di FABRIZIO VENTURINI
ROMA - Difficile ragionare tra cori assordanti di “Osanna" e di “Crucifige". Qualcuno però ci prova: «E’ stato un errore - afferma Vincenzo Alfonsi - agganciare la giornata del Giubileo dei bambini alla conclusione delle feste di piazza di fine anno. Ma ancora più sbagliato concentrare queste ultime in tre punti della città (Piazza del popolo, San Pietro, Quirinale), troppo vicini e tutti in zone centrali dove ci volevano più servizi e dovevano funzionare meglio quelli attivi. Nel complesso, però, non è obiettivo considerare solo disagi e problemi causati dalla gestione dei grandi flussi umani che si sono concentrati a Roma in questi giorni. Se il Comune saprà
far tesoro degli errori commessi, diventeranno istruttivi». Non come segretario della Confesercenti romana, ma come responsabile “Turismo" della Camera di commercio, come consigliere d’amministrazione dell’Agenzia per il Giubileo, come presidente della Commissione di controllo della qualità dei servizi di accoglienza per il 2000 fondata dall’Ente camerale, Alfonsi contesta i giudizi sommari urlati dai cori contrapposti dei romani ipercritici o entusiasti della caotica tre-giorni di sacro e profano appena conclusa: notte di San Silvestro, primo dell’anno, Giubileo dei bambini.
Sottolinea invece che «va superato subito il deficit dei gabinetti pubblici, in assenza dei quali non si può pretendere che supplìscano i baristi con gli impianti dei loro esercizi, anche perchè insufficienti. Per mandarli fuoriuso basta poco, senza una manutenzione a costi non addebitabili alla categoria. L’impegno annunciato dall’Ama in questo settore non ha ancora risolto il problema. Perciò, prima di chiamare mezzo milione di persone in un solo luogo va deciso dove faranno la pipì. Altrimenti, rivedremo per le strade di Roma le scene indegne viste a Capodanno. Che cosa osta dunque alla riapertura dei bagni a via delle Scuderie alle pendici del Quirinale?».
Ma non sono mancati solo gli orinatoi nella tre-giorni romana di fine e di inizio millennio. «A piazza Barberini - afferma Severino Lepore, presidente dell’Associazione Via Veneto - in attesa di taxi e autobus inesistenti ho visto turiste che piangevano per il freddo. Nel mio ristorante, due camerieri non sono bastati a regolare il caotico viavai ai gabinetti, messi presto fuoriuso dall’afflusso di gente che non sapeva dove andare».
L’errore di fondo, secondo Alfonsi, è stata «l’esclusione delle periferie dalle feste di piazza di Capodanno. Troppa gente si è concentrata negli stessi posti. Con una decina di luoghi dove assistere agli spettacoli, il deficit dei servizi ed i limiti organizzativi non sarebbero emersi. E la struttura monocentrica di Roma, che la Giunta si è impegnata a superare (decentrando manifestazioni ed eventi) non sarebbe stata confermata anche dalla carenza di taxi e di mezzi pubblici».
Per i tassisti, replica Carlo Bologna dell’Ait: «Nel megaingorgo della notte del 31 i nostri tassametri sono arrivati a segnare anche centomila lire dopo percorsi di pochi chilometri. In strada ci saranno state circa 2000 vetture bianche. Ma ferme nel traffico di macchine, di pedoni, di banchi, di bancarelle e di camionbar ambulanti più o meno abusivi. Le corsie protette erano come aghi nel pagliaio: introvabili. E se c’erano i vigili urbani, non li ho visti».
Se sono servizi anche bar e negozi, nella caotica “72 ore" che in città ha chiuso un secolo per aprirne un altro, pure questo tipo di offerta è venuta meno per quantità e qualità. «Le categorie - ammette Alfonsi - non sono state informate, coinvolte e incoraggiate a collaborare in base a previsioni d’afflusso e di domanda. Forse per il Giubileo dei bambini, il 2 gennaio, si è pensato che bastassero i servizi gestiti dalle organizzazioni religiose. Numerosi genitori, però, nel freddo si sono lamentati del contrario. E vedere zingarelli in via Ottaviano vendere a pezzi per la strada il formaggio appena rubato nei pochissimi esercizi aperti è stata la conferma di come
si dovesse programmare meglio anche l’impegno dei commercianti. Quanto a Capodanno - prosegue Alfonsi - tranne i ristoranti impegnati in cenoni, i rarissimi pubblici esercizi aperti in centro non hanno dato servizi adeguati. Presi d’assalto e invasi, hanno presto finito le scorte ed affisso cartelli in vetrina con il “tutto esaurito"». Tre giorni con i servizi per i frequentatori di vie e piazze romane al collasso? «No - dice Alfonsi - non è andata così. Il catastrofismo è esagerato. Ma bisogna prender atto dei tanti problemi emersi e risolverli subito. Se invece diventano cronici, saranno dolori per tutti tutto l’anno...».