Mercoledi 17 Ottobre 2001

L’intervista/Il sindaco: «Il referendum a Roma è stato un successo, subito una nuova legge per assegnare risorse e poteri straordinari alla Capitale»
«Trasporti, meno scioperi più responsabilità»
Veltroni : «Mi appello ai lavoratori, in questo momento particolare meglio altre forme di lotta»

di CLAUDIO MARINCOLA

Martedì 2 ottobre 2001: scioperano i macchinisti del metrò. Roma si blocca, Walter Veltroni commenta: «Mai più un giorno così, quello che è accaduto oggi non dovrà più ripetersi». E venerdì prossimo si replica, i macchinisti sono di nuovo sul piede di guerra. Se non ci sarà un accordo in extremis sarà caos. Sindaco, come la mettiamo?
«Quel giorno - inizia Veltroni - ci fu uno sciopero di 4 ore, furono assaltati gli autobus e ci fu persino un dirottamento. E a pagare il prezzo più alto in questi casi sono i lavoratori o gli studenti che usano il metrò. Un sindaco che dicesse che tutto questo è normale sarebbe un irresponsabile. Specie in un momento particolare come quello attuale. Per questo io rivolgo un appello sia ai lavoratori, perché scelgano forme di lotta che non li isolino dal resto della città, che alla controparte, perché si trovi un’intesa con le proposte più ragionevoli delle organizzazioni sindacali».
E se l’appello non dovesse bastare? Lei crede sia giustificata un’eventuale precettazione?
«Non rientra nelle mie prerogative. Il mio messaggio tiene conto del clima di questi giorni, di uno che mentre parla continua, come lei vede, a seguire le agenzie di stampa con una certa preoccupazione».
Non ci sono soltanto i macchinisti. Anche i tassisti vogliono lasciare le auto in garage
«Durante la campagna elettorale i tassisti sono stati tra le categorie, per così dire, più ostili: ricordo ancora sulle fiancate delle loro auto quelle “simpatiche" scritte, secondo me non proprio confacenti alla natura di servizio pubblico (poster pro Tajani, ndr.). Ma di questo, a me, sia chiaro, francamente non importa nulla. È una categoria importante per la città con la quale la mia amministrazione intende collaborare. Da un lato mi sembra giusto e ragionevole l’adeguamento delle loro tariffe, così come altre richieste che riguardano corsie preferenziali e parcheggi, dall’altro mi sembra altrettanto ragionevole che vi sia da parte loro un segno visibile di novità. L’altro giorno è venuto a trovarmi qui in Campidoglio il papà di Nicolò, il bimbo malato per il quale si fece anche una partita di beneficenza al Flaminio. Ha aspettato 50 minuti per trovare un taxi. La categoria non può non tenere conto di questa situazione. Il mio messaggio ai tassisti è: apriamo insieme una pagina nuova».
Sindaco, torniamo agli autobus. Si parla di aumentare il prezzo del biglietto, lei è favorevole?
«Ho visto che c’è già un’iniziativa in tal senso della Regione. L’ipotesi allo studio non è un aumento tout court, bensì una nuova parametrazione del biglietto equiparato all’Euro. Verrebbe a costare 400 lire in più ma con una durata di 15 minuti superiore all’attuale».
Lei sa bene, però, che un biglietto a 90 minuti servirebbe una fascia molto limitata di utenti
«All’Atac risultano dati diversi. Ma attenzione: noi non abbiamo preso ancora nessuna decisione, il costo del biglietto è un tema sul quale rifletteremo insieme».
Accorperete le aziende municipalizzate?
«Stiamo studiando varie soluzioni, tra queste anche razionalizzazioni e accorpamenti. Lunedì abbiamo tenuto la prima convenzione e riunito il gruppo delle nostre aziende per definire una strategia di gruppo, economizzazioni e risparmi. Bisogna rendersi conto che Roma amministra un territorio grande come 9 grandi città messe insieme. Come Bologna, Palermo, Napoli Roma, Firenze, Bari, Torino, Catania e Genova. Eppure, Roma riceve pro-capite dallo Stato meno trasferimenti della maggior parte delle città italiane. Ho letto che è stata annunciata da parte dello Stato una pioggia di miliardi per le infrastrutture. Eccoci qua: siamo pronti, abbiamo l’ombrello aperto».
Intanto, avete tagliato gli stipendi ai manager
«Abbiamo rivisto i parametri di attribuzione a tutti i nostri consigli d’amministrazione. In certi casi si dimezzano gli stipendi. Era un messaggio giusto da dare. Se c’è da stringere, cominciamo a dare l’esempio».
Roma dopo l’11 settembre: che città sarà?
«Fino all’11 settembre la città stava andando molto bene, in forte crescita, clamorosa quella del turismo. Ora c’è bisogno di un sostegno allo sviluppo della città: io vedo diversi assi. Uno è quello degli art. 11, 3500 miliardi, e sono convinto che la Regione accompagnerà lo sforzo del Comune per mettere in moto qualcosa che potrà portare anche 50 mila posti di lavoro nei prossimi anni. L’altro riguarda i 10 grandi progetti che si sono tutti sbloccati. E poi si possono fare altre cose, anche molto radicali: io sono convinto che sia una follia ad esempio che il Campidoglio sia sparso in decine di uffici, con un costo di affitti per 20 miliardi l’anno e un carico di traffico che si moltiplica. Io ho un’idea su cui insisto da settimane».
Quale?
«La mia idea è dar vita ad una città amministrativa dove un romano possa sbrigare tutte le pratiche burocratiche. Nell’area della vecchia Fiera e in un nuovo palazzo vicino alla Stazione Ostiense potrebbero trovare sede uffici regionali e comunali: è la proposta e la disponibilità che avanzo alla Regione. Così noi lasceremo molti palazzi che occupiamo in tutta Roma e potremo fare emergere il valore immenso di un Campidoglio liberato di funzioni improprie. Più coordinamento tra città e Regione, più rispetto per il cittadino-utente».
Ultimo capitolo: decentramento. Il referendum vinto dal sì cambierà qualcosa o lascerà tutto come prima?
«Hanno votato a Roma più di 800 mila persone. Un fatto gigantesco per un referendum che si è svolto nel contesto della più grave crisi internazionale degli ultimi 50 anni. E’ un forte dato politico: quel referendum ha avvalorato un’ipotesi di riforma istituzionale che comprende l’idea di Roma capitale. Ricordo ancora la battaglia che si fece alla Camera e gli emendamenti provocatori che la Lega presentò per non farlo passare. Ora è norma costituzionale e rinvia ad una legge ordinaria la fissazione degli atti. Sono aperto a discutere di tutto: distretti federali, aree metropolitane, Roma Regione e altro. Ma non vorrei che ci mettessimo su un binario morto. Da domani, da subito, si può lavorare per fare una nuova legge per Roma: una legge nella quale, a Costituzione vigente, Roma acquisisca maggiore capacità di decisione in materia rilevanti, come urbanistica, trasporti e rapporti con l’Ue. Dall’altra parte, Roma deve attribuire ai Municipi una funzione rilevante soprattutto nelle competenze più dirette, più vicine ai cittadini: penso, ad esempio, a un progressivo trasferimento della manutenzione perché, non dimentichiamocelo mai, al centro della nostra attenzione devono esserci i cittadini».