Il tesoro di Serpico |
Si narra che a Serpico, abitato dall’antica
popolazione dei Serpiceti, una volta c’era un serpente … Non un serpente, si ravvede
il narratore, ma un brutto diavolo che rimase lì a vivere ed a custodire il
tesoro, quando i Serpiceti, in seguito ad una pestilenza, furono costretti ad
andare via. Il tesoro era nascosto sotto le mura di un vecchio castello e per
impossessarsene bisognava farlo entrare in una bottiglia! Ma quando qualcuno
era quasi riuscito nell’impresa successero cose diaboliche … Del tesoro
nessuno parlò più! Ma, ancora oggi, tutti ci pensano … |
||
|
|
||
|
|
||
Il malocchio |
Un aspetto delle leggende popolari sono i
fenomeni della “jettatura” e della “fattura”, per cui si faceva
riferimento a maghi e fattucchiere. La prima differisce dalla seconda perché
ha un carattere oggettivo, non intenzionale. Lo jettatore “ietta” l’influsso
malefico. Contro di essa è possibile difendersi indossando amuleti, facendo
scongiuri e recitando formule particolari. La “fattura”, invece, è un’azione
magica: ha un carattere soggettivo e richiede l’intervento di un mago, una
strega o una fattucchiera ed il rispetto di un preciso rituale. Ancora oggi, in paese, ci sono “le
maestre del contruocchiu cu’ piattu”. In un piatto fondo mettono
dell’acqua, nella quale, dopo aver pronunciato le formule di rito, lasciano
cadere alcune gocce d’olio; se queste si spandono, scomparendo quasi, si è
certi che la persona per quale lo scongiuro è formulato è colpita da un
malocchio. Ecco alcune formule: Ti sciumentu pà capa e pò pere, chi t’ha fattu male te pozza fa bene; uocchiu e cuntruocchiu, scatta ‘a mmiria e crepa ‘u malocchiu! … Angelu miu custore l’uocchiu e la mmiria ch’è trasuta caccela fore. Angelu Rabiele caccia lu male e mitti lu bene. |
||
|
|
|
|
|
|
|
|