di GIUSEPPE MARTINA
Correva sulla corsia preferenziale, l’auto che alle 11,40 di ieri, sulla Nomentana, ha ucciso una donna di 42 anni e ferito il marito, un avvocato civilista con uno studio a Policoro, in Basilicata, e un altro a Roma, in piazza Acilia. A travolgerli, davanti al civico 427, all’altezza di via della Batteria Nomentana, è stato S.D.L., 35 anni, che è stato poi insultato dalla folla radunatasi sul luogo dell’incidente rischiando quasi un linciaggio.
A quell’ora, Giorgia Vilardi, 23 anni, laureanda in Legge, era affacciata al balcone di casa, attendeva l’arrivo del fidanzato. «Ho visto — dice — una Opel Corsa scura arrivare dal lato di marcia riservato agli autobus. Andava almeno a novanta all’ora, forse più. Una frenata incredibile per evitare quella coppia che stava attraversando la strada: la macchina dapprima ha colpito la signora alla gamba sinistra facendola volare per aria, poi ha scaraventato l’uomo al di là del marciapiede spartitraffico».
Laura Stigliano, la vittima, avrebbe compiuto 42 anni tra quattro giorni: si trovava da lunedì a Roma insieme al marito Francesco Mele, un anno più grande di lei, e a una delle due figlie, Angela di 18 anni, all’ultimo anno di liceo scientifico. Erano arrivati in pullman dalla provincia di Matera e avevano trovato alloggio presso una famiglia di amici a piazza Verdi, ai Parioli: per Francesco Mele era l’occasione per compiere un salto in Cassazione e chiudere alcune pratiche in ufficio. Per la ragazza, invece, la possibilità di prendere i primi contatti in vista dell’iscrizione all’università il prossimo anno. Stamani sarebbero dovuti tornare a Policoro, paese
d’origine.
Intorno alle 9,30 di ieri, marito e moglie si recano in casa di parenti che vivono sulla Batteria Nomentana: qui lasciano la figlia, poi vanno a fare un giro in città. «Per questo viaggio avevamo lasciato la piccola, Antonella, otto anni, dai nonni. Dovevano essere per noi giorni di assoluto relax», riesce a dire dal suo letto in Prima Chirurgia al "Pertini", Francesco Mele, quando ancora non sa del decesso della moglie. «E, invece, basta un attimo a rovinarti la vita — prosegue il giurista — ma ora, ditemi: come sta Laura? E' vero che la stanno operando?».
Laura è morta da pochi minuti in sala operatoria al Policlinico Umberto I dopo aver lottato per quasi tre ore. Francesco Mele, trauma cranico e contusioni in altre parti del corpo, lo saprà soltanto più tardi. «Non ricordo nulla di cosa è successo - ripete adesso lui - so soltanto che stavamo tornando dai parenti a riprendere Angela e che stavamo per attraversare la strada».
Forse è abbagliato dal sole, forse distratto, complice la velocità sostenuta, secondo una prima ricostruzione: fatto sta che il giovane alla guida della Opel, sulla corsia preferenziale, non si accorge della coppia. Sull'asfalto rimangono, oltre alle chiazze di sangue, le tracce di una frenata lunga 25 metri: il conducente, nel tentativo di evitare i due coniugi, si sposta a sinistra, invade il marciapiede opposto facendo esplodere una gomma ma non riuscendo a evitare l'impatto con Francesco Mele e la moglie, colpita in pieno. Giorgia Vilardi, la studentessa universitaria, vede tutto. Corre a chiamare il padre, Vincenzo, docente di Anestesia e rianimazione a "Tor
Vergata". Il professore è intervenuto con l’attrezzatura medica che aveva in casa, purtroppo il suo operato è stato vano.
«Era immobile. Una maschera di sangue. L’ho intubata, in ambulanza le ho praticato una endovena — racconta il medico — solo l’uomo si muoveva ancora, cercava di girarsi su se stesso».
La Opel ferma la sua corsa dieci metri più in là. Il proprietario, in un angolo, fuma nervosamente e ripete: «Non li ho visti, non li ho proprio visti». Passanti e altri automobilisti si fermano in via Nomentana, ci vuol poco a rendersi conto dell’accaduto e, soprattutto, che la macchina, sulla traiettoria dei due coniugi, dove devono passare solo autobus e taxi, non doveva proprio trovarsi. L’automobilista è indagato per omicidio colposo.