Venerdi 5 Novembre 1999

Dopo l’incidente col taxi a Istanbul,volo d’areo e viaggio in ambulanza da Fiumicino al Santissima Annunziata
Notte in ospedale per Cucullo
Don Nicola e la moglie al pronto soccorso per accertamenti ed esami

di FRANCESCO LO PICCOLO
Affaticato e dolorante, un ematoma sotto l’occhio destro, «rotto d’appertutto», ma sempre spiritoso: «Tranquilli che sabato andrò a vedere la partita a Messina». E subito dopo, alla dottoressa Di Felice che lo accoglie al pronto soccorso schiocca un gentile bacio sulla guancia.
Ecco al Santissima Annunziata di Chieti, il sindaco Nicola Cucullo, di ritorno da Istanbul e reduce da un brutto incidente a bordo di un taxi avvenuto nel pomeriggio dell’altro ieri nella capitale turca. Il 118 è andata a prenderlo a Fiumicino, il viaggio è durato oltre tre ore e mezza, il sindaco scende dall’ambulanza alle otto e mezza della sera, minuto più mino meno, e subito dice: «Sto malucciuo, mi fa male dappertutto, ma quella che sta peggio è mia moglie, ora le faranno delle nuove radiografie, ha dolori al bacino, speriamo bene». E a chi gli chiede se vuole una carrozzella Cucullo subito sbotta: «Ma siamo diventati matti? Ho ancora le gambe buone. Certo che mi fanno male, ma finchè posso, io cammino da solo, grazie tante».
Comincia così la serata in ospedale del sindaco Cucullo e della moglie Anna Maria Capitelli. Lei è già in una lettiga, il medico ha visto le radiografie fatte a Istanbul, non sono chiare, bisogna ripeterle. Col sindaco ci sono i suoi amici, sono gli assessori Emilia De Matteo e Roberto Marino, poi arriva il dottor Leonzio. Cucullo racconta: «E’ successo all’improvviso, ero in un taxi, io davanti e mia moglie era seduta dietro. Eravamo lì per la partita del Villa Pini, nel pomeriggio prima dell’incontro decidemmo di fare un giro in città, poi l’incidente. Banale incidente: due auto che si scontrano. Il fatto è che lì guidano un po’ come pazzi, senza regole, non ci sono sensi unici, un caos tremendo, tutti che pestano sul clacson delle auto. Il risultato è che ci siamo scontrati e mia moglie ha avuto la peggio».
Sala B del pronto soccorso, la signora Anna Maria Capitelli è stesa su un lettino, il sindaco le tiene la mano e l’accarezza premuroso. Poi le porte si chiudono, cominciano le visite. Nessuna previsione, un medico azzarda: «Cucullo potrebbe avere qualche piccola fratture alle costole, sapremo più tardi; quanto alla signora, sembra che ci sia qualcosa al bacino, ma è presto per fare una diagnosi esatta». Se ne va il medico, in nottata sono attesi in ospedale i figli. Uno di loro parla al telefono, spiritoso come il padre dice: «Tutta colpa di mio padre: chissà che testa ha fatto all’autista del taxi. Lo conosco bene Nicolino Cucullo: vai di qua, vai di là, con lui è impossibile stare tranquilli e guidare un’automobile senza rischi di andare a sbattere. Comunque non credo che si tratti di qualcosa di serio, ora faranno gli accertamenti, conoscendo mio padre, tra pochi giorni sarà di nuovo in piedi più battagliero di prima».
Riappare il sindaco, pochi minuti, una stretta di mano ai barellieri, ai volontari del 118, un grazie a tutti, poi la sua voce, si rivolge alla moglie, «Maria, sono qua vicino, coraggio».