ROMA - Città in tilt in tutta Italia. Metropolitane ferme, autobus introvabili, treni ridotti di un terzo e inevitabili ingorghi. Insomma, un inferno per chi è costretto ogni mattina a muoversi con i mezzi pubblici. Lo sciopero di 4 ore, che si è concluso ieri alle 13, ha paralizzato tutti i grandi centri. La protesta dei lavoratori del settore dei trasporti (in sciopero contro le modifiche alle norme dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti) ha bloccato le metropolitane e rallentato le corse degli autobus, mentre nelle ferrovie i disagi - secondo quanto ha fatto sapere Trenitalia - sono stati minori con la partenza del 70% dei treni previsti. I disagi maggiori sono
stati registrati a Roma, Milano e Napoli con lo stop delle metropolitane e della Circumvesuviana. A Roma il fermo dei mezzi pubblici ha costretto i cittadini a prendere la macchina con conseguenti rallentamenti e ingorghi in molti punti della città.
A Milano (dove secondo la Fit-Cisl ha scioperato l’88% dei lavoratori Atm) la chiusura della metropolitana e la presenza di pochi autobus ha scatenato la caccia al taxi, con code che hanno raggiunto anche i tre quarti d'ora di attesa. A Napoli il traffico ferroviario è stato quasi paralizzato, metropolitane comprese, mentre erano in strada pochi bus delle aziende di trasporto urbano ed extraurbano. Secondo la Filt-Cgil l'adesione qui ha raggiunto addirittura il 90%. E avrebbe addirittura sfiorato il 100% nelle Marche.
Lo sciopero proclamato dai tre sindacati confederali ha comunque portato con sé la solita guerra di cifre sulle adesioni. Secondo i sindacati in media ha aderito l'85% dei lavoratori (in tutti i settori), mentre le Ferrovie sostengono che ad incrociare le braccia sia stato solo il 27% del personale. Secondo l'azienda è rimasto in stazione solo il 30% dei 214 treni previsti mentre il 70% è partito regolarmente. Immediata è arrivata la risposta dei sindacati: «I dati delle Fs sono truccati» è stato il giudizio del segretario generale della Filt-Cgil Guido Abbadessa. «Le Fs non dicono che dei 214 treni previsti ben 123 erano garantiti e che quindi il personale era esente dallo
sciopero. Evidentemente vogliono fare un favore al governo». Alla fine delle 4 ore di sciopero i leader di Cgil, Cisl e Uil erano soddisfatti. «Sono andati benissimo», hanno detto Cofferati, Pezzotta e Angeletti, che sono tornati ieri a ribadire il loro no alle modifiche proposte dal governo sull'articolo 18 (oggi il Senato comincerà l'esame del provvedimento approvato dal governo). «Chiediamo al governo - hanno detto i sindacati dopo un incontro con il gruppo Ds della Camera - di stralciare l'articolo 18 dal testo della delega». E su questo - ha detto Cofferati - sono state registrate «importanti convergenze» con i Ds. «C'è stata una grande risposta dei lavoratori dei
trasporti - ha affermato da parte sua il segretario generale della Fit-Cisl Claudio Claudiani - il governo rifletta su questo risultato. Chiediamo anche di aprire un tavolo sulla crisi dei trasporti». «Finché il governo non decide di fare marcia indietro - ha detto il segretario generale della Uiltrasporti Sandro Degni - la lotta proseguirà». E già per i prossimi giorni sono previste altre proteste. Venerdì prossimo a scioperare, per otto ore, saranno i dipendenti degli uffici pubblici. In concomitanza si svolgeranno tre manifestazioni a Roma, Napoli e Milano. Sempre venerdì si fermeranno per quattro ore i lavoratori del settore gas-acqua e i lavoratori delle banche che si
asterranno dal lavoro due ore a fine turno. Di nuovo caos nei trasporti lunedì prossimo quando la protesta si sposterà negli aeroporti: per 24 si fermeranno tutti gli addetti del settore: piloti, hostess, steward, e il personale di terra. Poi, finalmente, scatterà la tregua natalizia.
L. Mat.