Domenica 14 Novembre 1999

Maschio
dominante

Erano due uomini alti e robusti, sui trent'anni, uno trasandato, quasi cencioso, e con la barba di un paio di giorni, l'altro, al contrario, con la cravatta di seta e un sentore di lavanda. Salirono sul taxi a piazza Mazzini ed uno dei due borbottò "via Nazionale, per piacere". La tassinara li esaminò fugacemente attraverso lo specchietto retrovisore e uscì dal posteggio. Non poteva indovinare chi fossero, forse lo avrebbe capito dai loro discorsi, in ogni caso non gliene importava nulla. D'altra parte, i due erano cupi, come assenti, e sembrava che non avessero niente da dirsi.

Mentre la macchina avanzava piano in un ingorgo di traffico, trillò il telefonino e la tassinara prontamente rispose. I due non batterono ciglio, ammesso che avessero potuto o dovuto batterlo, e sembrarono più assenti di prima.

- Pronto, tesoro mio, ce lo sapevo che eri tu - così esordì la tassinara con tono lieto - e poi, tra una pausa e l'altra del dialogo con l'interlocutore, così continuò: -Dalle parti de Prati, sì, dalle parti de Prati, nun te dico che traffico...no, gnente, figurete, anzi, approposito, prima che me scordo, bada che t'ho lassato lo spezzatino in frigo...sì, sì, certo, amore, certo...ebbè, te lo scardi, che ce vò?...Come? Ma stai tranquillo, amore, stai tranquillo, li brutti ceffi nun li fo salì, no, ma che so' scema?...Li tipi poco rassicuranti, ho capito, ho capito, ho capito...come hai detto? - e rise - Ma se sa che Roma è piena de canaje, ma tu come l'hai chiamati? Li che? Li pendaji da forca? - e rise più forte - Ma come ce le sai, ste parole, core mio? No, stai tranquillo ché ner taxi mio nun c'entra nissun pendajo!

Ora, l'ingorgo era superato e il taxi procedeva spedito verso il centro, sebbene in vista d'altri inevitabili ingorghi dovuti agli stramaledetti cantieri del Giubileo. I due passeggeri cupi e assenti fissavano il vuoto e la gaia tassinara continuava a parlare al telefono.

- Si lo spezzatino nun te va, fatte li filetti de platessa che stanno in frizze...no, lo so che preferischi lo spezzatino, ma hai visto mai? Inzomma, fa' come te pare, basta che magni, capito? Giura!...Ecco, bravo, e nun te preoccupà...Certo, certo che nun fo imprudenze, fussi matta, Roma è 'na giungla, verissimo, ma...ma la tassinara è un mestiere come un antro, daje!...Sì, sì, lo so che tu sei er maschio dominante...certo che lo so, e te pare che nun lo so?...Ma io vorebbe sapè chi te l'enzegna, ste parole, la televisione, magara...e vabbè, giusto, scusa, a casa nostra, er maschio dominante sei tu!...Come? Quasi a piazza Cavour, tesoro, sì...no, ciò du' donne...sì, du' donne che vanno a via Nazzionale...una ha da esse la madre, me pare, meravijosa, e l'antra 'na signorina scicchissima, magara la fija, me pare, boh...

Il taxi era incappato nel nuovo, previsto ingorgo, sempre dovuto agli stramaledetti cantieri del Giubileo, e il frastuono di clacson degli incivilissimi, sia pure esausti, automobilisti ingorgati coprì la fine della telefonata. Superato l'ingorgo, nel nuovo momento di pace provvisoria, dentro quel taxi si udì la voce del passeggero cencioso, che era voce educata, sebbene dura e raschiata.

- In questa giungla, mi piacerebbe sapere chi di noi due è la madre meravigliosa e chi la ragazza scicchissima.

La tassinara sobbalzò sul sedile, imporporandosi in viso e subito producendo un sorriso di giustificazione.

- No, gnente, è che alla gente nun je pare possibbile che na donna facci la tassinara - farfugliò - E' na mentalità, se capisce...

- Di quel maschio dominante? - ghignò, non il cencioso, ma l'acchittato.

- De tutti, mica solo de lui, poro tesoro, e d'artra parte Roma è pericolosa, perché se lo dovemo negà, scusi? Je pare che a Roma ce sta na polizzia che funziona? Solo sirene! Si acchiappeno quarcheduno, o so' pori stracommunitari o mignotte arbanesi, dimose la verità. Li peggio fattacci, la Quistura l'annisconne e li nega, perché mo' cià da sta solo l'Anno Santo, tanto chiaro...

- E lei, invece, è tanto sincera, eh? - incalzò il cencioso - Lei che al suo convivente e concubino va a raccontare che ha caricato in macchina due donne...

- Ma quale convivente e concubbino? - strillò la tassinara, inviperita - Io so' vedova e me tocca lavorà, lui è mi' fijo e cià undici anni, pora stella, e se dà pena pe' me, pe' tutti li pericoli de Roma! Ma ce lo sa che, quanno me tocca er turno de notte, quer poro regazzino nun ce dorme e me chiama ogni dieci minuti? Ma facci er favore, intanto l'ho capito che sete pulizziotti: perchè me dite via Nazzionale, quanno è a San Vitale che dovete annà?

Sterzò appunto per via Genova e via San Vitale. I due, sempre più cupi e più assenti, pagarono ed entrarono in Questura.