La processione del Venerdì Santo
( Da:L'Agenda, anno XI, n°6/1996)

           Il vasto movimento penitenziale del sec. XIII è all'origine delle Confraternite, cioè di quei nuclei laicali operanti all'interno della Chiesa, che costituiscono importanti riferimenti nella vita associativa e assistenziale di Savona dalle origini fino ai nostri giorni. Ogni confraternita, che si riunisce all'interno del rispettivo oratorio, è ordinata da precise regole e da statuti che si sono codificati nel corso dei secoli.
           Le cerimonie e le feste religiose vengono celebrate solennemente e la Processione del venerdì Santo, che in origine è una processione organizzata autonomamente e in momenti diversi da ogni singola Confraternite, rappresenta uno dei più solenni appuntamenti annuali.
            Nel 1530 il Vicario Generale invita al mantenimento delle spiccate caratteristiche penitenziali della Processione, con le sue laude e la flagellazione, ma chiede la sospensione delle sacre rappresentazioni abitualmente organizzate per rievocare la Passione di Cristo, seriamente osteggiate anche dai vescovi diocesani sotto la cui giurisdizione le Confraternite sono sottoposte dopo il Concilio di Trento.
             Per rispondere a queste disposizioni, senza rinunciare alla grandiosità spettacolare della Processione, si ricorre gradualmente all'inserimento di imponenti gruppi scultorei in legno policromo portati a spalle, le "casse", raffiguranti i "misteri" della Passione.
              Alla fine del Settecento, la Repubblica Democratica Ligure vieta lo svolgimento di diverse processioni durante la stessa sera e un decreto vescovile del 13 maggio 1813, che ricalca un precedente regolamento del 1810, fissa l'ordine delle diverse casse processionali durante la Processione del Venerdì santo e dispone norme che rimangono pressappoco inalterate fino ai nostri giorni.
              Nel 1822 mons. Airenti stabilisce definitivamente che "la Processione del Venerdì Santo debba farsi da tutti gli Oratori della città uniti assieme". Le sculture delle "casse" processionali, sostitutive delle antiche rappresentazioni sacre recitate durante la Procession, propongono raffigurazioni fortemente suggestive, formulate dai diversi scultori per indurre lo spettatore alla meditazione sulla Passione di Cristo. A questo scopo sono diretti l'evidente teatralità delle scene presentate, i colori forti e i gesti espliciti dei diversi personaggi.
              Spesso i modelli della composizione vengono mediati dalle coeve opere pittoriche, rielaborati sapientemente dagli artisti: da Anton Maria Maragliano, massimo esponente della scultura lignea genovese fra i secc. XVII e  XVIII, ai savonesi Filippo Martinengo, Antonio Brilla e Stefano Murialdo, che durante l'Ottocento accentuano i caratteri di realismo espressivo e di immediatezza.      
         
         
                 

          

          

          
 

          

          

          

          
 

                              

 





 

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