Un Pò Di Storia Della REPUBBLICA
DOMINICANA
Qualche cenno storico sulla Repubblica Dominicana
La Repubblica Dominicana è una repubblica presidenziale situata nei due terzi orientali dell'isola caraibica di Hispaniola. Il terzo occidentale dell'isola è occupato da Haiti. La capitale è Santo Domingo, la lingua parlata lo spagnolo e la moneta locale il peso de oro. La Repubblica Dominicana è suddivisa amministrativamente in 31 province. In aggiunta a queste, la capitale Santo Domingo appartiene al Distrito Nacional (Distretto Nazionale). Le province si suddividono, a loro volta, in municipalità. Ha una superficie di 48.730 Kmq di cui l1,6 % è acqua. E indipendente da Haiti dal 27 febbraio 1844 ed è entrata nellONU il 24 ottobre 1945. La sigla automobilistica è DOM e linno nazionale si intitola Quisqueyanos valientes.
In epoca precoloniale, l'isola di Quisqueya (madre di tutte le terre) o Bohio, poi ribattezzata Hispaniola, era abitata da una popolazione chiamata Taíno, termine che, nella lingua indigena, aveva il significato di "il buono" o "nobile". Il 5 dicembre 1492 le caravelle di Cristoforo Colombo arrivarono nell'isola, che diventa una colonia spagnola.
Dei primi anni di dominazione spagnola si ricorda lo schema delle fattorie: basato sull'esperienza portoghese nella costa occidentale dell'Africa, consisteva nello sfruttamento del lavoro retribuito degli spagnoli, un regime di schiavitù per le popolazioni native, la vendita degli stessi in Spagna e l'imposizione di un tributo in polvere d'oro o cotone. Lo sfruttamento delle ricchezze naturali e della forza lavoro indigena poteva avvenire solo a favore della corona spagnola e non dei privati. Questo provocò molto malcontento tra gli spagnoli e la morte, spesso per tristezza, dei taino durante il viaggio oceanico. I modi con cui vennero trattati gli indigeni (considerati come la ricompensa per la conquista) provocarono un crollo della loro condizione fisica e della speranza di vita. I taino arrivarono a suicidarsi in massa e a realizzare aborti come unica via di salvezza dalla schiavitù; la popolazione scese dalle circa 400.000 persone calcolate nel 1492 a 60.000 nel 1508. La scarsa manodopera indigena e la concentrazione della stessa in poche famiglie aristocratiche fece si che i coloni spagnoli emigrassero presso altre terre. Solo con l'introduzione della lavorazione intensiva della canna da zucchero la popolazione incominciò a crescere, e con essa iniziò anche la tratta degli schiavi neri dall'Africa. A metà del secolo XVI si calcola che fossero presenti sull'isola più di 20.000 africani provenienti da tribù differenti, mentre i taino erano praticamente estinti. All'inizio del 1600 per combattere il contrabbando e gli attacchi dei pirati la casa reale spagnola decise di trasferire tutte le persone che vivevano nelle zone ovest e nord-est dell'isola in zone più controllabili e vicine alla capitale, Santo Domingo. Questo provocò un impoverimento generale dell'economia dell'isola e la possibilità per filibustieri e bucanieri di occupare la parte ovest (La Tortuga) come loro principale sede di partenza per gli attacchi alle navi dirette e provenienti dall'Europa.
Nel 1791 una ribellione di schiavi guidati da Toussaint L'Ouverture segnò l'indipendenza della colonia francese di Haiti dalla madrepatria e la conseguente unificazione dell'isola per mano degli haitiani. La prima misura che venne presa fu l'abolizione della schiavitù. Nel 1801 Napoleone inviò una gigantesca spedizione per la riconquista di quella che doveva essere il centro del suo impero coloniale, ma ciò non impedì che tre anni più tardi Haiti (la parte occidentale dell'isola) dichiarasse l'indipendenza. I francesi rimasero a controllare i territori a est con capitale Santo Domingo grazie all'appoggio degli ex-coloni spagnoli che rifiutarono la dominazione da parte di ex-schiavi non riconoscendosi come neri, ma come spagnoli mulatti.
Dopo un breve ritorno sotto il dominio della Spagna (1808) e un'indipendenza effimera (1821), nel 1822 la Repubblica Dominicana (o Repubblica di Haiti Spagnola, come si chiamò nel 1821) venne invasa da Haiti. Nel periodo successivo (fino al 1844) si registrò l'abolizione della schiavitù, una riforma agraria e la ridistribuzione delle terre, l'istituzione dell'educazione obbligatoria, laica e gratuita e un forte scontro con la chiesa cattolica. La popolazione dominicana mal digerì queste riforme.
Nel 1844 un movimento di sollevazione popolare guidato da Juan Pablo Duarte portò all'indipendenza della Repubblica Dominicana sancita da un manifesto che segnava l'uguaglianza di tutti gli uomini, senza discriminazioni. Il nascente stato si poneva sotto la protezione di Stati Uniti, Francia ed Inghilterra, ma di fronte al rischio di invasione da parte degli stessi Stati Uniti (1860) il presidente dominicano Santana firmò un trattato di riammissione alla Spagna (1861). Tale trattato provocò la sollevazione di alcuni generali e l'inizio di una guerra definita di Restaurazione e conclusa con una nuova indipendenza (1863).
A partire dal 1863 è stata retta per alcuni anni da presidenti eletti formalmente in maniera democratica, fra i quali Francisco Gregorio Billini, anche se questi erano probabilmente rappresentativi di una oligarchia. A causa dell'insolvenza nel debito estero verso gli Stati Uniti d'America, ma soprattutto per difendere gli interessi nordamericani legati alle coltivazioni di canna da zucchero, questi ultimi hanno attuato un'occupazione militare dell'isola all'inizio del secolo XX. Nel momento in cui gli Stati Uniti lasciano il paese insediano il dittatore Rafael Leónidas Trujillo con l'incarico di difendere gli interessi economici americani. La dittatura di Trujillo, osteggiata fra gli altri dalla legione caraibica, è durata fino al 1961. Nel 1937 Trujillo, in cerca di popolarità, ordinò l'uccisione di 18.000 haitiani che vivevano nelle zone di frontiera dominicana e fece passare il massacro come una rivolta del popolo dominicano. Da quel momento iniziò una campagna di "dominicanizzazione" della frontiera promuovendo la ripopolazione della zona con famiglie dominicane, a cui si consegnavano terre, e la creazione di nuove province. Alla morte del dittatore, ucciso da una congiura, il suo braccio destro Joaquín Balaguer Ricardo tentò di rimanere al potere, anche con un fallito colpo di stato, ma cedette alle pressioni internazionali e le prime elezioni libere furono vinte da Juan Bosch Gavino, fondatore del Partido Revolucionario Dominicano (PRD), cresciuto in esilio durante la dittatura. Le sue posizioni, ritenute politicamente inaccettabili dall'amministrazione statunitense - Juan Bosch chiedeva una riforma agraria e una revisione del sistema economico - hanno portato a una seconda invasione militare (1962-1965), durante la quale fu praticamente annientata la sinistra dominicana. Dopo il ritiro degli Stati Uniti, nel 1966, venne eletto presidente Joaquin Balaguer. Il primo periodo di governo di Balaguer è durato fino alle elezioni del 1978, che hanno visto l'elezione di Antonio Guzmán Fernández, del Partido Revolucionario Dominicano (PRD) allora all'opposizione. Fu la prima elezione dominicana in cui si effettuò un cambio di governo in modo pacifico. Il mandato si caratterizzò per essere stato uno dei più liberali tra quelli conosciuti dalla Repubblica Dominicana da decenni. Terminò con il suicidio di Guzmán nel 1982 e gli successero due brevi esperienze legate al PRD fino al ritorno di Balaguer nel 1986. Balaguer governò per dieci anni, venendo rieletto in due elezioni, nel 1990 e nel 1994, svoltesi in un clima di violenza e intimidazione verso l'opposizione; dietro la pressione internazionale, Balaguer acconsentì a organizzare nuove elezioni nel 1996 per le quali non si sarebbe candidato. Nel 1996 viene eletto Leonel Fernández Reyna, candidato del PLD, che è il partito che Juan Bosch ha fondato quando si è reso conto che il PRD non corrispondeva ormai più ai suoi ideali. Realizza una politica neoliberista, vendendo le imprese elettriche e modernizzando il paese dal punto di vista tecnologico. Nel 2000 le elezioni vengono però vinte da Hipólito Mejía Domínguez, del PRD. Viene eletto al primo turno con più del 50% dei voti, e incarna la speranza della gente di un governo che sia dalla loro parte. Nel 2002 muore l'ex presidente Balaguer. Le elezioni dell'agosto 2004 vedono nuovamente sconfitto il governo in carica e torna alla presidenza Leonel Fernández Reyna. Nelle elezioni amministrative del 2006 si registra una forte vittoria del PLD del presidente Leonel Fernández Reyna. Alle elezioni presidenziali del 2008 il presidente uscente viene riconfermato con il 53% dei voti, mentre Miguel Vargas (PRD) ha raggiunto quota 40%. Il PRSC con Amable Aristy si è fermato a poco più del 4%.
L'attuale Presidente
LA BANDIERA DOMINICANA
La Bandiera della Repubblica Dominicana è un rettangolo diviso in quattro campi. La croce bianca divide due settori blu e due rossi disposti incrociati. Nel mezzo, lo scudo dominicano, circondato da rami di alloro. Sopra lo scudo, il carteggio con il motto dominicano: "Dios, Patria, Libertad" (Dio, Patria, Libertà). Il rosso della bandiera dominicana rappresenta il sangue versata dai liberatori della patria. L'azzurro rappresenta gli ideali di progresso e libertà e che Dio protegge la nazione dominicana. La croce è il simbolo della lotta dei liberatori per arrivare alla libertà della patria. Il bianco ricorda che la pace e l'unione devono prevalere tra tutti i dominicani. Secondo un'altra interpretazione, il rosso e l'azzurro sono i colori del manto della Vergine nell'immagine sacra della Madonna dell'Altagrazia, che è considerata la protettrice del popolo dominicano. Messa al contrario, significa che il Paese è in guerra.
La Bandiera nazionale fu alzata il 27 febbraio 1844, giorno dellindipendenza. Anche senza stelle e con croce attraversante. Fu sostituita il 6 novembre dello stesso anno con la versione definitiva. Era la bandiera della società segreta degli indipendentisti La Trinitaria, disegnata dal fondatore Duarte, che pose la croce cristiana e dieci stelle bianche sulla bandiera di Haiti. Dalla versione semplificata senza stelle, fu tratta poco più tardi quella definitiva, per scambio dei colori dei due quarti al battente.
La bandiera di stato adottata il 6 novembre 1844, abolita nel 1861 con loccupazione spagnola e ripristinata il 14 settembre 1863 con il ritorno dellindipendenza. Derivata dalla precedente per inversione dei colori dei due quarti al battente. Lo stemma di stato figura al centro in piccole dimensioni. Sullo scudo cè un trofeo di bandiere nazionali con accollati simboli cari alla Trinitaria: una croce e una bibbia aperta sullincipit del vangelo di Giovanni. Intorno, un ramo dalloro e uno di palma, liscrizione col nome del paese e il motto Dios, Patria, Libertad.
La versione nazionale e mercantile della bandiera non porta lo stemma di stato al centro. Lazzurro è considerato dai dominicani il colore della libertà e il rosso quello del sangue dei martiri. La croce bianca è simbolo di fede e di sacrificio.
INNO DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
L'inno nazionale dominicano, fu composto da José Rufino Reyes
Siancas (1835-1905); il testo fu scritto da Emilio Prud'homme (1856-1932).
La prima versione dei versi di Prud'homme fu pubblicata il 16
agosto 1883 dal settimanale El Eco de la Opinion. Il 17
agosto 1883 l'inno così composto, fu eseguito durante un evento
organizzato dalla stampa nazionale presso la sede della Loggia
Esperanza di Santo Domingo. Fu cantato da un gruppo di giovani,
con l'accompagnamento di una piccola orchestra. La composizione
fu ben accolta dal pubblico e da allora iniziò lentamente a
diventare popolare. Nel 1897, il giornale della capitale El
Teléfono pubblicò una edizione del testo di Prud'homme, corretta
dallo stesso autore. Lo stesso poeta volle rivedere la sua
opera, considerando che la prima versione presentava errori
dovuti alla sua inesperienza giovanile. Sebbene avesse 27 anni
quando scrisse il suo inno , nel 1883, si vide costretto ad
ampliare tardivamente la sua formazione letteraria, a causa della
sua estrazione sociale umile.
Questa seconda versione divenne quella definitiva. Con il nuovo
testo approvato a larga maggioranza, il Congresso Dominicano
adottò "Quisqueyanos Valientes" come inno nazionale
dopo accesi dibattiti il 7 giugno 1897. L'allora presidente
Ulises Heureaux (1846-1899) pose il veto comunque, probabilmente
a causa dell'avversione di Emilio Prud'homme nei confronti del
suo governo dittatoriale. L'inno fu finalmente adottato come inno
ufficiale il 30 maggio 1934. L'articolo 97 della
Costituzione dominicana dichiara che:"L'Inno Nazionale è
la composizione musicale consacrata dalla Legge 700, datata 30
maggio 1934, ed è invariabile, unico ed eterno" Da
notare che il termine "Dominicanos" non appare mai nell'inno,
poiché Prud'homme utilizzò costantemente il termine poetico
Quisqueyanos. Quisqueya è il nome dell'isola di Hispaniola in
lingua taìno, il cui significato è "Madre della Terra";
il termine è utilizzato per fare riferimento alla Repubblica
Dominicana. Per motivi sconosciuti, si sta diffondendo l'idea che
l'Inno Nazionale Dominicano abbia come titolo "Quisqueyanos
valientes"; non è certo, poiché Emilio Prud'homme
intitolò il suo poema semplicemente "Himno Nacional" e
parrebbe improbabile che il nome dato da un poeta sia
stato modificato da una legge.
TESTO DELL'INNO NAZIONALE
Quisqueyanos valientes, alcemos Nuestro canto con viva emoción, Y del mundo a la faz ostentemos Nuestro invicto glorioso pendón. Salve el pueblo que intrépido y fuerte, A la guerra a morir se lanzó Cuando en bélico reto de muerte Sus cadenas de esclavo rompió Ningún pueblo ser libre merece Si es esclavo indolente y servil; Si en su pecho la llama no crece Que templó el heroismo viril. Más Quisqueya la indómita y brava Siempre altiva la frente alzará: Que si fuere mil veces esclava Otras tantas ser libre sabrá. Que si dolo y ardid la expusieron de un intruso señor al desdén, ¡Las Carreras! ¡Beller!... campos fueron que cubiertos de gloria se ven. Que en la cima de heroíco baluarte, de los libres el verbo encarnó, donde el genio de Sánchez y Duarte a ser libre o morir enseñó. Y si pudo inconsulto caudillo de esas glorias el brillo empañar, de la guerra se vió en Capotillo la bandera de fuego ondear. Y el incendio que atónito deja de Castilla al soberbio león, de las playas gloriosas le aleja donde flota el cruzado pendón. Compatriotas, mostremos erguid nuestra frente, orgullosos de hoy más; que Quisqueya será destruida pero sierva de nuevo, jamás. Que es santuario de amor cada pecho do la patria se siente vivir; Y es su escudo invencible, el derecho; Y es su lema: ser libre o morir. Libertad que aún se yergue serena La victoria en su carro triunfal. Y el clarín de la guerra aún resuena Pregonando su gloria inmortal. ¡Libertad! Que los ecos se agiten Mientras llenos de noble ansiedad Nuestros campos de gloria repiten¡Libertad! ¡Libertad! ¡Libertad!