dal nostro inviato
MARIELLA REGOLI
NAPOLI - L’assessore alla Mobilità ha lanciato un appello disperato al
Parlamento invocando pene più severe contro i "disertori del casco".
Le centinaia di vigili che a drappelli presidiano centro storico e periferia
stanno per alzare bandiera bianca e parlano di "situazione
insostenibile". Mercoledì scorso, poche ore prima che Napoli si svuotasse
per Italia-Corea, in via Partenope decine di minorenni - tutti in motorino e con
i capelli al vento - si sono esibiti in un carosello di impennate, sgommate e
qualche pernacchia, all’indirizzo dei vigili urbani. Il loro comandante, il
colonnello Carlo Schettini, esasperato dall’inutilità delle 265.000 multe
elevate in un anno dai suoi uomini, chiede deterrenti più efficaci:«Dal
sequestro dei veicoli - elenca - ai punti di debito nei confronti degli studenti
multati per l’assenza del casco, fino alla sospensione della patria potestà
per i genitori che portano i bambini in moto senza protezione. Qui si incontrano
ad ogni passo moto con sopra padre, madre, due bambini, gli zainetti della
scuola, le borse della spesa e a volte pure il cane e tutti, ovviamente, a capo
rigorosamente scoperto».
Negli ultimi tempi c’è stata una tiepida resa all’uso del casco. Molti lo
portano infilato al braccio o al manubio, alcuni lo indossano, ma i più restano
ancorati alla convinzione che a portarlo siano solo killer, rapinatori e strunz’.
E forti di questa teoria, ci sono gli abitanti di un paio di quartieri che
quelli con il casco li riempiono di botte.
Via Pietro Colletta e tutto il quartiere Vicaria sono i luoghi più temuti dai
tassisti: «Sbucano dai vicoli, fanno i rodei. Tempo fa stavo facendo scendere
una cliente.Uno mi ha buttato il motorino addosso al taxi, che era fermo, poi
dopo avermi urlato che gliene avrei comprato uno nuovo è risalito in sella ed
è sparito. Da non credere. Ho dovuto riscattare il sinistro perché quello
aveva un compare, un "testimone". Ho dovuto pagare 500 mila lire e
all’assicurazione mi hanno detto che dovevo ringraziare il cielo che
"l’infortunato" non fosse andato al pronto soccorso a lamentare
qualche mal di testa». Il tassista si inoltra nel quartiere Vicaria come un bue
al macello. Un furgone della polizia stazione proprio a metà di via Colletta.
Non c’è ombra di motorini. Un passaparola rapido e tutti a sfrecciare
nell’altra metà della strada, tutti senza casco, gli scivoli per gli
handicappati usati per passare sul marciapiede. Per andare dove? Sulla piazzetta
al margine della strada, davanti alla chiesa. E’ vero che picchiate chi porta
il casco? «E’ successo qualche volta- fa un ragazzino - Mo’ non ci sta più
bisogno. Avete visto caschi?». Ma perché i pestaggi? «Perché se uno porta il
casco è segno che è ’nu strunz». E chi non lo porta? Silenzio. Perchè non
portate il casco? «Chi porta il casco rimane pelato». Eppoi il casco toglie
visibilità, identità. Che senso ha fare lo struscio in motorino se nessuno sa
che sopra il bolide scintillante, o dentro l’ultimo grido in fatto di scarpe e
magliette ci sei proprio tu? Per non parlare degli sfottò degli amici. E i
vostri genitori non dicono nulla? Risponde un coro di "seeeeeee!".
All’altezza del cinema Iride dove danno il film lesbo-hard
"Invisibilmente vostre", una signora robusta deborda dal sellino
posteriore di un motorino alla cui guida c’è il pargolo che avrà sì e no
dieci anni. Tutti e due senza casco. Il ragazzino sta prendendo lezioni di guida
e sembra abbia imparato benissimo perché la mamma ride a crepapelle mentre
imboccano, contromano, la corsia preferenziale dei bus.
«Anche al quartiere Sanità, quelli che portano il casco "sporco"
vengono picchiati», spiegano in Questura. Il casco "pulito" è quello
che lascia vedere il viso di chi lo indossa. Forti anche qui dell’altra teoria
che vuole i killer in moto e rigorosamente protetti, per paura di incursioni dei
componenti delle bande rivali, drappelli di camorristi vigilano che nessuno
oltrepassi la zona a capo coperto. Per evitarlo vengono istituiti posti di
blocco, inseguimenti e pestaggi dissuasivi.
L’illegalità a due ruote dilaga. A nulla valgono le statistiche che pongono
il mancato utilizzo del casco al primo posto fra le cause di morte dei giovani
fra i 14 e i 24 anni. All’ospedale Loreto Mare, il più vicino al centro della
città, i dati dei primi sei mesi di quest’anno sono agghiaccianti: 135
traumatizzati cranici per mancato utilizzo del casco.
Si chiamava Valentino, aveva 16 anni ed è morto all’ospedale Cardarelli. E’
finito sotto il tir che stava cercando di sorpassare. Decine di ragazzini, i
suoi amici, davanti alla camera dove Valentino è spirato dopo tre ore di
agonia. «Perché lui che era il migliore di tutti?». «Perché uno deve morire
a 16 anni?». Nessuno, però, che si chiedesse perché Valentino, come tutti
loro, non avesse il casco.