di ELISABETTA CANTONE
Per organizzare questo evento l’Unitalsi ha impiegato mesi. Predisponendo ogni cosa nei dettagli, come avviene per i pellegrinaggi a Lourdes. Racconta Maurizio Scelli, responsabile dell’evento, che «per i malati più gravi è stato persino studiato un termosifone di 3mila metri quadri da installare in piazza San Pietro». Ma ecco che a sette giorni dall’attesissimo Giubileo degli ammalati (arrivi previsti, circa 15mila) si apre la falla: le 2000 persone costrette alla carrozzella non potranno utilizzare i bus pubblici, neppure quelli appositamente attrezzati.
Il motivo? Scelli allarga sconsolato le braccia e spiega che «i pullman speciali, quelli con la pedana e tre larghe porte, hanno scritto sul libretto che sono abilitati al trasporto di una sola carrozzella. Eppure, con quegli stessi bus, nel febbraio dell’anno scorso hanno portato 400 ammalati in carrozzella al Quirinale, dal presidente della Repubblica. In quell’occasione nessuno si sognò di fare obiezioni, adesso invece per la Motorizzazione civile non c’è soluzione».
Chiamato in causa, il responsabile della direzione generale presso il ministero dei Trasporti, Carlo Giannuzzi, liquida la faccenda in quattro e quattr’otto: «Il problema riguarda esclusivamente l’Atac, il Comune e gli organizzatori dell’evento. Se si fosse trattato di allestire in via permanente un mezzo per il trasporto di handicappati allora certo avremmo dovuto esprimere il nostro parere, in questo caso no. La questione per noi si chiude qui».
Ma se il responsabile del Ministero si tira fuori, An coglie al volo l’occasione per rinfocolare la polemica con la Giunta Rutelli: «Già il primo raduno dell’anno, quello dedicato ai bambini - sottolineano i consiglieri capitolini Tony Augello e Vincenzo Piso - è stato per l’amministrazione un incredibile flop. Visto le premesse, non osiamo immaginare che cosa accadrà con i 15mila ammalati che l’Atac ha deciso di appiedare». Gli fa eco il responsabile dei senatori di An per i problemi degli handicappati, Michele Bonatesta, che propone di usare taxi senza barriere per le persone disabili con problemi di mobilità.
Immediata la replica dei vertici dell’Azienda di trasporto pubblico: «L’Atac non ha deciso di appiedare nessuno, tantomeno i malati, come sono tutti quelli che hanno partecipato a questa kafkiana vicenda», tuona Mario Di Carlo. Ma poi precisa che «avevamo presentato un progetto per adibire i bus speciali al trasporto di 12, 13 persone in carrozzella, ognuna con accompagnatore e con tutte le attrezzature e le garanzie necessarie. Ma il responsabile del Ministero non l’ha autorizzato, mettendoci in difficoltà. Perché in base alle regole del demenziale mondo dei trasporti la responsabilità, in caso di problemi, sarebbe del direttore d’esercizio dell’Azienda. Ma sa che
le dico? Al punto in cui siamo la responsabilità me la assumo io, in barba a quella pletora di funzionaretti e burocrati che non si rendono conto che certe norme vanno bene per la routine ma non funzionano per i casi eccezionali».
Ufficialmente alla soluzione ci si dovrebbe arrivare questa mattina nel corso della Conferenza di servizi convocata in Campidoglio. Già ieri il Comune aveva gettato acqua sul fuoco: «Sbagliato fare polemiche, stiamo lavorando e faremo di tutto per garantire una serena accoglienza». E pare che un escamotage sia già stato trovato: un accordo di natura privatistica tra Unitalsi e Azienda di trasporto pubblico. Per dirla facile: l’Atac potrebbe affittare i bus speciali all’organizzazione, come avviene per esempio per le scuole. Una via d’uscita che però non piace a Di Carlo: «Un sotterfugio all’italiana con il quale mi metto nelle mani di altri 150 burocrati che
dopodomani, a riflettori spenti, mi chiedono di pagare il conto».