Domenic 17 Settembre 2000

Bus e taxi minacciano il blocco delle città
Chiedono “sconti” sul gasolio. Anche agricoltori e pescatori sul piede di guerra

di LUCIANO COSTANTINI

ROMA — I camionisti italiani sono soddisfatti: hanno spuntato uno "sconto" di 120 lire al litro sul gasolio e c’è da credere che per un po’ di tempo continueranno senza sussulti a salire e scendere per lo stivale a bordo dei loro rombanti Tir o anche dei loro asfittici furgoni. Ma adesso quello "sconto" rischia di innescare un effetto a catena che potrebbe scaricare le sue tensioni sui servizi pubblici fino ad arrivare alle nostre tavole. Nel senso che potrebbero fermarsi bus, tram, metro, taxi (gli scioperi per aerei e treni sono sempre e tradizionalmente in agguato) e potrebbero arrestarsi anche le linee di rifornimento dei prodotti agricoli e ittici, approvvigionate da divisioni motorizzate di trattori e pescherecci.
Insomma, se i camionisti hanno avuto soddisfazione dal governo anche tassisti, autisti, pescatori e coltivatori, più o meno diretti, più o meno motorizzati, chiedono lo stesso trattamento. Dicono: «Il gasolio lo pagono loro, i camionisti, come lo paghiamo noi. Non ci possono essere figli e figliastri». Inutile ricordare che alcune azioni di protesta sono state già ufficializzate e altre sono in allestimento: intanto bus, tram e metropolitane si fermeranno per 4 ore il 29 settembre e concederanno il bis il 5 ottobre. Motivazioni esclusivamente contrattuali, ma è evidente che l’aumento quasi inarrestabile del petrolio rende l’accordo più difficile perchè la Federtrasporti (l’organizzazione del trasporto pubblico locale) denuncia di essere quasi alla canna del gas e dice che sarà costretta a tagliare, in tempi brevi, diverse linee urbane o ad aumentare il prezzo dei biglietti. «Oltre tutto - avverte il presidente Enrico Mingardi - gli effetti del caro benzina stanno pesando in modo insostenibile sui bilanci». Figuriamoci se c’è spazio per discutere di aumenti salariali.
«Che il petrolio - replica Alfonso Torsello, numero due della Filt/Cgil - o il gasoio nel caso specifico, pesino sulla trattativa è inutile negarlo, ma le aziende non possono continuare a piangere sui deficit che dovrebbero essere stati azzerati dal ’97 con il contributo statale. Però è evidente che il governo deve riportare il prezzo del gasolio ai livelli di gennaio, agendo sulla leva fiscale. E se lo ha fatto per i camionisti, che operano in un mercato libero, deve farlo maggiormente per autisti dei servizi e tassisti che pagano direttamente l’aumento dei costi di rifornimento».
Già i tassisti: anche loro chiedono sconti sul gasolio. «Altrimenti saremo costretti a scioperare», avverte Davide Bologna dell’A.i.t. (Associazione italiana tassisti) di Roma. «Da tempo - aggiunge - abbiamo chiesto un adeguamento delle tariffe da 1.300 a 1.500 lire al chilometro, ma non abbiamo ancora avuto risposte. Adesso è chiaro che a quell’adeguamento dovrà essere aggiunto il caro-gasolio». E cioè ? «Sette-ottomila lire al giorno che dovrebbero essere conteggiate sullo sgravio sficale di fine anno». L’eventuale protesta dei ventimila tassisti italiani sarà a livello nazionale e potrebbe scattare entro un paio di settimane.
A Pierluigi Bersani, titolare del dicastero dei Trasporti, il lavoro nei prossimi giorni certo non mancherà. Come non mancherà al collega dell’Agricoltura, Alfonso Pecoraro Scanio, chiamato a trovare un accordo con tutti quei lavoratori (e sono centinaia di migliaia) che chiedono a loro volta sconti sui carburanti utilizzati per i mezzi agricoli. Se non ci sarà un adeguamento dei prezzi di gasolio e benzina, facile immaginare che l’adeguamento scatterà sui prodotti della terra e dunque su frutta e verdure...E pesce, anche se in questo caso evidentemente non c’entrano gli agricoltori.
I pescatori hanno lo stesso problema: devono far fronte all’impennata del gasolio, che avrebbe fatto lievitare i costi di un terzo in pochi mesi. Proteste - più simboliche che dirompenti - si sono avute nei giorni scorsi in diversi porti dell’Adriatico e della Sicilia. Ma è chiaro che la mobilitazione è destinata crescere di consistenza quanto più tarderà l’arrivo dello "sconto". E intanto è possibile, anzi assai probabile, che il pesce diventerà più costoso se non più raro.