La prima intervista al nuovo prefetto Enzo Mosino. «Occorre aiutare la città assediata dal degrado, da un’umanità dolente di immigrati, barboni, nomadi»
Scioperi e cortei,
col Giubileo non si può
di LUCIANO DI DOMENICO
«Roma è soffocata da costellazioni di degrado non più tollerabili. Il grande Giubileo non potrà convivere con gli scioperi nei servizi pubblici, i cortei e le manifestazioni che ogni giorno dell’anno intasano il cuore della capitale. Con la piaga dell’accattonaggio molesto, le migliaia di nomadi, immigrati, sbandati, barboni che sopravvivono in condizioni disperate da Colle Oppio alle caverne della Caffarella, dal Casilino a Centocelle. Questa umanità dolente, che spesso alimenta anche la microcriminalità, creando disagio e paura tra i cittadini, deve trovare una sistemazione dignitosa».
Non vuole apparire come un novello prefetto di ferro, nè, e lo ripete più volte, un donchisciottesco Cacini, ma è certo che Enzo Mosino, 65 anni, calabrese, da appena un mese insediatosi tra gli arazzi e le statue del secentesco palazzo Valentini, è determinato ad aiutare la città eterna «e non da questa scrivania, ma in mezzo alla gente, lavorando sempre insieme alle altre autorità politiche e amministrative del territorio».
Sì, ma in concreto cosa intende fare, prefetto, contro gli scioperi selvaggi nei servizi pubblici, come quello dei bus e dei taxi, ad esempio, che hanno messo più volte in ginocchio la città?
«Trattare, e poi ancora trattare fino allo stremo, ma poi decidere. Da domani intavolerò un confronto ad oltranza con il presidente dell’Atac Di Carlo e i rappresentanti della Cnl per evitare il blocco dei bus e della metropolitana previsto per venerdì 15. Una soluzione va trovata ad ogni costo. Per l’oggi ed il domani. Con i cantieri aperti per le opere del Giubileo la circolazione sulle strade della Capitale è ancora più difficile, non possiamo aggiungerci anche il blocco dei mezzi pubblici. No. E allora se non si trova un accordo si va quasi di forza a decisioni più drastiche. Precettazione compresa perchè o si fa il Giubileo o si fanno gli scioperi».
Ma per quella ”pace sindacale” a Roma, invocata dal segretario nazionale della Cgil Sergio Cofferati e ribadita da quello confederale Walter Cerfeda, non c’è solo il problema degli scioperi, anche i cortei e le diverse manifestazioni di partiti, sindacati e movimenti, che durante l’anno portano migliaia di persone nelle strade e nelle piazze della Capitale, creano caos e rabbia tra i cittadini
«Anche questo è vero e intendo affrontare la questione. Nei prossimi giorni mi consulterò con gli amministratori comunali per avere un quadro dei disagi e delle eventuali soluzioni. Tipo delocalizzazione delle manifestazioni, rinvio delle stesse o altro ancora. Ma queste sono decisioni che non posso affrontare da solo, nè dovrò parlare con il ministro dell’Interno e sempre rispettando ovviamente le libertà costituzionali di ognuno».
E per i quattromila nomadi e gli altrettanti barboni, i duecentomila e passa immigrati (ultimi dati della Caritas), che in larga parte vivono accampati in condizioni disumane in diversi quartieri della città?
«Ho visitato gli accampamenti del Casilino 708 e 900. Ho trovato i nomadi in condizioni agghiaccianti, da terzo mondo. Servono aree nuove ed attrezzate. Con il Comune affronterò il problema. Per gli immigrati ho da alcuni giorni costituito il Consiglio territoriale che dovrà occuparsi dell’analisi di tutte le situazioni, Colle Oppio, Caffarella e gli altri insediamenti spontanei che creano disordine in tutta la città. Quindi provvedere a creare nuovi centri di accoglienza con l’aiuto delle comunità e del volontariato.
I centri oggi disponibili scoppiano, abbiamo bisogno di immobili e li stiamo chiedendo ad enti pubblici e allo Stato per quelli demaniali. Proprio oggi (ieri n.d.r) insieme al Comune ho trovato uno stabile dove alloggiare 250 immigrati curdi e Kosovari. Ma occorrono anche altre soluzioni del tipo di quelle che ho adottato a Bologna dove operavo prima di venire a Roma. Per tutti quegli immigrati, che possono permettersi di pagare un canone e che non trovano casa perchè nessuno affitta a questa gente appartamenti, servirebbe che il Comune garantisse per loro il regolare pagamento della pigione in modo da rassicurare i proprietari. Di questo vorrei parlare con le varie associazioni
di proprietari, Uppi e Confedilizia, ad esempio».
Lei trova spazi per gli zingari e alloggi per gli immigrati e i senza casa, ma poi ci sono le cinquemila famiglie romane, che comprendono molti anziani, con lo sfratto esecutivo. E non solo, e le centinaia di piccoli nomadi ed extracomunitari che popolano le vie cittadine chiedendo l’elemosina, facendo scippi e furtarelli, solo nel ’98 settecento minori denunciati, provocando così rabbia più che solidarietà?
«Per quelli che hanno lo sfratto, non è più competenza delle prefetture e comunque in alcuni casi particolari è il Comune che già interviene con un adeguato sussidio. Per l’accattonaggio molesto, come in gergo si chiama, e la microcriminalità ne parleremo nel Comitato per la sicurezza pubblica. Chiederò immediatamente una campagna di bonifica. Vigili urbani, polizia e carabinieri dovranno togliere dalle strade tutti i piccoli mendicanti e ladruncoli. Per far questo mi consulterò con il giudice dei minori affinchè insieme possiamo trovare i centri per accogliere quelli che, riportati alle famiglie, dovessero persistere.
Insomma siamo al fronte e il Giubileo ci impone di combattere e vincere in fretta le nostre battaglie».