di RACHELE GONNELLI
ROMA — Agricoltori, tassisti, camionisti, la protesta contro il caro benzina dilaga in Europa a macchia d’olio, oltre l’oceano arriva a mettere in allarme l’amministrazione Clinton e scivola persino oltre il confine dell’Europa dell’Est: in Polonia i camionisti sono in allarme e minacciano anche loro di presideiare le raffinerie del paese.
Città-simbolo come Bruxelles, L’Aja, Norimberga, sono sotto assedio, e proprio nelle aree centrali, quelle delle istituzioni europee. E le richieste sono tutte molto simili: prezzi politici del gasolio e della benzina finchè la crisi petrolifera non si sarà risolta. In Italia il governo è impegnato nelle prossime ore ad evitare i blocchi stradali e delle raffinerie con incontri a raffica delle categorie interessate. Oggi il ministro dei Trasporti Pierluigi Bersani incontrerà dapprima i rappresentanti dei 200 mila tassisti italiani e poi gli autotrasportatori della Cuna che hanno minacciato di seguire l’esempio francese. Mentre il sottosegretario De Piccoli in contemporanea
incontrerà in sequenza le organizzazioni dei gestori delle pompe e nel pomeriggio i petrolieri per iniziare a definire il piano di ristrutturazione e liberalizzazione del settore.
Nel frattempo la situazione più grave, dopo l’accordo e la fine dell’emergenza in Francia, tocca all’Inghilterra, dove la maggioranza dei distributori- circa il 40% - è a secco e in molti ospedali per la penuria di carburanti si opera solo per le emergenze.
I governi europei hanno linee diverse su come affrontare la crisi. E mentre l’Italia sposa la linea morbida francese, Tony Blair non intende cedere alle pressioni degli agricoltori e degli autotrasportatori e conferma la linea dura. Downing Street, ha detto ieri il premier britannico, «non intende modificare in alcun modo la sua politica sul petrolio». Forte anche dell’appoggio della Regina che ha concesso a Blair poteri eccezionali, incluso l’uso dell’esercito per scortare i camion-cisterna forzanodo i blocchi dei dimostranti. «Condividiamo le preoccupazioni delle aziende e degli automobilisti - ha detto ancora Blair - ma è importante rendersi conto che i recenti
incrementi dei prezzi della benzina sono legati all'andamento mondiale dei prezzi del petrolio». Sotto accusa, a ben vedere c'è anche l'enorme carico fiscale. Per ogni 100 lire di verde infatti gli automobilisti britannici ne pagano ben 75 allo Stato. Blair, però, non vuole sentire ragioni: «È assolutamente vero, nei primi due anni del Governo abbiamo aumentato le imposte sulla benzina ma era necessario per mettere a posto l'economia».
L’allarme è forte in Germania, dove la rivolta contro il caro-petrolio inizia a prendere piede. Ieri i contadini hanno annunciato che si uniranno allo sciopero dei trasportatori e dei tassisti e la polizia ha reso noto che ai quasi 100 autotreni confluiti vicino alla periferia est di Saarbrueken, vicino il confine con la Francia si sono già uniti taxi e autobus per un corteo di protesta che dovrebbe partire stamattina. Ma secondo indiscrezioni una colonna di 3000 veicoli sarebbe già in marcia verso Berlino.
In Belgio da domenica i camionisti paralizzano il centro della capitale. Copertoni in fiamme anche intorno a Liegi, sull'autostrada che porta in Lussemburgo e su quella che viene da Lille e dal confine con la Francia.
In Olanda i trasportatori a sorpresa hanno fermato il traffico sulle principali arterie intorno ad Amsterdam e Rotterdam. In Spagna sono i coltivatori in prima fila a organizzare la protesta dopo il fallimento dei colloqui con il governo di Madrid. Infine i trasportatori irlandesi entreranno in agitazione da venerdì.