Rebibbia, ergastolano evade e scompare
Aveva un permesso di 4 giorni, non è rientrato. Quattordici anni fa uccise un tassista
di ANTONELLA STOCCO e MARCO DE RISI
Un’evasione vera perfettamente riuscita e un’evasione involontaria duramente punita: in una sola settimana Rebibbia ha registrato due episodi paralleli e opposti dentro lo stesso sistema penitenziario a dir poco diseguale. Giovedì 20 settembre l’intero carcere si rende conto che non c’è nessuna traccia di Nicola Bruzzone, 50 anni, una condanna all’ergastolo per omicidio e un permesso premio di quattro giorni che scadeva proprio il 20, a mezzogiorno. Bruzzone non rientra. Così come un detenuto originario della Thailandia, il giovedì seguente, non avrebbe assolutamente voluto andarsene: scambiato per un visitatore e incapace di parlare italiano, è stato accompagnato
fuori e subito dopo "riarrestato" e condannato per evasione. In questo corto circuito, la sola cosa chiara è che Nicola Bruzzone è scomparso: nel maggio dell’87, appena evaso dal carcere di Massa, aveva assassinato un tassista di Novi Ligure, Romano Grosso. Un poveraccio colpevole di avere un bel taxi nuovo nuovo, che Bruzzone insieme a un complice aveva deciso di rapinare. Una corsa da Novi a Genova, poi Bruzzone punta la pistola alla testa di Grosso che, in ginocchio, lo supplica di risparmiarlo. E spara. Accidentalmente, dice durante la confessione.
Nicola Bruzzone arriva a Rebibbia con la dicitura "fine pena mai" sul fascicolo; fine di una vita che prima dell’omicidio era stata costellata da una sfilza di rapine ed estorsioni. Inizio del lungo processo di reinserimento sociale. Due mesi fa, a 14 anni dalla condanna, Bruzzone ottiene il suo primo permesso premio. «Doveva restare fuori dal carcere per tre giorni ma è tornato con 24 ore di anticipo dicendo che non sapeva dove andare, a Roma non conosceva nessuno - racconta don Sandro Spriano, capo dei cappellani delle carceri di Rebibbia -. Lo ricordo come un uomo solitario, si occupava di computer. Questa seconda volta era stato autorizzato a trascorrere le notti
durante il permesso nella nostra casa della Caritas a via dei Giubbonari. Ma non si è mai presentato».
Bruzzone, domenica 16 settembre, è semplicemente uscito dal carcere per scomparire. Non si sarebbe presentato nemmeno una volta al primo commissariato per l’obbligo della firma giornaliera; non sembra che avesse denaro e nemmeno, dopo tanti anni di carcere, amici o complici in grado di sostenerlo in una latitanza. Tutte le sue cose sono rimaste in cella, tutte le ricerche sono rimaste infruttuose. Al punto di suggerire qualche apprensione. «Non vorrei che gli fosse accaduto qualcosa - prosegue don Spriano -. Il mio stupore è stato grande quando entrando in carcere venerdì 21 mi sono sentito chiedere se avessi notizie di Bruzzone. Non sapevo nemmeno che sarebbe uscito in quei
giorni visto che, se non ci conferma il detenuto le date dell’ospitalità esterna nelle nostre case-famiglia, non ce le comunica nessuno». Nelle more di date, carte, fax, domandine, permessi e distrazioni, la sorte di Nicola Bruzzone, senza famiglia e senza nessuno che lo andasse a trovare in carcere, è diventata un mistero.