di FABIO CAROSI
e ALESSANDRA SPINELLI
ROMA - Una persona così gentile non la ricordavano più. Dopo trent’anni in
Africa, appena sbarcate alla stazione Termini, ha preso le borse e le ha
invitate a salire sul suo taxi, una Mercedes blu. Destinazione? «A Boccea»
hanno sussurrato suor Amalia Meroni e suor Anna Bruna Savaro, missionarie
comboniane del Chad. Al conto - «Sono 130mila lire, sorelle» - hanno trattato
un po’ - «Ci sembrava un po’ caro, ma magari...» - e hanno pagato,
100mila. Benvenuti a Roma, 24 dicembre 1999, vigilia dell’Anno Santo. La città,
dopo l’ultimo rush per lo shopping, piomba in una atmosfera compita, tutta
raccolta attorno all’evento religioso, fissata sul Papa e sull’apertura
delle Porte Sante. «C’è stato ordine e tranquillità, il primo test è
perfettamente riuscito» esultava ieri pomeriggio l’Agenzia romana per la
preparazione del Giubileo.
Non c’è stata invasione di pellegrini, anche se non ci sono cifre ufficiali.
Secondo l’ultima previsione dell’Agenzia a San Pietro per l’apertura della
Porta Santa dovevan essere 70mila: ce ne sono stati 64mila, 56mila in piazza, e
le sedie erano 40mila, e 8mila all’interno della basilica, dietro Ciampi e
Rutelli. A San Giovanni, secondo il dirigente dell’ordine pubblico della
piazza, ce n’erano 10mila contro le 22mila prenotazioni della vigilia. In
prima fila il senatore Andreotti e il presidente di An, Fini. Cifre contenute,
se si pensa che per la beatificazione di Padre Pio Roma è stata
"invasa" da 350mila pellegrini, anche allora, meno delle previsioni.
Potere della tv, probabilmente, che ha portato l’evento a casa. I romani?
Generalmente in casa, presi tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale,
si sono visti ieri, a fare la fila per la Porta Santa e ad affollare le
parrocchie. Movimento, e tanto, ce n’è stato invece dietro le quinte,
soprattutto per la sicurezza.
Il problema numero uno. Sono state potenziate le misure di sicurezza agli
aeroporti di Fiumicino e Ciampino, al porto di Civitavecchia, ai parcheggi. A
San Pietro e a San Giovanni sono scattati tre livelli di sicurezza, organizzati
in cerchi concentrici: area di avvistamento (agenti a piedi), area protetta
(agenti anche a cavallo) e area di massima sicurezza (agenti in borghese,
videosorveglianza, controlli con metal detector, varco elettromagnetico con
rilevatori di esplosivi anche portatili. Alle 15.30 del 24 si è alzato in volo
l’elicottero, seguito sul monitor dal Capo di Gabinetto della Questura di
Roma, Francesco Tagliente. E ha funzionato a pieno ritmo la "sala
situazione" dietro alle Terme di Caracalla. «Siamo partiti con il piede
giusto - ha detto il prefetto Enzo Mosino, responsabile provinciale per
l’ordine e la sicurezza, che si è diviso tra la sala e le cerimonie - Abbiamo
dato in mondovisione un’immagine serena, ordinata e efficiente della città.
Ma non possiamo dormire sugli allori. Stiamo già lavorando agli altri quattro
prossimi eventi a partire dal 31 dicembre, quando alle cerimonie papali si
aggiungeranno i festeggiamenti».
E l’organizzazione civile? Per strada ci sono stati 320 vigili. «Ma noi siamo
rimasti bloccati, senza che nessuno ci dicesse come uscire dall’ingorgo
attorno a San Pietro» si lamentava Giorgio Montefuori, pellegrino di Ascoli con
famiglia, a bordo di una Punto blu. La fitta rete di transenne - tre chilometri
e 100 metri- ha creato una vera barriera. Non si sono fermati fuori dalla fascia
blu, invece i pullman. I più indisciplinati? Quelli spagnoli e dell’Est
Europa. Quanti ai bus, è stato anticipato il servizio notturno tra venerdì e
sabato e per favorire il deflusso da San Pietro e San Giovanni, ha funzionato un
servizio di navette. L’Ama, che ha approntato 80 servizi igienici aggiuntivi,
ha impegnato 400 uomini e 110 mezzi, dei quali 20 spazzatrici, 40 furgoni e 70
autocarri, per un servizio da giorni feriali.
Chi ha fatto gli straordinari sono stati i 1200 volontari. Nel primo gruppo del
Giubileo 700 donne e 500 uomini di cui 200 stranieri provenienti da Belgio,
Colombia, Francia, Germania, India, Lettonia, Lituania, Perù, Repubblica Ceca,
Repubblica slovacca e Stati Uniti. Poco lavoro, e per fortuna, per il 118: a San
Giovanni in tre si sono sentiti male per problemi cardiaci, uno è stato
rianimato in tenda, uno ricoverato al San Camillo e uno al San Giovanni.