Domenica 13 Ottobre 2002

Il divieto di superarlo vale per auto private, moto, taxi e bus: già installati i cartelli. Ma i tassisti criticano il provvedimento
Centro, scatta l’operazione “lumaca”
Da domani il limite di velocità a 30 all’ora: controlli a campione con gli autovelox

di SALVATORE SPOTO

A passo di lumaca sulle strade del centro storico. Da domani, bus urbani, auto, taxi e moto non potranno superare la velocità di trenta chilometri orari. Presto lo stesso limite potrà essere imposto su altre arterie, anche lontane dal centro storico.
Squadre di operai hanno già iniziato a sistemare i cartelli, bene in vista, nelle zone di maggior traffico, con il divieto di percorrere ad una velocità superiore a quella consentita, vale a dire trenta chilometri all’ora. E chi viola questo limite? Se "pizzicato" da uno dei tanti autovelox che saranno sistemati nella zona, si incorre nella sanzione prevista dall’articolo 142 del nuovo codice della strada. La multa è di 32 euro per chi supera il limite per non più di dieci chilometri. Sale a 131 euro se la velocità è compresa tra i dieci ed i quaranta chilometri orari superiori al limite e scatta a 328 euro se è ancora superiore. In questo caso c’è anche il ritiro della patente.
Occhio al contachilometri, dunque, quando si percorrono strade comprese nella cosiddetta "fascia blu", la zona a traffico limitato. Quest’ultima diventa anche "isola ambientale", luogo tutto da vivere grazie all’aria più pulita. «E’ la prima volta che un provvedimento di questo tipo viene applicato in ottemperanza al Piano generale per il traffico urbano - spiega l’assessore Mario Di Carlo - questo prevede l’impegno a rendere vivibili anche altre zone della città, lontane dal centro storico e dalla fascia a traffico limitato». Che vuol dire? «E’ presto detto - prosegue Di Carlo - possono nascere "isole ambientali", con il limite di velocità rigidamente fissato a trenta chilometri orari, anche in altre zone particolarmente caotiche». Non è una pura enunciazione. E’ già allo studio l’attuazione del nuovo sistema viario per zone ad alto traffico ma anche intensamente abitate come viale Libia, viale Marconi e piazza Bologna.
«Questo provvedimento risponde ad una politica di rispetto ambientale» conclude l’assessore al Traffico. Non è il solo a sostenere la necessità di ridurre i limiti di velocità in città. L’assessore all’Ambiente, Dario Esposito, da tempo insiste perchè alle auto sia vietato superare la velocità di trenta chilometri orari sulle strade che transitano nelle vicinanze degli ospedali oppure su quelle pavimentate con i "sampietrini", il cui potere di provocare ed ampliare il rumore è ben noto ai romani.
Se nella "zona a traffico limitato" il limite di trenta chilometri orari è tassativo, in tutti gli altri casi, la decisione capitolina è subordinata agli accertamenti effettuati dall’Arpa, l’agenzia regionale che si occupa della protezione dell’ambiente. Quando i parametri di inquinamento acustico ed atmosferico superano i limiti di tolleranza, come può essere accaduto in viale Libia o in viale Marconi, la zona è subito dichiarata "isola ambientale".
Tutti contenti? Proprio no, anche se l’assessore Di Carlo è certo che il limite di velocità non provocherà problemi ai cittadini che usano i bus pubblici. Questi, infatti, viaggiano ad una velocità mediamente inferiore a trenta chilometri orari. Ma il malcontento ha iniziato a serpeggiare tra i tassisti. «E’ un danno grave - protesta Loreno Bittarelli, presidente della cooperativa taxi "3570", la più grande della città - la velocità media commerciale, infatti, è già di trenta chilometri. Se abbassiamo il limite è chiaro che la media scenderà a dieci chilometri orari». E spiega: «Il provvedimento è sbagliato perchè inciderà sull’efficienza e l’economicità del servizio di trasporto pubblico».
C’è preoccupazione tra gli operatori delle vetture pubbliche. Non solo per il limite di velocità troppo basso ma anche per i controlli già annunciati: «I tassisti debbono lavorare con il terrore dell’autovelox dietro l’angolo - conclude Bittarelli - ma anche con il timore del ritiro della patente. Così viene a mancare la tutela al diritto costituzionale al lavoro».