moglie del superricercato: «L’ho visto uscire la mattina presto. Non so altro»
Poliziotto ucciso, ci sono i nomi dei killer
Il tassista e un suo conoscente indagati per l’omicidio. E spunta il giallo dei capelli rasati

di CLAUDIO BIANCIARDI

Il Provida è una macchina stupida, come tutte le apparecchiature a senso unico. La telecamera che serve per rilevare la velocità delle auto fa solo questo, riprende esclusivamente le vetture. Altrimenti la caccia agli uomini che hanno ucciso a sangue freddo l’agente Luca Benincasa e ferito il suo collega Lamberto Crescentini forse sarebbe già chiusa. Invece di quattro sagome scure, ci sarebbero le loro foto. E invece di dover risolvere il giallo dei capelli rasati ci sarebbe già un fuggitivo al sicuro. Eppure l’inchiesta coordinata dal magistrato Gabriele Paci e dal capo della mobile perugina Piero Angeloni, passi in avanti li ha fatti. Sopra i block-notes degli investigatori infatti ci sono i nomi dei possibili killer del Taxi, i banditi che hanno scaricato tutta la pistola (o le pistole) contro gli agenti.
E due di loro, il tassita e un suo conoscente stretto, sono già stati iscritti nel registro degli indagati della Procura perugina. Ma non più come semplici ricercati, bensì direttamente per l’omicidio volontario dell’agente della Stradale, il giovane Luca, che lascia una moglie di ventotto anni e un figlio di due e mezzo, oltre alla rabbia dei suoi colleghi. Mancherebbero quindi solo ore per arrivare alla firma del loro mandato di cattura.
Appena individuato il nome del proprietario del tassì da cui sono partiti i colpi mortali e che sarebbe servito (forse) per coprire la fuga dopo una rapina messa a segno a Camucia, gli investigatori hanno sentito a lungo la moglie dell’indagato. La donna ha spiegato più o meno questo alla polizia: «Ho visto uscire presto mio marito, era quasi l’alba. Ma non sapevo dove fosse diretto. Forse non era solo. Non so altro credetemi».
Quel "non era solo" ha portato gli uomini della Mobile verso un altro traguardo. Verso le persone che sono vicine al tassista. Da qui l’iscrizione di un secondo indagato e il giallo dei "capelli rasati". L’ultimo è un particolare curioso. Le sagome riprese dal Provida, la telecamera piazzata sulle auto civetta della Stradale che può riprendere le targhe, ma non le persone per colpa della privacy (neanche, ironia della legge, se ti sparano), mostrano una persona con i capelli lunghi tra i passeggeri del taxi. E tra i parenti del tassista c’è proprio un giovane con i capelli lunghi. Non solo: il giorno dopo i fattaccio, se li è tagliati a zero. Immediata l’ipotesi: se l’è tagliati per non farsi riconoscere. Errore: pare che abbia un alibi di ferro, un carabinieri l’avrebbe visto a Roma alle dieci del mattino proprio nel momento in cui c’è stato l’inseguimento mortale.
Risolto questo giallo, ce ne sono tanti altri da dipanare. In testa quello principale: dove sono finiti i killer? Chissà, però potrebbero non essere organizzati per una lunga latitanza, generalmente sempre molto costosa. A meno che tra i quattro non ci siano banditi che con la latitanza hanno grande confidenza. Perché la teoria dell’esecuazione a freddo ha solo due possibilità. Una, vuole i banditi carichi di cocaina dopo avere messo a segno una rapina (a Camucia?) e quindi pronti a tutto per l’effetto della sostanza stupefacente (a casa del tassista ne è stata trovata una bustina). Un’altra vuole a bordo del taxi una persona che avrebbe rischiano meno carcere a sparare ai poliziotti che a farsi prendere. Quindi una persona che ha già ucciso in precedenza, ossia un superlatitante.

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