'A Rosamarina

In origine era un ramo di rosmarino che veniva regalato alle padrone di casa per aromatizzare l'agnello pasquale il Sabato Santo. Nel tempo, il dono è diventato un ramo di abete, vagamente somigliante alla aromatica pianta, che viene addobbato di arance e limoni, simbolo di benessere e felicità. E’ distribuito in tutte le famiglie che lo    appendono al balcone più alto della casa in segno di augurio. Il giorno di Pasqua, un gradevole "concertino" di fisarmoniche e tamburelli si ferma sotto il balcone per cantare allegri ed allusivi stornelli. La padrona di casa, allora, fa al capo-concertino un'offerta in natura o in danaro. La sera, i regali in natura vengono messi all'asta ed il ricavato viene devoluto al Comitato per i festeggiamenti in onore di San Vito Martire.

Ecco alcune strofe del simpatico canto:

Ogni annu a Pasqua rusata

jamu mettendo la Rosamarina…

Rosamarina è quannu…

Oj quantu s’è allungata

oj quantu s’è allungata

‘ncoppa ‘sta fenestella si sagliuta

si sagliuta

‘ncoppa ‘sta fenestella si sagliuta!

Oj la figliola ‘ncoppa sta funesta

famme la razia nun te ne trasine,

vottami lo capillo.

Oj bella rà ste trezze,

oj bella rà ste trezze,

ca fino a n’coppa là

voglio sagline

voglio sagline

ca fino a n’coppa là

voglio sagline!

……..

……..

Li signori ra tanto luntano

li signori ra tanto luntano,

a vuj, signori, addiu!

Santu Vitu ve pozza ajutana,

pozza ajutana!

Santu Vitu ve pozza ajutana!

 

 

 

 

Mille Ceri

L’ultima domenica di Agosto è un giorno di grande festa per i Santostefanesi. A chiusura dei festeggiamenti in onore del protettore San Vito Martire si effettua la processione dei “mille ceri, così denominata per la grande affluenza di fedeli e di emigrati, provenienti da ogni dove, spinti dalla profonda devozione. Osservata dall’alto, la processione, per i numerosissimi ceri disposti in doppia fila, sembra un serpentone luminoso che si snoda per le vie del paese. Seguendo la statua del Santo si intonano a squarciagola antichi canti, quale:

Santu Vitu e Santu Stefanu

Protettori ed avvocate,

preate lo nostro Dio

ca ‘nce liberi ra peccate.

Liberate ra peste e guerre

e ogni sciorta re infermità,

aiutateci in questa terra,

soccorretengi per pietà.

 

 

 

 

La Zeza

Tipica sceneggiata popolare che coinvolge la popolazione durante il Carnevale. Con suoni, balli e canti ci si esalta per le strade del paese per vivere tutti insieme momenti di sfrenata allegria (una volta all’anno è lecito far pazzie!). I protagonisti sono Pulcinella, sua moglia Zeza, la loro figlia Purziella, Don Zinobio, innamorato di Purziella. La trama prevede che Zeza, caduta in miseria e con un marito brontolone, ha come unico obiettivo quello di sposare Zeza: un buon matrimonio avrebbe risolto i problemi; per questo favorisce gli incontri clandestini di Purziella con Don Zinobio…

Il divertimento maggiore consiste nel vedere mascherati seri padri di famiglia, lavoratori instancabili, che con convinzione recitano la parte, provata per diversi mesi, curando nei dettagli sia il canto che la coreografia, che deve risultare il più possibile vivace e colorata.

Ecco alcuni stralci, dal testo originale, recitati da Pulcinella:

‘Nserra sta porta vecchia, mittincella ‘na puntella,

tu stamme accuorto a casa e a Purziella!

Sti quattu mascalzuni ca stannu ra qu’attuornu,

dormire nun mi fanno notte e ghiuornu…

 

 

 

 

Venerdì Santo

La Processione dei Misteri e del Cristo Morto è un evento misto di  religiosità e tradizione popolare. La partecipazione dei fedeli è caratterizzata dal classico Focarone, che rappresenta un momento di incontro e di aggregazione. Già nel primo pomeriggio ci si adopera affinché, in diversi punti, vengano allestite grandi cataste di legna. In serata, durante il passaggio della Processione, vengono accese e ci si rimane intorno fino a notte inoltrata.