O uno scalo locale (pista di 1.600 metri, 15.000 passeggeri l’anno, un
investimento di circa 14 miliardi di lire) o uno scalo per il traffico di
aerotaxi e trasporto merci, di supporto a Ciampino (pista di 2.000 metri, 73.000
passeggeri, costi di realizzazione pari a 23 miliardi). Due ipotesi - la prima
definita "bassa", la seconda "alta" - e un’unica
conclusione: l’aeroporto civile del capoluogo si può fare.
Le maggiori istituzioni della Tuscia cominciano a sognare, complice lo studio di
fattibilità sull’aeroporto commissionato dalla Camera di commercio allo
studio Damiani-Ecoter di Roma e presentato ieri mattina in pompa magna con un
incontro, coordinato dal presidente dell’ente camerale Ferindo Palombella, al
quale hanno partecipato il sindaco Giancarlo Gabbianelli, il capo di Palazzo
Gentili Giulio Marini, consiglieri comunali, rappresentanti dello Stato maggiore
dell’Aeronautica, dell’ente nazionale aviazione civile, esperti.
L’affollato summit ha consentito di squadernare tutti gli aspetti tecnici e
finanziari di una intrapresa che potrebbe consentire «un’azione forte di
rilancio - ha sottolineato Polombella - dell’economia locale. Ora lo studio è
a disposizione degli enti locali, degli imprenditori, dei sindacati, degli
istituti bancari». Palombella auspica «l’impegno di tutti i soggetti
coinvolti a lavorare per dare concretezza al progetto, sapendo che per questa
opera potremo contare anche sugli interventi dell’agenda 2000». «Dobbiamo
leggere i dati dello studio - gli ha fatto eco Marini - con ottimismo e
cooperare affinché il progetto diventi presto realtà». Tutti d’accordo
anche sulla necessità di costituire a breve una società di gestione.
Il potenziale bacino della struttura dovrebbe includere, oltre l’intera
provincia, anche Grosseto, Siena, Terni e Perugia, con eccellenti potenzialità
per lo sviluppo dei servizi interregionali, senza escludere una funzione di
supporto all’area romana. «Lo scalo viterbese - è stato rilevato - potrebbe
assumere un profilo operativo riscontrabile in altre realtà europee, come
Londra, dove i grandi scali metropolitani sono affiancati da impianti di livello
regionale».
C.M.P.