Assalto
ai Granai, cinque indagati
Uno dei
killer del commando coinvolto anche nella banda del taxi assassino
di CRISTIANA MANGANI
Ci sono cinque nomi nel fascicolo dell’inchiesta per l’assalto al centro
commerciale “I Granai", dove ha perso la vita la guardia giurata
Massimiliano Ballanti. Cinque indagati per l’omicidio e la rapina avvenuta nel
marzo dello scorso anno. Il pubblico ministero Diana De Martino ha iscritto
Romeo Paglia, Liborio Falco, Bruno Costantini, Stefano Bernardi e Valter
Bucciarelli. Vengono quasi tutti dall’hinterland romano, meno Falco che è
nato ad Afragola, in provincia di Napoli. I carabinieri del Nucleo operativo di
via In Selci gli stanno addosso da parecchi mesi, dopo aver abbandonato la pista
dei criminali stranieri. Paglia, Falco e Bucciarelli si trovano già in carcere
per reati della stessa natura. Ma è soprattutto su Bucciarelli che gli occhi
degli inquirenti sono puntati. L’uomo, infatti, è rinchiuso a Regina Coeli
dopo che la squadra mobile lo ha arrestato perché lo ritiene l’autore di un
altro delitto: quello dell’agente della polizia stradale Luca Benincasa,
ventotto anni, e la sfortuna di trovarsi sul raccordo Perugia-Bettolle, mentre
una banda stava cercando la fuga. Bucciarelli è stato incastrato da diversi
testimoni. E, dopo mesi di accertamenti e intercettazioni, i carabinieri puntano
a lui per il colpo mortale al centro commerciale.
In seguito alla rapina le indagini si indirizzarono verso i criminali
dell’Est. La dinamica dell’agguato aveva fatto pensare alle tecniche usate
nelle azioni di guerriglia di paesi dell’ex Patto di Varsavia. Un’autobomba
viene fatta esplodere con tritolo per distrarre i vigilantes, poi vengono
sparate le raffiche da fucili automatici come gli AK-70 arrivati dall’ex
Unione Sovietica o da Garand. E ancora: manciate di chiodi vengono sparse sulla
strada per bucare le ruote di eventuali inseguitori.
Al supermarket dell’Ardeatino è sembrato, poi, di vedere sistemi usati anche
nei colpi di due anni fa a Tor Bella Monaca e, in quello più recente, a Pomezia.
I banditi si sono serviti di un’Alfa 164 rubata nel parcheggio del centro Ikea
all’Anagnina, una settimana prima della rapina. Da allora al giorno in cui il
commando è entrato in azione la macchina è stata preparata, da mani esperte,
alla blindatura. E qui potrebbe essere servita l’esperienza del presunto
complice napoletano. Un lavoro assolutamente perfetto che non spiega, però,
perché i banditi si sono accontentati di prendere solo 230 milioni delle
vecchie lire appena ritirati dai vigilantes. E di lasciare perdere il furgone in
cui era custodito oltre un miliardo. Le indagini, comunque, vanno avanti. Il pm
ha chiesto una proroga per poter continuare a lavorare. Alcuni degli indagati si
sono rivolti ai primi avvocati, tra i quali Sandro D’Aloisi e Massimiliano
Fioravanti.