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«Siamo
in giorni di festa», niente taxi
Proprio
mentre la città accoglie migliaia di turisti, i centralini rispondono: «Non ci
sono mezzi disponibili»
di CARLO ROMANO
Roma turistica, Roma distratta, visto che in un giorno come il 26 aprile i taxi
sono merce rara, alle poche postazioni non c’è traccia di auto bianche e ai
centralini dei radio taxi gli operatori rispondono che «non ci sono vetture
disponibili, siamo in giorni di festa». Proprio quelli in cui una città
d’arte accoglie migliaia di turisti. Proprio quel giorno, venerdì 26 aprile,
in cui le organizzazioni sindacali di categoria hanno chiesto
all’amministrazione comunale di lavorare come in un semifestivo, e il
Campidoglio risponde: va bene.
Non è un caso se, infatti, domani, giorno di rientro per migliaia di persone in
arrivo alle stazioni e negli aeroporti, le organizzazioni sindacali hanno deciso
di anticipare il turno notturno di due ore: quasi cinquecento auto bianche
cominceranno a lavorare alle 20.
Per chi, invece, è rimasto in città un taxi è stato un miraggio, soprattutto
per chi abita in una zona periferica o semiperiferica. Quando la risposta del
centralino è sollecita (non tutte le cooperative dispongono di un servizio
efficiente), i tempi di attesa variano dagli otto ai dodici minuti. Sarà per la
mancanza di postazioni, sarà perché i tassisti preferiscono non fermarsi in
periferia (sanno che poi difficilmente troveranno altri clienti), sta di fatto
che spesso avere un taxi fuori dal centro storico è un privilegio per pochi.
Non è infrequente, se si abita ad esempio in via Monti di Primavalle, nel
quartiere Trieste o Montesacro, in via del Trullo o addirittura nella
residenziale via Sanzeno (zona Cortina d'Ampezzo), sentirsi rispondere che non
ci sono auto a disposizione. A Roma ci sono 5.825 tassisti e cinque cooperative
di radiotaxi, un migliaio di tassisti non sono collegati ad alcuna centrale
radio.
Tra i nodi ancora in sospeso tra Comune e tassisti: le licenze, il numero unico,
le corsie preferenziali, la lotta all’abusivismo. Argomenti affrontati nel
protocollo d’intesa con il quale i tassisti hanno già avuto un adeguamento
della tariffa, (pari a circa l’undici per cento). Dalla parte del numero unico
Cgil-Unica taxi: «Perché migliora il servizio, garantisce al tassista
l’indipendenza da tutto e da tutti», sostiene Nicola Di Giacobbe favorevole
anche alla flessibilità degli orari e alla priorità dei turni in caso di
necessità. Ma perché nei giorni festivi il taxi è sempre merce rara, in una
città turistica come Roma? «Da quando noi dovremmo sostituirci al trasporto
pubblico. Anche le corse dei bus sono in numero inferiore, come moltissimi altri
servizi». Franco Pontecorvi, dell’Ata-Casa, contrario al numero unico ma non
al numero sequenziale: «Trecento nuove licenze? Solo dopo che
l’amministrazione avrà garantito una serie di cose, dal ripristino delle
colonnine telefoniche e dei posteggi, liberate le corsie preferenziali,
regolarizzati i taxibus, come previsto nel protocollo d’intesa».
«Per quanto riguarda le licenze - sostiene Giovanni Carapella, presidente della
commissione capitolina trasporti - una volta verificato il carico di lavoro che
oggi c’è nella capitale, si dovrà decidere, perché è vero che in alcuni
momenti della giornata, negli orari di punta e di notte, i taxi mancano. La
volontà dell’amministrazione è quella di tenere aperto un tavolo di
confronto con la categoria, ma anche con la città».
(hanno collaborato Francesco Demofonti, Francesca Filippi e Maria Grazia
Filippi)