Domenica 16 Gennaio 2000

di ROBERTO SOPRANZI

LA CORSA alla guida della Regione sembra tutta concentrata sul candidato-presidente: da trovare, da inventare, da imporre. Nessuna, o quasi, tra le forze politiche in gara, parla di programmi. Che infatti non ci sono o, se ci sono, nessuno li capisce. I partiti non hanno argomenti per catturare, se non la passione, almeno l’attenzione della gente. Che magari sarebbe più disposta a votare il candidato ics o quello ipsilon, se costoro avessero almeno qualcosa da dire. Eppure basterebbe congelare per un po’ manfrine e gherminelle, per capire qual è il primo interesse di tutti o almeno della maggior parte dei cittadini: i soldi. Chi non li ha se li vuole procurare, chi ne ha vuole farne di più, chi ne ha parecchi vuol sapere come si fa a non farseli fregare dagli altri.
Un buon programma di un partito politico attento, come si dice, “ai bisogni della gente" si dovrebbe dunque articolare su almeno tre punti fondamentali. Primo: migliorare la qualità della vita del cittadino-elettore; secondo: migliorare il suo stipendio; terzo: migliorare il suo conto in banca. I soldi non saranno tutto, ma il 99% sì. Visto che nessuno li assiste, i cittadini si stanno organizzando per conto loro. Il Messaggero ha scoperto un taxista che ha moltiplicato il suo gruzzoletto giocando in borsa. Non si è fatto aiutare dalle banche, ma dalla moglie. Che ha strategicamente piazzato davanti al televideo ad annotare tutte le oscillazioni dei titoli. Lui ancora guida il taxi, ma si sente già un finanziere e conta di diventare presto un capitalista. Ci riuscirà, appena il figlio gli avrà insegnato ad usare il computer per il “trading on line".
Una mosca bianca? No, sarebbe un errore pensarlo. Quel taxista è il perfetto prototipo del cittadino consapevole di essere entrato nel terzo millennio e che non insegue più, con l’ossessione di prima, il mito del posto fisso. Che non c’è o, se c’è, ti condanna alla miseria. I partiti, specie quelli di sinistra, stiano attenti: sta nascendo un nuovo proletariato, che non si ispira a Marx ma a Cuccia.
Mentre l’uomo della strada acquista dimestichezza con i meccanismi di Piazza Affari, la gestione del denaro diventa sempre più a rischio per le aziende pubbliche, fino a ieri avvezze alla contabilità in rosso e votate all’assistenzialismo ripianatore. La managerialità ha portato bilanci floridi. I libri mastri registrano una voce del tutto sconosciuta: il profitto. Si può reinvestire, ma come? Questo è il problema. Intanto le casse piene di denaro sono l’occasione prossima del peccato, sia pure veniale. Ne sa qualcosa l’Ams che, in attivo di 5 miliardi, ha abbondato in cadeau di Natale con i suoi dipendenti: orologi e brillantini. Uno scandalo? No, la norma. L’eccezione è patologica: ci sono impiegati che, privati del “pensierino", finiscono in cura dallo psicanalista. Si sentono emarginati dall’azienda, perseguitati, distrutti. Di qui il picco delle domande di prepensionamento che si registra dopo le feste. Insomma sta diventando un problema sindacale. Che si potrebbe risolvere inserendo il regalo aziendale nei contratti integrativi. Così l’azienda evita le grane e il dipendente l’esaurimento nervoso.