Sindacati, ristoratori, operatori turistici, tassisti e Comune contestano il nuovo orario estivo della compagnia di bandiera
A rischio quasi 400 posti di lavoro
Fiumicino: tutti contro il “taglio” dei voli intercontinentali deciso dall’Alitalia
di GIULIO MANCINI
Sono quasi 400 i posti di lavoro messi a rischio nell’area di Fiumicino dalla decisione dell’Alitalia di chiudere alcune rotte e di trasferirne altre a Malpensa. Un effetto a cascata che mette in agitazione operatori economici e amministratori del litorale, già provato da uno degli indici più alti di disoccupazione.
E’ uno studio dell’ACI (Airport Council International), organismo internazionale di gestione degli scali, a indicare le conseguenze occupazionali delle strategie Alitalia su Fiumicino. L’ACI, infatti, in un suo studio determina che il transito di un milione di passeggeri l’anno per un aeroporto produce 1.500 occupati, tra diretto e indotto, nell’area che ne è direttamente influenzata. E considerando che secondo una stima AdR trasferimento e tagli di rotte della compagnia di bandierà costeranno al "Leonardo da Vinci" circa 250 mila viaggiatori l’anno, sono a rischio non meno di 375 posti di lavoro. Un duro colpo per la disoccupazione, che viaggia sul 20 per
cento della popolazione attiva.
«E’ una situazione allarmante — osserva Stefano D’Alterio, segretario Roma Ovest della Cgil — che peggiora di giorno in giorno. Non intendiamo mettere in discussione le strategie dell’Alitalia ma che almeno ci si mobiliti per l’attrazione di altre compagnie verso Roma. C’è bisogno di una mobilitazione generale perchè Fiumicino diventi polo per i collegamenti verso il sud». «Il danno occupazionale — concorda Walter Mancini del Sulta, sindacato autonomo — è notevole. Il calo di lavoro è già ingente, per esempio nei bar del molo Shengen, da dove partivano i voli intercontinentali della compagnia di bandiera. E attenzione, non siamo che all’inizio: è
infatti forte il rischio che Alitalia sia seguita a Malpensa anche da altre compagnie che non vogliono cedere spazio alla sua concorrenza».
«Per noi ristoratori — sottolinea Augusto Bastianelli, alta cucina a Fiumicino dal 1929 — è una sciagura. Si cancellano proprio quelle rotte che, decollando la mattina molto presto, portavano turisti di livello che cenavano e pernottavano in zona». «E’ l’ennesima dimostrazione — aggiunge Giorgio Bertusi, presidente Asshotel di Ostia — che qualcosa nel turismo non funziona. Se si agisse in un clima di concertazione tra operatori turistici, compagnie aeree e enti pubblici, certe scelte non verrebbero assunte e crescerebbe, al contrario, la domanda di collegamenti con Roma. Alitalia, alberghi, campeggi, ristoratori, arte, cultura e archeologia, invece, qui viaggiano
ognuno per conto suo».
«Questa decisione è una disgrazia» si mette le mani nei capelli Davide Bologna, vicepresidente dell’AIT (Associazione Italiana Tassisti). «Almeno il 95 per cento di quel traffico di passeggeri — spiega — utilizza il taxi per spostarsi verso o Roma o nella città. Perciò la perdta per noi è pesantissima. L’unica sarebbe consorziare tutte le categorie penalizzate dalla decisione dell’Alitalia e promuovere verso il governo e verso l’amministrazione provvedimenti drastici di riequilibrio. La gente si chiede che senso abbia per raggiungere il Sudafrica partire da Fiumicino a Malpensa per poi riscendere verso sud».
E mentre i tecnici si interrogano sull’intenzione o meno dell’Alitalia di cedere ad altre compagnie le slot (spazio orario per atterraggio e decollo) delle rotte che abbandonate a Roma, c’è chi vede nello svuotamento graduale del "Leonardo da Vinci" una battuta d’arresto per lo sviluppo del litorale. «E’ l’ulteriore spallata — denuncia Carlo Gargano, assessore al Lavoro di Fiumicino — alla difficoltà di programmare un rapporto stabile con l’aeroporto per la crescita dell’occupazione e dei servizi alle imprese locali. Insomma, continuamo a subire da questo scalo solo gli effetti negativi».