Il dono della chiaroveggenza
 

Fra Egidio veggente

Col dono dei miracoli, il nostro Santo fu insignito dal Signore – qui facit volutatem timentium – questo fa la volontà a quelli che lo temono – Altri doni furono quelli straordinari della profezia e della scrutazione dei cuori.
Infinito è il numero delle sue predizioni riguardanti avvenimenti futuri noti solo a Dio o annunzianti guarigioni oppure sicure morti.
È meravigliosa la predizione che fece alla Duchessa del Gesso, madre di Filippo Caracciolo, principe di Villa, che lo pregava per la guarigione del figlio: “Duchessa – le disse in tono profetico – state allegra ché il ragazzo non morirà, ma col tempo sarà un grande Prelato della Chiesa”. Infatti il ragazzo guarì; fu sacerdote e poi Cardinale Arcivescovo di Napoli.

Ad una certa Rosaria Ciotola di Soccavo che gli chiedeva de numeri per il lotto, Egli le rispose: “Eh! Rosaria, Rosaria, che bel nome che hai; ma anziché pensare al lotto, pensa a metterti in grazia di Dio e a startene unita a Gesù Cristo perché non andrà a lungo e passerai una bruttissima disgrazia”.
Difatti circa 4 anni dopo, Rosaria, essendo venuta a diverbio con alcuni guardiani di bestiame per danni arrecati al suo podere, da uno di costoro venne uccisa nel cortile della stessa sua casa.

Tira le orecchia al marito e sana le ferite della moglie

Un uomo, e precisamente il Sig. Landi (il fatto avvenne poco al di là del ponte di Chiaia e prima della Chiesa di S. Orsola, dove il suddetto signore aveva casa e bottega) si ritirò una sera ubriaco e, nei fumi del vino, picchiò senza ragione e gravemente la moglie. Furono tali e tante le botte che la povera donna fu costretta a letto con ecchimosi per tutta la persona. L’indomani di buon’ora Fra Egidio è là nella bottega e senza tanti preamboli, afferra l’uomo per le orecchie gliele tira fortemente dicendogli in tono di severo rimprovero: “Sta bene quello che hai fatto? Dov’è tua moglie?”. E tenendolo sempre per le orecchie si avvicinò al letto dove’era la donna, le applicò il cordone alla testa e sul corpo e quella si trovò istantaneamente guarita. Il fatto riferito dalla figlia dei suddetti, di nome Vincenza, sorprese perché nessuno lo aveva potuto mai riferire a Fra Egidio e per la istantaneità della guarigione. Così Fra Egidio riportava la pace in quella casa. (Processi Canonici pag. 454, n. 66)

A proposito dei numeri al “Lotto” ricordo quanto avvenne al Vico Freddo a Chiaia e che è riportato nei Processi a pag. 23, n. 83:
La signora Luigia Bruno stando in necessità per essere vedova e madre di molti figli, un giorno che vide passare davanti alla sua abitazione Fra Egidio lo avvicinò e gli chiese tre numeri al Lotto; il Frate la sgridò fortemente dicendole: “I denari ti servirebbero a far peccati”. E la donna: “Io sono una povera donna con sette figli senza marito, e poi…ho questo – e indicò il figlio Gennaro seduto per terra – che è colpito da paralisi alle gambe e non si regge all’impiedi!”. Meravigliato il Frate: “Come! – soggiunse – hai sette figli senza marito?” “No, - replicò la donna – ho sette figli senza marito, perché mio marito è morto!”. “Così dovevi dirmi, le rispose Fra Egidio, è morto”, è morto; non già ho sette figli senza marito!” “ Hai detto, continuò poi Fra Egidio, che il tuo bambino Gennaro non cammina? Ma, scusa, come può camminare se non lo alzi da terra? Alzalo, lasciamelo vedere”. La donna tentò di mettere all’impiedi il piccolo senza che questi riuscisse a sostenersi. Allora il Frate rivolto all’infelice madre, disse: “Stai tranquilla, perché questo tuo figlio malandato camminerà solo e presto”. Difatti l’indomani, fra lo stupore di tutti, quel bambino camminò da sé senza aiuto e senza fastidio. Il fatto avvenne tre anni prima della morte di Fra Egidio, cioè verso il 1809.

Non meno straordinario fu il dono di poter leggere, come in un libro aperto, nelle coscienze e nei cuori fino a conoscere i più reconditi segreti.
Avvertito un giorno il Santo che in sagrestia era ad attenderlo una donna desiderosa di parlargli, mutò aspetto ed umore come preso da un senso di disgusto e di turbamento e, appena giunto dalla donna, le chiese con voce grave ed austera: “Che cose sei venuta a fare? Va, va prima a confessarti e poi vieni…”. La donna, confusa, e piena di rossore, senza fiatare andò immediatamente via.

Ad un Ufficiale, Giovanni Ammirati, che menava vita cattiva, e che, veduto il Santo Religioso innanzi la chiesa di S. Giuseppe in Ottaviano, gli si accostava per baciargli la mano, Fra Egidio, benché fosse la prima volta che lo avesse visto, ritirandosi un po’ indietro come preso da orrore, disse: “Quando, quando volete terminare questa mala vita e farvi una buona confessione? Se no, farete una mala morte”. Ma il Capitano non fece caso a quell’avvertimento; e pochi giorni dopo finiva improvvisamente e senza Sacramenti. Il fatto è riportato nei Processi a pag. 141, n. 47-48 dietro deposizione di Fra Michele di San Vincenzo che accompagnò il beato ad Ottaviano.

Moltissime altre profezie potrei citare del nostro Santo. Nella speranza che basteranno quelle sopra riportate perché il devoto lettore si renda conto di quale e quanto spirito profetico fosse dotato il nostro amabile santo, passo senz’altro ai rapporti che Fra Egidio ebbe con le Autorità del tempo.

Il Santo schiaffeggiato

I tempi in cui visse Fra Egidio erano difficili ed esplosivi. Napoli era sotto la dominazione francese ed era occupata militarmente. I Francesi temevano sollevazioni e sommosse popolari e poiché il nostro Santo per i miracoli operati era tenuto in grande stima e venerazione, il popolo gli correva dietro in massa. I francesi invece tenevano sotto controllo il “Monaco Santo” per timore che il Frate avesse potuto capeggiare qualche movimento antigovernativo o rivoluzionario. Così l’umile frate scalzo, illetterato e senza apparato di umana potenza, con le sue virtù, con le meraviglie che compiva; con la sua missione caritativa di consolare gli afflitti, guarire i malati e risuscitare i morti, dava preoccupazioni ai potenti e li metteva in allarme, facendo tremare il terreno sotto i loro piedi.
Dal canto loro i potenti reagivano con l’arma di chi non ha ragione: la violenza. Nei Processi a pag. 107, paragrafo 3, il Padre Francesco Maria del SS. Salvatore, custode della Provincia e presidente del Convento, riferisce che, essendosi il Fra Egidio portato su di un calesse, gli si affollò attorno, come al solito, moltissima gente. A quel punto passava di la un Capitano francese il quale, sospettando sempre torbidi e sollevazioni popolari e, pur avendo saputo il perché di quell’assembramento, disse: “Che Santo e Santo!” e lanciatosi su fra Egidio, lo percosse ripetutamente col frustino. Il popolo avrebbe fatto giustizia sommaria del…glorioso Capitano se il Frate non avesse calmata la giusta ira del popolo, gridando: “Lasciatelo andare, perché mi ha fatto una carità: mi ha scosso la polvere dal mantello”.

Il testimone Pasquale Bourguis, a pagina 179, par. 176, così depose: “Un giorno il Frate fu chiamato con premura da Giuseppe Napoleone che gli chiese: “Continuerò a governare?”. Fra Egidio in un primo momento cercò di schermirsi, evadendo la risposta, ma poi messo alle strette, con tutta semplicità e verità disse: “L’anima a Dio e la roba a chi tocca”. La risposta non piacque a Giuseppe Napoleone, il quale, accecato dall’ira, si avventò sul Santo Religioso dandogli uno schiaffo ed un calcio, ed avrebbe continuato a maltrattarlo se i Ministri presenti non fossero intervenuti a calmarlo. Dopo due giorni le redini del Governo passavano nelle mani di Gioacchino Murat.

Il Santo citato in Tribunale

Sempre durante la dominazione francese a Napoli il nostro Santo fu citato a comparire innanzi al Tribunale per render conto a quelle Autorità di tutta la folla che gli correva dietro. Uno di quei Messeri che era andato a comunicargli l’ordine di comparizione, per spaventarlo gli disse: “Non sai tu, che si deve istruire un processo contro di te?” – “A me – rispose fermo e sereno fra Egidio – a me il processo? Il processo s’ha da fare a voi altri”.

La caramella…miracolosa

Il seguente episodio è riferito nei processi dal testimone. Fra Adeodato, laico professo Alcantarino di anni 70 e dimorante nel Convento di S. Pasquale a Chiaia; questi depose che del Servo di Dio Fra Egidio si parlava molto e si riferivano cose straordinarie di lui. Tra queste, testimoniò di aver appreso dalla bocca stessa di D. Luigi Lauria la straordinaria guarigione del figlio Giovanni. Colpito da una grave malattia, questi era quasi moribondo. Ed ecco che passa per la sua casa il questuante Fra Egidio, che, accortosi dell’orgasmo della famiglia, visitò il ragazzo, gli stropicciò con le mani la fronte, gli imboccò una caramella e assicurò i genitori che il ragazzo non sarebbe morto; si sarebbe invece riavuto per servire un giorno il Signore.
Difatti, il ragazzo guarì e, appena in età, si avviò agli studi ed alla vita ecclesiastica; fu sacerdote e confessore e fu il rev. D. Giovannei Lauria, come questi stesso, a sua volta, depose nei processi a pag. 349, art. 34)

Hanno detto “se vuole Dio?...No?...e vattene!”

All’epoca dell’occupazione francese si temeva fortemente la soppressione del Convento di S. Pasquale a Chiaia, e poiché Fra Egidio si mostrava tranquillo e sereno, io – afferma Fra Adeodato della Redenzione – lo avvicinai e gli dissi: “Tu preghi per tutti e per noi, no! Hai inteso che si vogliono pigliare il Convento? Ed egli mi rispose freddamente: “Hanno detto se vuole Dio?...No?...e vattene!”. È certo che i Frati non furono molestati dai Francesi ma solo dagli Italiani nel 1860…anche se i buoni napoletani non vollero mai occuparlo pur essendo incamerato dal demanio, ed i frati lo dovettero riscattare ricomprandolo dal demanio usurpatore.

Furto sventato

Ed ora mi piace riferire un episodio, che, con i tempi che corrono, suona protezione a difesa dai ladri. Racconta l’illustre testimone D. Salvatore Milosa, addetto allo scalo marittimo, che in una festa che si celebrava in Convento, da Fra Egidio era stato invitato a pranzo lui con la famiglia, e poiché c’erano pure le donne, si mangiò in giardino. Nel mezzo del pranzo il Santo, così di sorpresa ci chiese se avevamo chiusa la casa o se avessimo lasciato qualcuno in casa. Mia madre assicurò di averla chiusa lei, e mostrò le chiavi, e che nessuno era rimasto in casa. E fra Egidio insistette che si fosse andato a vedere. Mio padre si impensierì e siccome aveva parecchio denaro preparato per fare, l’indomani, i pagamenti, mandò me e mio fratello Luigi consegnandoci le chiavi di casa. Arrivati trovammo la serratura forzata da un grimaldello e rimasto fuori di guardia mio fratello, entrai, rovistai dappertutto ma tutto era a posto, niente mancava e nessuno trovai. Richiudemmo la casa e ritornammo al Convento; raccontammo l’accaduto e meravigliati concludemmo che Frate Egidio aveva conosciuto una cosa che solo Dio poteva conoscere, e che così ci aveva fatto sventare un furto. (Processi Canonici pag. 358 – art. 45)

 

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