2000 21 Aprile venerdi

Continua il braccio di ferro tra le compagnie ”ribelli” e il governo sul trasferimento.

  Annullati 67 voli Linate-Malpensa, ritardi e disagi.
Bersani : chi crea problemi pagherà. Fossa: non possiamo accettare prepotenze

di UGO CUBEDDU

MILANO - Il pilota del LH3920 ci ha provato. Alle 8 e 35 di ierimattina è arrivato al radiofaro di Saronno (quello da cui passano tutti gli aerei che debbono atterrare a Linate e Malpensa) e ha chiesto alla torre di Linate il permesso di atterraggio. Risposta: impossibile, dovete atterrare a Malpensa. Non si sa se tra il controllore di volo e il pilota ci siano state espressioni più colorite, fatto sta che i 150 passeggeri si sono trovati senza probabilmente neppure saperlo, quaranta chilometri più in là, a Malpensa. Con parecchio malumore anche, perchè per arrivare a Linate in pullman, tra una cosa e l’altra ci hanno messo tre ore e mezza, mentre chi li stava aspettando si aggirava disperato tra arrivi e partenze finendo poi all’ufficio della Lufthansa per spiegare che aveva perso le tracce della moglie, degli amici o dei parenti, molti in coincidenza da Francoforte con Rio de Janeiro. Stessa cosa, ma al contrario, con un altro aereo sempre Lufthansa. Fino all’ultimo (alle 9 e 30, cioè) la compagnia tedesca ha annunciato la partenza da Linate, dopodichè ha dovuto arrendersi, impacchettando i nervosissimi passeggeri su tre pullman che li hanno trasferiti a Malpensa.
Dunque, per ora, Italia-Germania 1 a 0 in questo braccio di ferro tra 12 compagnie "ribelli" e la decisione del Governo di proseguire nel trasferimento dei voli da Linate a Malpensa. Ieri è toccato a 67 di questi voli e i tabelloni elettronici a mezzogiorno segnavano solo voli per Roma, Catania, Palermo e Bari, mentre l’unico per Francoforte (segnato per le 18 e 30) è scomparso alle undici. Il tutto in attesa di arrivare a un assetto che prevede un "riempimento" maggiore di Malpensa e una "vocazione" (poco convinta, sembra) di Linate come aeroporto quasi regionale. Anche se per il momento le reciproche rigidità producono un effetto sconcertante: chi fosse così audace da voler andare a Venezia da Milano (20 minuti di volo), impiegherebbe 4 ore con un po’ di fortuna e bagaglio a mano, più almeno 250mila lire di taxi. Con buona pace delle razionalizzazioni dei voli. Unica consolazione, ieri, è che il temutissimo caos per i trasferimenti dei voli è stato sostituito dal "disagio", classico termine usato negli aeroporti per giustificare un centinaio di persone imbufalite. Ritardi, cioè, più qualche coincidenza persa, ma, almeno, nessuna cancellazione.
Intento la vera guerra veniva combattuta ai "piani alti", protagonisti il ministro Bersani, il presidente della Sea Giorgio Fossa e Osvaldo Gammino, rappresentante delle compagnie "ribelli". Parole dure da parte di tutti (il Ministro: «Chi crea disagi la pagherà», Fossa: «Non possiamo accettare le prepotenze della Lufthansa», Gammino: «Si è fatto il contario di quello che ha deciso la Commissione europea»). Via così insomma, in attesa di chiarimenti che per ora non ci sono e cercando di calmare l’indignazione dei "duri" della Lufthansa. E mentre una hostess sbandiera la lettera di licenziamento delle linee aeree spagnole per "esubero", Linate si svuota e si provincializza. Aspettando con un po’ di ansia di sapere se è vero che mantarrà comunque il 70 per cento dei voli.