Il pannello divisorio su “Latina 31”, guidato da una giovane tassista. Due fessure, per parlare col cliente e pagare la corsa
Dopo le rapine, i taxi “blindati”
Da ieri in servizio la prima macchina con un vetro di sicurezza
di BEATRICE PICCHI
La mamma e il fidanzato sono stati i primi a metterla in guardia: fare la tassista, ma che ti è saltato in testa? si è sentita ripetere per anni. Lei ascoltava: esagerano, pensava... Invece, sei mesi dopo aver preso la macchina e la licenza da tassista, Francesca, 25 anni, sigla "Latina 31", ha conosciuto la paura, il terrore di trovarsi sola, in mezzo alla strada con un uomo che le continuava a dare calci alla macchina e la minacciava, o di quella volta in cui un iomo le staccò le chiavi dal quadro e scappò. Da ieri, invece, la mamma e il fidanzato - ma anche il papà e il nonno tassisti che fino ad oggi non avevano mai confessato i loro timori - sono un po’ più
tranquilli: merito di un pannello in plexiglass, cinque metri per due, che protegge la tassista dai clienti seduti dietro. Francesca Mozzetti, in strada già da tre anni con la cooperativa 3570, si convinse che doveva fare qualcosa quando, qualche settimana fa, una collega le raccontò che il rapinatore, dopo averle portato via l’incasso della giornata, l’aveva punta con una siringa. Un fatto accaduto in pieno centro, alle due del pomeriggio, «la dimostrazione che in questo lavoro i rischi ci sono a qualsiasi ora del giorno: anche in pieno giorno puoi essere aggredita, picchiata, minacciata. E’ inutile, insomma, che io scelga, quando possibile, i turni della mattina». «Mi
ricordavo che all’estero - aggiunge Francesca - gran parte delle macchine pubbliche hanno un vetro di sicurezza, più o meno lo stesso adottato dalle volanti. Ho fatto un po’ di telefonate, mi sono consultata con il sindacato, l’Unica taxi, e insieme abbiamo trovato una ditta di Firenze che costruisce e installa in auto vetri divisori».
E venerdì scorso sulla macchina di Francesca è stato montato il pannello in policarbonato antiurto, («Per proteggere i passeggeri alle mie spalle», spiega). Costo dell’intervento: dal milione al milione e mezzo, (dipende dai modelli che possono essere muniti, in alcuni casi, anche di interfono). Il conducente parla con il cliente attraverso una fessura tonda (come quella usata negli sportelli degli uffici pubblici), lo stesso vale per i soldi: lo spazio attraverso il quale far passare banconote, monete e ricevuta, è sottile e stretto, «per impedire di introdurre una siringa», spiega la coraggiosa taxi driver che ha sperimentato solo ieri il pannello protettivo. «Gli
stranieri non se ne sono nemmeno accorti: a Londra, Parigi, Germania è prassi. Gli italiani all’inizio lo hanno guardato con diffidenza, poi hanno capito le difficoltà e i rischi che incontra chi, come me, lavora per la strada, senza poter contare su alcuna protezione».
E questa mattina le sigle sindacali in cui sono frammentati i tassisti romani si incontreranno negli uffici del Dipartimento alla Moblità, per discutere di tariffe, «perché in attesa della nuova giunta il commissario Mosino potrebbe garantirci un supplemento di 1.500 lire a corsa». Due gli incontri previsti con il sub-commissario Stefano landi: la mattina con Cisl, Uil, Ata-Casa, Ugl-taxi, Assoartigiani
e coordinamento delle centrali radio taxi tranne il 6645 e il pomeriggio con Ait, Cigl Unica taxi, Cna, Uti, Claai taxi, Upla
Confartigianato.