LE DONNE DI ORTONA

Importante punto di riferimento nella vita sociale ortonese

 

Vogliamo rendere omaggio alle donne di Ortona guardandole non solo con l’ottica femminista, ma anche e soprattutto femminile, cercando di rendere merito alla loro bellezza, alla loro forza e al loro modo di essere Donne in seno alla società Ortonese.

Nel corso del ‘900, essere donne in una società rurale come quella di Ortona non è stato facile. Le donne ortonesi sono state mogli, madri, padri. Sono state contadine, artigiane, maestre, amministratici della casa: delle vere e proprie combattenti del quotidiano. Le donne dovevano far quadrare il magro bilancio, dovevano allevare i numerosi figli, dovevano coltivare la terra, dovevano dirigere il focolare domestico e lo facevano con grande spirito di sacrificio e con perizia, a dir poco, manageriale.

All’inizio del secolo appena trascorso, le nostre donne indossavano il costume tipico di Ortona che consisteva in una gonna a pieghe, una camicia, un busto con stecche, delle calze di lana, un fazzoletto per la testa, un grembiule. Quello per la festa non era molto diverso se non nei colori. L’abito da sposa veniva arricchito di nastri, il fazzoletto era di seta con lunghe frange e il tutto veniva impreziosito da un laccio d’oro che arrivava alle ginocchia e che veniva ripreso e appuntato sulla spalla da una spilla sempre d’oro.

Il corredo era confezionato in casa, dalla tessitura al ricamo e, la sua preparazione, era la principale occupazione delle ragazze in età da marito. Le nostre donne hanno eseguito dei ricami bellissimi, alla luce dei lumi a petrolio, hanno tessuto metri e metri di stoffa ottenendo il prezioso filo dalla coltivazione delle canapine. La " dodda" ( il corredo), era conservato in cassapanche di legno, era profumato con mazzetti di lavanda e veniva usato… nelle grandi occasioni.

La giornata cominciava presto: si accendeva il fuoco e nel camino c’era sempre la "cuttrella" appesa per avere l’acqua calda. Poi si andava alla stalla ad accudire gli animali e si mungeva la capra o la vacca o la pecora per il latte della colazione dei bambini. Si facevano le pulizie, si lucidavano le pentole di rame con la rena, si andava a prendere l’acqua in piazza con la conca. Un giorno della settimana era dedicato al bucato: quando si faceva la " v’cata" le lenzuola si facevano bollire con la cenere e venivano bianchissime. Le ortonesi stiravano con il ferro a carbone, scaldavano i letti con il "prete" e la " brascera", dei mattoni refrattari venivano sistemati nei letti per tenere caldi i piedi dei bambini. Curavano le malattie con rimedi antichi, conoscevano le erbe officinali, sapevano rimettere a posto le ossa lussate, qualcuna toglieva anche il malocchio con la recita di parole misteriose.

Le guerre mondiali hanno confinato alcune donne nel lutto perenne per la perdita di figli e mariti. Il loro abito nero era il segno del dolore incancellabile, era il messaggio agli altri della loro sofferenza.

Le donne ortonesi hanno coltivato la terra, sono andate in montagna a raccogliere la legna, sono invecchiate precocemente per la fatica ma sono rimaste sempre belle nonostante le rughe e i capelli bianchi. Nei miei ricordi ci sono delle figure femminili interessanti: dei veri e propri archivi storici della vita ortonese, delle ottantenni con una lucidità mentale formidabile che raccontavano le storie del paese. Donne sagge, forti, alcune provate profondamente dalla vita, altre più fortunate. Profondamente religiose, compassionevoli e caritatevoli ma anche battagliere, risolute e coraggiose. Con il passare del tempo e con il progresso, la vita delle nostre donne è diventata più comoda: con l’acqua dentro le case è finito il rito della conca, con le lavatrici non si è fatta più la v’cata, con il frigorifero si è perso l’uso per esempio di conservare le uova nello strutto, si consumavano cibi più freschi anche se tante antiche ritualità, per quanto riguarda l’economia domestica, non sono mai del tutto scomparse.

Oggi le vedi ancora godersi il sole di primavera davanti alla porta di casa, le vedi andare a messa dove cantano antiche orazioni, le vedi partecipi delle gioie e dei dolori di Ortona. Sono state e saranno sempre donne vere, protagoniste della vita, nel bene e nel male.

 

 

M. Eramo