C’è più ordine e dignità nella fila della mensa della Caritas. La nuova
biglietteria di Termini, quella ipertecnologica e iperfunzionale inaugurata ai
primi di ottobre, fa flop prima ancora di aver provato l’assalto dei grandi
esodi.
Ieri, sabato, su 33 sportelli disponibili oltre agli otto di agenzia, dieci
erano chiusi mentre gli altri denunciavano l’affanno della pressione di almeno
cinquecento persone che reclamavano un biglietto.
Tempi di attesa? «Io sono qui da mezz’ora - raccontava Elisa, studentessa
universitaria in attesa di partire per Bergamo - e devo trascinarmi le valige
mentre arranco in attesa del mio turno. Per arrivare al biglietto mi ci vorranno
altri dieci minuti». «Fortuna che c’è la tecnologia - ha aggiunto un
militare di Reggio Calabria in licenza temporanea - chi è fortunato trova un
carrello per i bagagli mentre gli altri devono solo pazientare e trasportare le
valige. A parte gli sportelli chiusi - ha concluso - questa biglietteria è
l’opera di un folle».
Irritato un docente universitario ingegneria: «Smontare la biglietteria per poi
rimontarla nello stesso identico modo è stato solo uno sperpero di denaro. Si
potevano studiare mille soluzioni tecniche per rendere questo posto più
gradevole. Sembra quasi che vogliano farci soffrire per forza. E per di più in
piedi».
Ma i mali di Termini non si limitano solo alle attese per il titolo di viaggio.
In via Marsala l’impatto più duro è con gli ambulanti, le auto in doppia
fila e il bus che non riesce a girare. Il souk che vive intorno alla più grande
stazione ha un tale rifiuto per le innovazione che, invece di ridursi, si è
espanso sui marciapiedi. E in questa strada, a fonte di tre auto multate, ce ne
sono trenta che soggiornano in doppia fila creando code che si allungano sino a
Santa Maria Maggiore dove il cantiere giubilare fa il resto. E sempre ieri,
sabato, per più di un’ora non c’è stata l’ombra di un vigile urbano.
Lo scenario non cambia nel posteggio dei taxi. L’abusivo aspetta il turista
appena fuori la stazione ed opera indisturbato mentre i “regolari"
aspettano in fila. E anche qui non c’è ombra di controlli. Il rischio per chi
arriva in città dalla porta di Termini e non conosce il “taxi alla
romana" è sempre quello di dover mercanteggiare una corsa per Fiumicino a
150 mila lire. Per i giapponesi poi, il prezzo è sempre più alto.
E per i pochi che vivono nei palazzi intorno alla stazione, la notte tra venerdì
e sabato è stata da incubo. L’impianto acustico che emette il grido del
falco, installato per tenere lontani gli storni, è rimasto sempre acceso.
F. Car.