Le vicende storiche qui brevemente descritte permettono di comprendere come sia nata e si sia sviluppata la parrocchia di San Zeno nel corso dei secoli.
Non c'è alcun dubbio che la chiesa di San Zeno sia molto antica: lo stesso parroco don Ambrogio Sovico (1775-1815) nel suo Chronicon afferma che essa esisteva prima del 1506, anno in cui fu istituito un legato a suo favore. Ciò è confermato da altri documenti più antichi; infatti San Zeno compare nell'elenco delle chiese e cappelle della diocesi di Milano compilato intorno alla metà del XIII secolo da Goffredo da Bussero e nella Compartizione dell'Estimo del 1456 che riporta il possesso di alcuni beni e ne evidenzia anche la rendita, per quanto molto esigua.
San Zeno, a quel tempo, era una semplice rettoria, con una piccola torre campanaria, dipendente dalla parrocchia di Brivio. Di fatto non si sa con certezza quando questa chiesetta sia stata edificata ma si presume che risalga anche a prima dell'anno 1000, rapportandola con altre della zona. Certamente la dedicazione a San Zeno risale al periodo carolingio quando il culto di molti santi veneti si diffuse in Lombardia e soprattutto in Brianza.
Una leggenda narra che alcuni mastri comacini che si trovavano a passare per l'attuale San Zeno furono assaliti dai briganti e, trovandosi in pericolo, si affidarono alla protezione del santo vescovo di Verona. Ottenuta salva la vita decisero di ringraziare il santo costruendo una cappella (o forse addirittura una chiesa) a lui dedicata. Non ci sono prove che questa leggenda abbia un fondo di verità, ma non c'è nulla di tangibile che provi il contrario.
L'attuale chiesa sorse " nel luogo dove quella era, così che il Presbitéro e il Coro della presente chiesa occupa in buona parte il terreno che a quella serviva ".
Nel 1570, per ordine di San Carlo, il padre Leonetto Clivone visitò la chiesa e, su sollecitazione degli abitanti del luogo, venne decisa la formazione della parrocchia per facilitare i sanzenesi, spesso impossibilitati a raggiungere la chiesa di Brivio a causa degli straripamenti del torrente Bevera. San Zeno fu elevata al rango di parrocchia solo nel 1585 e precisamente il 31 ottobre; di essa facevano parte Porchera Inferiore e Superiore, Monastirolo, Mondonico, Valicelli, Olcellera, Borlengo, Olgiate e Monticello (che apparteneva per metà alla pieve di Missaglia).
Le condizioni economiche della neonata parrocchia non erano certo tra le più rosee, infatti essa doveva trovare le proprie risorse dalle donazioni concesse dalle famiglie più abbienti. C'è da precisare che nel 1595 queste donazioni promesse non erano ancora arrivate ed anche questo è uno dei motivi per cui il parroco Andrea Biffo fu costretto a chiudere la chiesa per mancanza di fondi. Per mettere fine a questa situazione le stesse famiglie donarono alcuni terreni fra cui anche quello del Foppone. Probabilmente il parroco seppe far fruttare la vendita dei terreni tanto che nella visita pastorale del 1608 il cardinale Federico Borromeo annota la presenza di una vera e propria torre campanaria che, a quanto si può congetturare, aveva preso il posto della piccola campana della cappella.
Il XVII secolo è tanto povero di documenti, per quanto riguarda la chiesa di San Zeno, quanto è vario negli avvenimenti; infatti era frequente nel nostro territorio il passaggio di eserciti stranieri che causavano non pochi scompigli nella vita delle persone di quell'epoca. Nel 1630 venne eretta la chiesina di San Carlo al Foppone in conseguenza della famosa epidemia di peste. Il XVIII secolo non fu certo fra i meno movimentati, come del resto avvenne in tutta Europa. L'avvenimento principale per la parrocchia di San Zeno fu sicuramente la costruzione della nuova chiesa (quella attuale), intrapresa negli anni 50 del 1700 su sollecitazione del parroco Giuseppe Maria Fagnani e terminata solo nel 1816.
Nel XIX secolo si ha un rinnovamento generalizzato delle forme di culto, che evidenziano una fede che non era mai venuta meno; pertanto furono istituite o rinnovate nuove celebrazioni liturgiche (come le 40 ore) e nuove associazioni laiche come le confraternite più importanti, quali quelle del SS. Sacramento, del Sacro Cuore e del Preziosissimo Sangue di Gesù; infatti, segno di questa rinnovata spiritualità è il numero di iscritti alla confraternita del Santissimo Sacramento nel 1897: ben 155 confratelli e 209 consorelle.
Sempre nel corso del 1800 nasce l'oratorio, tramite esso i giovani parrocchiani entravano direttamente a far parte della vita della comunità. Inoltre la chiesa venne dotata di nuove statue e suppellettili oltre che di immagini sante.
Il 900 è stato segnato dalle due guerre, in particolare durante la prima guerra mondiale nacque il culto della Madonna della Vittoria e della Pace (che si venera presso la chiesina di San Carlo al Foppone). Le novità del XX secolo vennero anche portate dal Concilio Vaticano II e così furono introdotti i lettori, la celebrazione della Messa in lingua italiana e fu rinnovata l'importanza delle processioni in occasione delle feste, pratica che resta in vigore anche oggi. Nell'ultimo ventennio si è assistito ad una rinascita della parrocchia di San Zeno dopo una fase di stasi.
Sono sorte così numerose iniziative sia per quanto riguarda strettamente l'ambito del culto sia per quanto concerne la vita comunitaria della parrocchia stessa. Soprattutto nell'ultimo decennio si è avuto un profondo rinnovamento e svecchiamento delle strutture con la nascita nel Consiglio Pastorale Parrocchiale, delle commissioni e dei vari gruppi. Si è anche assistito ad una apertura della nostra parrocchia verso le altre realtà del decanato con la nascita dell'unità pastorale con Calco e Olgiate, e verso le diverse realtà del mondo con il recente gemellaggio con il paesino rumeno di Bradu o con la costante solidarietà nei confronti dei poveri delle missioni.
Non da ultimo bisogna ricordare anche il recupero e la ristrutturazione degli edifici ecclesiastici così da essere pronti a sostenere altri 1000 anni di storia cristiana.
La religiosità dei sanzenesi si è espressa nella storia anche con l'edificazione di luoghi per il culto comune: l'estensione dell'area parrocchiale e il gran numero di cascine e paesini hanno permesso la costruzione di un gran numero di chiese e cappelle, molte delle quali ancora visibili. A tutt'oggi, infatti, esistono ancora 9 chiese e cioè: la chiesa parrocchiale di S. Zeno della fine del XVIII sec., la cappella di S. Giuseppe antistante la parrocchiale del 1841 circa, la chiesa di S. Carlo al Foppone del 1630, la chiesa della Beata Vergine Addolorata di Porchera edificata nel 1587, S. Biagio di Mondonico risalente al 1536, SS. Rocco e Sebastiano di Monticello del 1914, la cappella privata di S. Luigi Gonzaga in Villa Maria a Mondonico risalente alla metà del XVIII sec., la cappella privata di SS. Ambrogio e Galdino di Villa Sommi Picenardi del 1502 ed, infine, l'oratorio di S. Croce (detto anche "del Casino") edificato all'inizio del ‘700. L'elenco non considera tutte quelle chiese demolite o sconsacrate negli anni passati, come la chiesa di S. Giuseppe al Monastirolo, ora casa privata, o la chiesa di S. Croce di Porchera, citata da don Giovanni Dozio, e probabilmente distrutta prima della fine del XV secolo, la chiesa di S. Antonio di Mondonico demolita per ordine di S. Carlo nel 1574, l'antica chiesa di S. Biagio di cui si è persa la memoria.
L'attuale chiesa parrocchiale è stata edificata a partire dalla seconda metà del ‘700 su un terreno attiguo alla chiesa più vecchia, divenuta troppo piccola per la popolazione crescente. I lavori sono iniziati nell'aprile del 1750 e, in particolare la prime pietra fu posta il 28 aprile 1750 dal nobile Sig. Giovanni Battista Sala. La chiesa venne benedetta venti anni più tardi, il 1° luglio 1770, ma non era ancora terminata, mancando infatti di coro e sacrestia che dovevano essere edificate sul sito della vecchia chiesa demolita per l'occasione. I lavori di costruzione proseguirono a rilento per evitare di accumulare grossi debiti, poiché sia l'edificazione, sia la decorazione della chiesa furono fatte da gente del luogo, come scrisse il parroco di allora don Ambrogio Sovico: "e non meno merita d'essere perpetuamente encomiata la carità de Sig.ri Compadroni, che si segnalarano con elemosine conspicue in asisterla; e la pietà di questo Popolo, delli Uomini coll'aver indefessamente e di giorno e di notte prestata la loro opera in fatiche pure di molto gravose, delle Donne a filare non solo in tempo d'Inverno, ma anche all'estate, e ciò più volte con ansietà sovragrande; e ricordar devo pure l'impegno comendevole sempre stato presso de Carretteri esteri a qui condurre l'opportuno materiale dalle Fornaci, sassi d'opera contenti del puro riffresco, qual però era onesto" .
Verso la fine del 1777 venne terminata la sacrestia, mentre l'anno seguente venne completato coro e presbiterio. Infine nella quaresima del 1779 venne benedetto l'altare maggiore. Nei decenni successivi vennero rifinite le cappelle laterali e furono posti i confessionali.
Gli affreschi della chiesa vennero eseguiti in più momenti tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del ‘900. Della vecchia chiesa non rimane più nulla, eccettuata una colonna posta in casa parrocchiale (così ci dice la leggenda) e il battistero in pietra che risale al 1585.
Il campanile, recentemente restaurato, si trova in casa parrocchiale: la parte inferiore, in sasso, è più vecchia e risale ai primissimi anni del Seicento quando, per ordine di Federico Borromeo, venne prolungata la vecchia casa parrocchiale (sostituita verso la fine del Settecento dall'attuale) in modo da erigere una torre campanaria. Il campanile, dopo la costruzione della nuova chiesa, risultava sproporzionato rispetto alla mole della chiesa, e pertanto fu rialzato nel 1858.
Di fronte alla chiesa si trova l'oratorio di S. Giuseppe edificato verso il 1840 dalla Confraternita del Santissimo Sacramento della parrocchia: l'edificio aveva la funzione di punto di incontro e di preghiera degli iscritti al sodalizio. Secondo lo storico locale A. Borghi, la chiesa è stata edificata o comunque modificata dal celebre architetto Bovara, ma altri studi effettuati di recente non hanno confermato l'ipotesi.
La chiesa della Vergine Addolorata di Porchera è stata edificata nel 1587 per iniziativa di Mons. Baldassarre del Corno: precedentemente gli abitanti di Porchera celebravano le funzioni religiose a S. Zeno poiché nel paesino non esisteva alcuna chiesa. L'oratorio, per molti secoli di proprietà dell'Ospedale Maggiore di Milano, è stato probabilmente ristrutturato agli inizi del Settecento e alla fine dell'Ottocento quando, in seguito ad alcuni accordi, la proprietà ritornò alla parrocchia.
Presso Mondonico, in località la Squadra, sorge su una collinetta la chiesa di S. Biagio, in un contesto paesaggistico di indubbio valore. Della chiesa se ne ha memoria dalla metà del XIII secolo e la dedicazione a S. Biagio conferma che doveva essere stata edificata da poco, poiché il culto di S. Biagio è stato importato in Brianza in quel periodo dai crociati di ritorno dalla Terra Santa: ma non stiamo parlando dell'attuale chiesa!!! Infatti l'attuale S. Biagio venne edificata nel 1536 ed era dedicata a S. Maria della Purificazione: testimonianze del Cinquecento concordano nel dire che appena sopra l'abitato di Mondonico si trovava una chiesa più vecchia dedicata a S. Biagio, che poi crollò. La gente non ricostruì quei ruderi, ma optò di trasferire la dedicazione in una chiesa più recente edificata dai Bonfanti sulle loro proprietà: in tal modo la chiesa della Squadra divenne S. Maria della Purificazione e S. Biagio. Con il tempo la dedicazione alla Madonna venne dimenticata e rimase solo S. Biagio! La chiesa è ricca di affreschi del XVI secolo.
Nella frazione di Monticello sorge la chiesa dei santi Rocco e Sebastiano: la prima pietra dell'attuale edificio fu posta dal cardinal Ferrari nell'Ottobre 1914 alla vigilia della guerra; l'edificio venne terminato al termine della guerra. La vecchia chiesa di Monticello sorgeva presso villa Gerli (ex villa Gemelli) e venne abbattuta dopo l'edificazione della nuova cappella nonostante il parere contrario della famiglia Gerli.
Presso l'abitato di Borlengo, a poche centinaia di metri da Porchera e San Zeno, si trova la chiesetta di San Carlo al Foppone, edificata nel 1630 per il seppellimento dei morti a causa della peste. L'oratorio divenne in breve tempo meta di pellegrinaggi e di processioni paesane per invocare l'aiuto dei morti della peste durante i periodi di carestia o guerra o siccità. La chiesa, caduta in rovina durante la seconda metà del ‘900, è stata ricostruita con lo scopo di diventare punto d'incontro per chi cerca un luogo sereno dove pregare o riflettere.
Tra le chiese private sono da segnalare la cappella dedicata all'Immacolata e ai SS. Ambrogio e Galdino edificata nel 1702 presso la villa Sommi Picenardi (ex villa Sala, fino al XVII secolo dimora dei Vimercati); la chiesa di S. Giuseppe al Monastirolo, edificata nel 1736 dalla famiglia Magni, ed oggi ridotta a casa privata; la cappella-ossario de "i morti di San Biagio" costruita nel 1723 dagli abitanti di Mondonico sui terreni della famiglia Bonfanti; l'oratorio del SS.mo Crocifisso, detto anche "del casino" edificato appena sopra Mondonico: il parroco don Ambrogio Sovico ci tramanda come l'oratorio sia stato costruito dalla famiglia Bonfanti nel 1731 e poi venduto al Canonico don Melchiorre Soannio di Monza, ma la visita vicariale del 1717 in realtà evidenzia l'esistenza dell'oratorio del SS.mo Crocifisso di proprietà dello stesso Soannio; infine, la cappella privata di S. Luigi Gonzaga, costruita nella villa Maria dalla famiglia Bonfanti.
La religiosità e la fede degli abitanti della parrocchia di San Zeno non si esaurisce certamente con l'edificazione e il mantenimento di tutte le chiese elencate; ad accrescere la religiosità della gente e a coltivarne lo spirito cristiano hanno contribuito un gran numero di persone religiose e laiche: "parroci, coadiutori, catechisti, animatori, frati e suore, fabbricieri, confratelli e consorelle, etc" hanno evangelizzato e sostenuto gli abitanti della parrocchia nel loro individuale e collettivo cammino verso Dio Padre e la vita eterna. Pertanto, vorremmo focalizzare l'attenzione sui parroci che hanno retto la parrocchia in tutti questi secoli: si tratta di uomini, a volte semplici, che nonostante i loro difetti e i problemi che il loro tempo presentava, sono riusciti a trasmettere il lieto annuncio del Vangelo a centinaia di famiglie che ci hanno preceduto in questa parrocchia.
Come già detto la Parrocchia di S. Zeno venne fondata il 31 ottobre 1585: il primo parroco fu prete Andrea Aldego, che resse il beneficio parrocchiale per 6 anni, dal 1586 al 1592.
Nel 1592 divenne parroco il Rev. Dionisio de' Giudici, che appena un anno dopo lasciò l'incarico a prete Andrea Biffo, parroco fino al 1599.
Nel 1599 il Beneficio Parrocchiale passò nelle mani del Rev. G.B. Arrigone, che lo resse fino al 6 gennaio 1634, giorno in cui morì a causa di un colpo di archibugio ricevuto da un parrocchiano nei campi vicini alla Boscarola, presso la frazione di Porchera. Nello stesso anno il governo della parrocchia fu affidato al Rev. Giovanni Pietro Fondra, che fu parroco per 3 anni e 4 mesi, cioè fino al 1638, quando subentrò Apollinare Chiocaro, già parroco di Pontirolo. Nel 1662 il Chiocaro decise di ritirarsi a vita privata facendo domanda di pensione per gli alimenti. Morì a S. Zeno il 6 settembre 1663. La rinuncia del Chiocaro fu occasione di contrasto in parrocchia: il nuovo parroco, Carlo Bonfanti di Monticello , dopo essere divenuto sacerdote, si insediò come parroco di S. Zeno senza alcuna autorizzazione da parte della Curia. Dopo diversi dissidi riuscì ad averla vinta e più nessuno lo cacciò dalla parrocchia per ben 50 anni: fu il parroco che resse la parrocchia per più tempo. Un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1713, divenne nuovo parroco don Felice Bazzana, e dal 1722 la cura passò a don Giovanni Battista Bonfanti, nativo di Mondonico e già curato della parrocchia S. Gerardo di Monza. Anche lui, come il Chiocaro, decise di ritirarsi a vita privata nel 1735 e morì a Mondonico il 14 settembre 1745.
Nel 1735 divenne parroco il Rev. Giuseppe Maria Fagnani, nativo di Inzago. Il Fagnani, oltre che parroco di S. Zeno, fu anche vicario foraneo (decano) della Pieve di Brivio per alcuni anni. Secondo i documenti "resse la parrocchia in modo lodevolissimo, vendendo anche i suoi mobili e donando il ricavato a detta chiesa" . Donò inoltre alla parrocchia il terreno su cui è stata fondata l'attuale chiesa parrocchiale. Morì il 26 agosto 1774.
Al Fagnani successe don Ambrogio Sovico, nativo di Milano, che ottenne il beneficio per concorso il 30 settembre 1774, prendendone il possesso il 5 febbraio 1775. Egli ebbe il merito di sistemare l'archivio parrocchiale scrivendo nel 1779 un Chronicon delle memorie riguardanti la parrocchia dalla sua fondazione sino al 1815, anno in cui la lasciò. Il Sovico fece terminare la costruzione della chiesa di San Zeno ed edificò la casa parrocchiale e massarizia. Inoltre si prodigò molto per le famiglie povere, tanto che nel di lui testamento dispose una somma di denaro da destinarsi alle famiglie povere della parrocchia. Egli morì il 21 dicembre 1815, e il di lui successore fu don Arcangelo Taschini, nato a Palazzago nel 1767. Dopo essere stato coadiutore a Novate e a S. Marcellino di Imbersago, divenne parroco di S. Zeno il 7 febbraio 1816. Fu una persona semplice e umile che si dedicò ai bisognosi, tanto da vendere i mobili della canonica e con il ricavato di £ 5000 fondare un'Opera Pia che portava il suo nome a favore dei poveri. Venne trovato morto in letto il 29 dicembre 1827.
Suo successore fu Giuseppe Vergottini, nato a Bellano nel 1779. Dopo diverse esperienze come coadiutore divenne parroco di S. Zeno nel 1827. Secondo i documenti archivistici "fu uomo vigoroso e pertinace di volontà". Fu inoltre sollecito nei confronti dei malati, tanto da disporre generosi doni ai poveri, oltre che alla chiesa. Morì il 14 maggio 1854. Suo successore fu Giovanni Battista Nova, che si prodigò per il bene spirituale della parrocchia attraverso le Missioni e le SS. Quarantore. Fece inoltre effettuare numerosi lavori in parrocchia, come l'innalzamento del campanile. Morì il 13 novembre 1886; nel 1887 dopo diverse esperienze come coadiutore, divenne parroco don Ferdinando Longoni , sino al 1904, anno in cui divenne parroco don Giovanni Battista Ripamonti , nativo di Ravellino. Il Ripamonti, prima di essere parroco, fu catechista all'Istituto Marcellino dal 1892 al 1900 e nel periodo 1900-1905 abitò a Metz dove si prodigò per gli operai italiani in Francia. È uno dei parroci più preparati che la parrocchia abbia avuto, e il suo grande merito è stato quello di superare la mentalità religiosa tipica dell'800 per quella nuova del ‘900 favorita dal Beato Cardinal Ferrari. Morì il 25 settembre 1932.
Il suo successore, don Giuseppe Galbiati, fu parroco di S. Zeno dal 1933 al 1945, anno in cui subentrò in parrocchia don Agostino Bertozzi: don Agostino è stato la figura più significativa della parrocchia nel dopoguerra: edificò e ristrutturò numerosi edifici come l'oratorio, la sala cinematografica, l'odierno bar. Si ritirò nel 1988; il suo successore, don Eugenio Dalla Libera, fu parroco sino al 1994: nonostante la sua breve permanenza a San Zeno, don Eugenio riformò totalmente le strutture parrocchiali creando numerosi gruppi associativi le cui attività perdurano tuttora. Dal 1994 la parrocchia è retta da don Giancarlo Cereda, instancabile sostenitore delle iniziative già esistenti e promotore di altre nuove.
Testi di Castelli Benedetta, Ghezzi Angelo e Brusetti Lorenzo.
02/12/2000