DICEMBRE 2009 / GENNAIO 2010 :
SOSUA, PUERTO PLATA, CABARETE
Il giorno atteso da quasi un anno è arrivato ! Non ne potevo più.
Ad accompagnarmi all'aeroporto di Bologna sarà Pecci con la sua Smart. Si parte ben presto perchè le condizioni climatiche avverse suggeriscono di fare così. Arriviamo ben presto a Bologna e io mi metto tranquillo tanto prima delle 07:00 non si partirà. E' il 18 dicembre.
Il volo è in orario e noto, guardando il display delle partenze, che aver scelto Iberia, quindi con scalo a Madrid, è stata una decisione saggia perchè tutti gli aeroporti in collegamento con la Repubblica Dominicana erano chiusi per neve. Una buona dose di culo per cominciare.
Arrivo a Madrid e, come mi ero prefisso, cerco l'uscita per andare a fare un giro per la città: stare 8 ore lì non mi entusiasmava. Il culo si esaurisce subito: sciopero dei taxi. Incazzato come un lupo mi rassegno e attendo il mio volo verso la capitale.
L'attesa è snervante ma sono tranquillo: mi attende un gran periodo.
L'aereo parte in orario e io spero vivamente di poter dormire ma, come mi accade ormai troppo spesso, nelle vicinanze c'è un bambino rompi palle che piange continuamente: addio riposino.
Il comandante da l'annuncio: ci siamo, stiamo atterrando.
Si apre il portellone: finalmente "a casa". Vado a comprare la targhetta turistica, faccio timbrare il passaporto alla dogana e mi reco a prendere la mia valigia.
Ad attendermi c'era l'amico taxista Silvio detto "Alonso"...dimenticavo c'era anche Yanira.
La fame mi opprime e, quindi, chiedo a Silvio di fare una deviazione verso Boca Chica per mangiare qualche cosa all'Italy. Che tristezza, che desolazione: Boca Chica, il mio "primo amore", era veramente cambiata.
In breve ci mettiamo in marcia verso Sosua, destinazione casa di Bruno.
Durante il viaggio, complice anche la stanchezza, mi addormento e mi sveglio, prima dell'arrivo, solo nei pressi di Moca.
Giunti a Casa di Bruno, lui ci viene ad aprire e mi indica la mia sistemazione: mi piace... mi piace di brutto.
Il giorno dopo ci rechiamo a fare colazione da Lorenzo e quì scopro, e ne sono molto felice, che il cuoco Willy non c'era più. Due chiacchere con Lorenzo poi un pò di spesa per riempire il frigo.
In meno di 24 ore passate con Yanira, di lei avevo già le palle piene.
Il tempo è contro di me e per 3 giorni fa acqua di continuo. Appena smette, prendo lo scooter che Bruno mi aveva dato e provo a dirigermi verso il centro. C'era la strada piena di acqua e io sarei stato intenzionato a tornare indietro ma Yanira insiste per proseguire dicendo che l'acqua era bassa.
Un cazzo !!!
Minimo un metro e il motore va a puttane.
Sconsolato e incazzato lo riporto a casa; in seguito il meccanico di Bruno tale "Viejo" provvederà a ripararmelo e il tutto mi costerà più di 2000 pesos. Porca troia !
Si avvicinano le feste e Yanira insiste perchè io vada a La Vega con lei: ma stiamo scherzando ? In quello schifo ? Quì sto troppo bene. Allora, lei mi dice che sarebbe andata dalla sua famiglia solo per due, tre giorni. Bruno, sua moglie ed io la accompagnamo a Puerto Plata a prendere il pulman: da quel giorno di lei più nessuna notizia. Solo meglio per me tanto la sopportavo a fatica.
La prima persona con cui faccio amicizia è Roby, un ragazzo che vive nei pressi di Vicenza. Alloggia al New Garden ed è sempre in compagnia di una ragazza dominicana di nome Jessica.
E' veramente una brava persona e, sia con lui che con la sua fidanzata, mi trovo bene.
Una sera mentre siamo a cena al New Garden, compare un personaggio che entrerà, poi, nella leggenda di questa mia vacanza. Si tratta di un ragazzo di Genova che scoprirò in seguito chiamarsi Adriano. Entra un pò timidamente e chiede se c'era la possibilità di mangiare. Racconta a Lorenzo che erano più di 16 anni che non tornava a Sosua.
Rimane soddisfatto della cena e, la sera dopo si presenta in compagnia di due ragazze. La sua leggenda nasce quando, a metà cena, ci chiede dove si sarebbero potuti comprare i "palloncini".
I giorni passano e a Natale vengo invitato da Bruno a mangiare a casa dei parenti di sua moglie nel quartiere Los Charamicos.
Prima di questa volta avevo già avuto modo di mangiare con lui e mi sono sempre trovato più che bene.
La mancanza di Yanira non si fa sentire affatto e io trovo spesso e volentieri il mdo per non pensarci minimamente.
Una sera mi squilla il telefono: era Rosmary la ragazza delle prime vacanze che mi dice che avrebbe voluto vedermi per parlare e salutarmi... salutarmi: immagino che saluti !
L'ultimo dell'anno non mi sono divertito: resto in attesa di una ragazza che non si presenterà, la cena al New Garden, pur sicuramente buona, era composta da pietanze che non mi piacevano, nel tavolo con me c'erano fra gli altri, due personaggi odiosi.
Oltretutto, quando decido di alzarmi per andare a farmi una birra al banco del bar, mi si avvicina un anzianotto della Valtellina che mi spacca le palle con tutti i suoi problemi.
Unica nota positiva della serata il genovese che si presenta accompagnato da tre ragazze: il mito prosegue.
A mezzanotte, comunque, me ne vado a casa: domani è un'altro giorno.
Il tempo è veramente infame e piove sempre.
Io mi sveglio molto presto tutti i giorni e vado sempre a fare colazione in hotel. Quì, noto Andy un signore canadese.
Lui cerca di comunicare con me ma la lingua è un impedimento insopportabile. Poi, una mattina, arriva anche Carl un ragazzo inglese amico di Andy che viene a presentarsi: anche con lui vale il medesimo discorso. Comunque, c'era un argomento che, quando veniva affrontato, non aveva barriere linguistiche e ci si capiva bene: indovinate di cosa si tratta ?
Gente parte e altri arrivano: due ragazzi di Padova che si fermeranno solo 8 giorni si presentano poco prima del 31 dicembre e, prima della Befana, Roby parte.
Arriverà poi Carlo un italo americano residente a New York da più di 50 anni: un numero vivente. Grazie al suo aiuto posso finalmente comunicare con Andy e Carl. Il gruppo, era ormai formato e a questi va aggiunto anche il genovese. Conoscendolo meglio mi rendo conto di una cosa: come avevo potuto passare la vacanza senza uno come lui ?
Veramente un grande, ogni secondo c'era da ridere.
Passavo anche molto tempo a chiaccherare con le ragazze della zona.
Adriano raggiunge il massimo quando, la sera prima del suo rientro, decide di buttare il biglietto e di fermarsi una settimana in più.
Se ne va prima Carlo poi Andy e così, quelli che erano stati ribattezzati " I 4 trombettieri" rimangono solo in due: Adriano ed io.
Nel frattempo conosco Thomas un altro personaggio da urlo.
Arriva il 14 gennaio, giorno dello sbarco in Repubblica Dominicana Di Camme e Pecci. Lì va a prelevare Silvio che, a mezzanotte circa, mi chiama per dirmi che erano arrivati in hotel al Voramar sistemazione che io avevo prenotato per loro. Lì vado a salutare in compagnia di una ragazza che si era fermata con me qualche giorno e do loro appuntamento per la mattina dopo.
Da oggi fino alla loro partenza Camme ( che diventerà poi Ramelof ) comincerà a combinare cose assurde e sarà spettacolo puro.
Passa la notte ed il giorno dopo i due baldi giovani noleggiano un paio di scooter in hotel poi si va tutti a fare colazione. Io, dispenso continuamente consigli per fare in modo che non capiti loro nulla di sconveniente.
Finito di mangiare, visto che la giornata non era " da mare ", propongo loro di andare a Puerto Plata con il fidato Silvio. Accettano di buon grado e si parte.
Si voleva andare a visitare il teleferico ma causa maltempo non era aperto; ci dirigiamo così al castello e quì Camme comincia. Prima di partire da Sosua, infatti, gli avevo chiesto se avrebbe portato lui la macchina fotografica e se c'era necessità anche della mia. Mi risponde che ne bastava una...e, puntualmente la sua si scarica prima di poter fare le foto alla fortezza.
Si becca una scontata dose di insulti ma, comunque entriamo ugualmente e ci promettiamo di ritornarci meglio attrezzati. Usciti di lì, fugace visita ( da fuori ) alla cattedrale poi puntatina al magazzino La Sirena per fare un pò di spesa.
Un pò il tempo, un pò il fuso orario, a fine serata dopo cena si va in branda. Il giorno dopo siamo tutti più attivi.
Il teleferico, sarà per noi un mezzo incubo perchè, anche al secondo tentativo è chiuso questa volta per manutenzione. Io prendo in mano le redini e dico di ritornare al castello perchè questa volta eravamo armati di macchine fotografiche.
Quì ci raggiungono un paio di amiche mie che passeranno qualche ora con noi.
Devo dire la verità: anche se non è che ci siano cose eccezionali, la fortezza una visita la merita anche perchè si possono scattare delle foto suggestive.
Mi sorprendo, quando vengo a sapere che la più giovane delle due ragazze non ci era mai entrata.
Usciti, si passeggia per il malecon che è sempre suggestivo e si prosegue nel far foto.
Decidiamo dopo un pò che era il momento di rientrare ma prima dico a Silvio di riaccompagnare a casa le due ragazze.
Sulla strada del ritorno, il nostro " Alonso ", ci mostra un hotel un pò particolare nei pressi di Playa Dorada.
Nei giorni a seguire, il tempo sarà decisamente favorevole ed una mattina decidiamo di andare a trascorrere la giornata nella vicina Cabarete.
Partenza con i nostri scooter subito dopo colazione. Io raccomando ai ragazzi di fare attenzione perchè la strada è particolarmente insidiosa.
Dopo un pò guardo nello specchietto e vedo solo Pecci: a Camme era venuta la brillante idea di guidare solo con una mano e di utilizzare l'altra per riprendere.
Arrivati, impiegamo un quarto d'ora buono per parcheggiare i motorini perchè un ragazzo che lavorava in una agenzia dietro a dove ci eravamo fermati, ci dice come sistemare i mezzi per non rischiare che gli stessi possano essere colpiti dalle macchine. In un altro Paese, in due minuti la cosa si sarebbe risolta.
Entriamo poi in spiaggia. Io già la conoscevo quindi non mi sorprendo ma loro rimangono piacevolmente sorpresi.
Non tardano a notare che la sabbia non brucia mai e che il vento continuo non ti fa rendere conto della effettiva potenza dei raggi solari.
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