Giovedi 16 Dicembre 1999

UNA MATTINA IN STAZIONE

Termini, taxi pieni di guai

Prima il pendolino che doveva arrivare alle 11,30. Tra Orvieto e Orte ha fatto bymbudumsclang e s’è fermato. Dopo una mezz’oretta si è riavviato. A Orte qualcuno voleva saltar giù al volo per prendere un taxi, gli hanno gentilmente spiegato che non si poteva. E gli hanno fatto un favore, come vedremo.
A Termini tutti in fila allo sportello 17 (e capirai) per la richiesta di rimborso, poi fuori sotto l’acqua. I taxi ci sono ma stanno in gran parte fermi dove la gente smonta. Si va a far la fila. Subito una signora romana si scatena contro la solita zingara che con il trucco del giornale cerca di alleggerirla, grida. Uno di Milano la invita a esser meno feroce, mal gliene incoglie. La zingara se ne va (non un solo vigile, poliziotto, Cc, finanziere, guardia venatoria in zona, gli zingari, invece, ci sono sempre) mentre la lite tra Roma e Milano raggiunge effetti fragorosi.
«Taxi?» Gli abusivi vanno a pesca. Per Monteverde, scusi? «Settantamila, se ci arriviamo». Come non detto, la ragazza si rimette in fila. E per l’Eur, «Centomila, ma nun ce la porto». Il fortunato toscano, che non sa di esserlo, viene a ingrossare la coda. Arrivano i taxi e si fermano in fondo, quando, dopo un poco, riusciamo a prenderne uno, capiamo perché. "Al Messaggero, per favore". «Se ci arriviamo, ma non garantisco», risponde il tassinaro, uomo solido sui 50, che pure deve averne viste tante. Domanda, mi spiega cosa sta succedendo? «Succede che piove, che ci sono i cantieri, che ci sono i regali, che ci sono i turisti, che ci sono più taxi ma non si gira. Io a Monteverde, per esempio, non ci sarei andato, per lo meno non ora. Mi spiega che significato ha mettere più taxi in strada se poi non si riesce a lavorare?» Piazza Esedra è un unico grande garage: i bus urbani, quelli dei turisti, le auto, persino qualche palombaro in motorino. Come Dio vuole si imbocca via Nazionale, come sempre la corsia riservata ai mezzi pubblici e ai taxi è occupata da auto, furgoncini, camion che parcheggiano. Quando c’è un pezzo libero ci si infila chiunque. «An vedi er traffico limitato», ghigna il nostro chaffeur. Di fronte a Palazzo Esposizioni una grossa auto parcheggiata blocca tutti, sopra c’è uno che telefona beato e costringe il traffico a una biscia sinuosa. Nessun guardiano del traffico in vista, piove. Traforo, Messaggero, in fondo è andata bene, siamo arrivati, asciutti.

M.G.