Domenica 20 Agosto 2000

Michele Dragone, 51 anni, rischia un anno di prigione. «Li presi a Termini - dice - non sapevo che fossero irregolari»
Roma-Monaco, il taxi si ferma in carcere
Autista da due mesi detenuto in Germania per aver accompagnato otto siriani

di MARIO MENGHETTI

Pensava di aver fatto un affare, di aver avuto quel colpo di fortuna che ogni tanto bussa alla porta di ciascuno. Un milione e mezzo in contanti per trasportare otto siriani da Roma a Monaco di Baviera: quattro adulti e quattro bambini. Un numero un po’ in eccesso rispetto ai 6 posti consentiti per il suo tipo d’auto, un monovolume Fiat Ulysse. Ma tant’è, per una volta valeva la pena chiudere un occhio. Mica arriva tutti i giorni un gruppo di extracomunitari che ti fa proposte del genere. Meglio fare anche poche domande, non si sa mai. In definitiva in Baviera si va e si viene in un giorno solo. Michele Dragone, 51 anni, taxista romano, non aveva fatto però i conti con le rigide leggi della Germania. Ed ora è rinchiuso da circa due mesi nel carcere di Monaco (il fatto risale al 28 giugno scorso), in attesa del processo che si svolgerà a settembre. Imputazione: favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Rischia fino ad un anno di reclusione.
Già, perchè gli extracomunitari, in un improvviso posto di blocco, quando ormai la “comitiva" era a ridosso della cittadina tedesca, ai rituali controlli delle forze dell’ordine sono risultati sprovvisti di qualsiasi documento di riconoscimento e quindi privi di alcun permesso di ingresso. «Poveri loro - deve aver pensato Dragone in quel momento - adesso finiscono tutti dentro». E invece, no. Potenza e durezza della legge tedesca: dietro le sbarre c’è finito lui. Gli otto clandestini, invece, sono stati prima ospitati in un centro di accoglienza e poi rispediti nella loro nazione. Lui, no. Niente dietrofront e arrivederci Germania, ma carcere e procedimento giudiziario. Con l’assistenza, almeno questo, del suo avvocato romano Fabrizio Siggia, in collaborazione con un legale tedesco.
A nulla sono valse le sue spiegazioni, di ingenuo tassinaro romano finito nel trabocchetto dei clandestini, che lo hanno portato per mano diritto alla prigione. «Li ho raccolti alla stazione Termini di Roma - sarebbe stata la sua difesa davanti ai poliziotti tedeschi - Mi hanno detto che volevano andare a Monaco di Baviera. Ci siamo accordati sul prezzo e siamo partiti. Io non sapevo nulla. Sì, erano stranieri, chi poteva però sospettare tutto questo? Ma via, li scarico qui e me ne ritorno a casa...». Come succede spesso in Italia, quando un tassista viene pescato per la prima volta con a bordo degli irregolari. In caso contrario, mezza Puglia rischierebbe di essere ormai senza più taxi. Ma per la legge tedesca questo non è ammissibile. Se un taxista straniero trasporta persone in Germania, deve essere a conoscenza se sono in “regola" o meno. Altrimenti diventa automaticamente loro complice. «Ma come? - si sarà chiesto Dragone - Non siamo nell’Europa della moneta unica, senza più barriere e confini, dove le nostre coste sono la frontiera della nuova Europa unita?». Se lo è chiesto anche l’ambasciata italiana in Germania, sul cui tavolo è finito il caso del tassista romano. E sulla cui opera di mediazione conta la famiglia Dragone, il tassista ha moglie e due figli, per rivedere presto Michele a casa. Magari subito dopo il processo di settembre.