Lunedi 27 Dicembre 1999

Spiegamento di forze nella capitale
Potenziate le misure di sicurezza negli aeroporti
controlli a tappeto anche nei parcheggi
Roma supera la prima prova
Il prefetto Mosino: «La città ha retto, siamo partiti bene». In campo vigili e volontari

di FABIO CAROSI
e ALESSANDRA SPINELLI

ROMA - Una persona così gentile non la ricordavano più. Dopo trent’anni in Africa, appena sbarcate alla stazione Termini, ha preso le borse e le ha invitate a salire sul suo taxi, una Mercedes blu. Destinazione? «A Boccea» hanno sussurrato suor Amalia Meroni e suor Anna Bruna Savaro, missionarie comboniane del Chad. Al conto - «Sono 130mila lire, sorelle» - hanno trattato un po’ - «Ci sembrava un po’ caro, ma magari...» - e hanno pagato, 100mila. Benvenuti a Roma, 24 dicembre 1999, vigilia dell’Anno Santo. La città, dopo l’ultimo rush per lo shopping, piomba in una atmosfera compita, tutta raccolta attorno all’evento religioso, fissata sul Papa e sull’apertura delle Porte Sante. «C’è stato ordine e tranquillità, il primo test è perfettamente riuscito» esultava ieri pomeriggio l’Agenzia romana per la preparazione del Giubileo.
Non c’è stata invasione di pellegrini, anche se non ci sono cifre ufficiali. Secondo l’ultima previsione dell’Agenzia a San Pietro per l’apertura della Porta Santa dovevan essere 70mila: ce ne sono stati 64mila, 56mila in piazza, e le sedie erano 40mila, e 8mila all’interno della basilica, dietro Ciampi e Rutelli. A San Giovanni, secondo il dirigente dell’ordine pubblico della piazza, ce n’erano 10mila contro le 22mila prenotazioni della vigilia. In prima fila il senatore Andreotti e il presidente di An, Fini. Cifre contenute, se si pensa che per la beatificazione di Padre Pio Roma è stata "invasa" da 350mila pellegrini, anche allora, meno delle previsioni. Potere della tv, probabilmente, che ha portato l’evento a casa. I romani? Generalmente in casa, presi tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, si sono visti ieri, a fare la fila per la Porta Santa e ad affollare le parrocchie. Movimento, e tanto, ce n’è stato invece dietro le quinte, soprattutto per la sicurezza.
Il problema numero uno. Sono state potenziate le misure di sicurezza agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, al porto di Civitavecchia, ai parcheggi. A San Pietro e a San Giovanni sono scattati tre livelli di sicurezza, organizzati in cerchi concentrici: area di avvistamento (agenti a piedi), area protetta (agenti anche a cavallo) e area di massima sicurezza (agenti in borghese, videosorveglianza, controlli con metal detector, varco elettromagnetico con rilevatori di esplosivi anche portatili. Alle 15.30 del 24 si è alzato in volo l’elicottero, seguito sul monitor dal Capo di Gabinetto della Questura di Roma, Francesco Tagliente. E ha funzionato a pieno ritmo la "sala situazione" dietro alle Terme di Caracalla. «Siamo partiti con il piede giusto - ha detto il prefetto Enzo Mosino, responsabile provinciale per l’ordine e la sicurezza, che si è diviso tra la sala e le cerimonie - Abbiamo dato in mondovisione un’immagine serena, ordinata e efficiente della città. Ma non possiamo dormire sugli allori. Stiamo già lavorando agli altri quattro prossimi eventi a partire dal 31 dicembre, quando alle cerimonie papali si aggiungeranno i festeggiamenti».
E l’organizzazione civile? Per strada ci sono stati 320 vigili. «Ma noi siamo rimasti bloccati, senza che nessuno ci dicesse come uscire dall’ingorgo attorno a San Pietro» si lamentava Giorgio Montefuori, pellegrino di Ascoli con famiglia, a bordo di una Punto blu. La fitta rete di transenne - tre chilometri e 100 metri- ha creato una vera barriera. Non si sono fermati fuori dalla fascia blu, invece i pullman. I più indisciplinati? Quelli spagnoli e dell’Est Europa. Quanti ai bus, è stato anticipato il servizio notturno tra venerdì e sabato e per favorire il deflusso da San Pietro e San Giovanni, ha funzionato un servizio di navette. L’Ama, che ha approntato 80 servizi igienici aggiuntivi, ha impegnato 400 uomini e 110 mezzi, dei quali 20 spazzatrici, 40 furgoni e 70 autocarri, per un servizio da giorni feriali.
Chi ha fatto gli straordinari sono stati i 1200 volontari. Nel primo gruppo del Giubileo 700 donne e 500 uomini di cui 200 stranieri provenienti da Belgio, Colombia, Francia, Germania, India, Lettonia, Lituania, Perù, Repubblica Ceca, Repubblica slovacca e Stati Uniti. Poco lavoro, e per fortuna, per il 118: a San Giovanni in tre si sono sentiti male per problemi cardiaci, uno è stato rianimato in tenda, uno ricoverato al San Camillo e uno al San Giovanni.