di SALVATORE SPOTO
La benzina vola alle stelle ed i tassisti minacciano di scendere sul piede di guerra. L’Ait, associazione italiana tassisti, per bocca del presidente Carlo Bologna, ha proclamato uno sciopero per il prossimo 2 ottobre. Motivo principale della protesta è la mancata estensione, da parte del governo, del credito d’imposta concesso alle auto pubbliche ai taxi alimentati da eco-diesel. Anche la forte rappresentanza dei tassisti che aderiscono alla Confartigianato è impegnata nella lotta. Patrizia Curiale, segretaria nazionale di categoria preferisce evitare i toni bellicosi, ma lascia comprendere che la situazione dei tassisti è ormai prossima al collasso.
Anche i tassisti della Confartigianato sono pronti a scioperare?
Vedo possibile lo sciopero, anche se non auspicabile. La categoria, comunque, è già in stato di agitazione contro il "caro carburante". Tutto dipende dal proseguo delle trattative. La settimana scorsa c’è stato un primo incontro al ministero dei Trasporti e domani( oggi, per chi legge) torneremo ad incontrarci, davanti ad un tavolo tecnico, anche con gli esperti dei Ministeri delle Finanze, del Tesoro e dei Trasporti.
Quali sono i temi più scottanti sul tappeto?
Chiediamo, innanzitutto, di estendere il meccanismo del credito di imposta, pari al 50 per cento dell’accisa, cioè l’imposta di fabbricazione sui carburanti, anche alle vetture taxi funzionanti con carburante diesel. Chiediamo, poi, per tutte le auto-taxi, un consistente aumento del credito d’imposta, per limitare il danno che i tassisti continuano a subire dal costante aumento del prezzo del carburante. Anche perchè la minore imposizione fiscale concessa dal Governo sull’acquisto dei carburanti ai cittadini, si traduce, di fatto, in un minor credito d’imposta del quale usufruiscono i tassisti appunto per il meccanismo dell’accisa. Ma è l’intera situazione della
categoria che va rivista.
Ci sono anche altre rivendicazioni?
Certo, una delle quali particolarmente importante: l’attività del tassista è esente da Iva, nel senso che la corsa non è gravata da imposta. Questo significa che i titolari di auto pubbliche, a differenza di tutti gli altri imprenditori, non hanno la possibilità di scaricare l’Iva, a cominciare da quella pagata per l’acquisto di un nuovo taxi. Chiediamo, dunque, un meccanismo per recuperare l’Iva corrisposta, una sorta di bonus, che vada a recuperare l’importo dell’Iva pagata dal tassista sugli acquista.
Ci sono altri settori penalizzati dal "caro-carburante"?
Le aziende private che operano nel trasporto pubblico locale, per esempio quelle che esercitano servizi di "scuolabus". La loro situazione è ormai drammatica perchè i costi di gestione, previsti sui "contratti di esercizio", stipulati soprattutto con enti pubblici, sono decisamente inferiori a quelli di gestione, aumentati in conseguenza del "caro carburante".