Cardinale Angelo Bagnasco

Arcivescovo Metropolita di Genova

 

“FATE QUELLO CHE VI DIRÀ”

(Gv 2,5)

 

LETTERA

in occasione della “Peregrinatio”

della Madonna della Guardia a Genova

all’inizio dell’Anno della Fede

11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013

e

PROGRAMMA PASTORALE

2012 - 2013

 

“Essendo Cristo la luce delle genti, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui, splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunziando il Vangelo ad ogni creatura”1.

Sono le parole solenni e commosse dei Padri conciliari che, guardando con amore il grande campo della Terra, aprono l’“inno” al mistero della Chiesa; parole che fanno eco a quelle del divino Maestro: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”2

 

PARTE PRIMA

L’Anno della Fede nella Chiesa

 

1. Due anniversari e uno scopo

Entriamo nella grazia dell’Anno della Fede, che il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto per la Chiesa universale, e ne varchiamo la soglia con animo grato. Il cinquantesimo anniversario dell’ultimo Concilio, e il ventesimo del Catechismo della Chiesa Cattolica che ne rappresenta un frutto significativo, sono le due circostanze che il Papa ha voluto si celebrassero non tanto per amore di memoria - seppure di grandi eventi - quanto per rinnovare la consapevolezza della fede, la fiducia nella guida dello Spirito, e la generosità nell’essere discepoli di Cristo. Veramente il Concilio è stato un “transitus Domini”, un passaggio del Signore per la Chiesa e il mondo: “Sento più cha mai il dovere di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX; in esso ci è offerto una sicura bussola per orientarci nel secolo che si apre”3.

 

Nel medesimo orizzonte, il Santo Padre ricorda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, “testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, allo scopo di illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede. Questo documento, autentico frutto del Concilio Vaticano II, fu auspicato dal Sinodo dei Vescovi del 1985 come strumento al servizio della catechesi e venne realizzato mediante la collaborazione di tutto l’Episcopato della Chiesa Cattolica”4.

 

In sintesi, “l’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo”5. Ecco dunque lo scopo fondamentale: la nostra più convinta e gioiosa conversione a Cristo Gesù. Ne deriva la necessità e l’urgenza di interrogarci sull’autenticità e sulla vitalità della nostra fede.

 

2. La questione della fede

Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha indicato nella “fede” la questione più urgente e decisiva, e lo ha ripetuto in molte occasioni: “La questione di Dio è, in un certo senso, la ‘questione delle questioni’. Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo”6.

 

Ciò riguarda anzitutto noi credenti che viviamo immersi, come tutti, in una mentalità chiusa al trascendente, che vive come se Dio non ci fosse o, quanto meno, come se Dio non fosse necessario potendo fare da soli, dimenticando che Gesù ha detto “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Anche senza di Lui - si pensa – le cose sembrano andare abbastanza bene. In realtà, in un primo tempo tutto procede ancora dentro ad certa luminosità evangelica, ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo smarrisce se stesso, perde l’orientamento del vivere. Nell’uomo, infatti, vi è il segno di Dio che lo ha creato - la nostalgia dell’infinito - e se si allontana da Lui si distacca da se stesso, dalla sua origine e dal suo ultimo destino.

 

Per questo dobbiamo porci la questione di Dio: una fede stanca, infatti, non corrisponde alla perla preziosa, né al tesoro scoperto nel campo per il quale il mercante corre e in fretta vende tutto ciò che ha per comprarlo7. La gioia rivela la qualità della fede: una gioia non superficiale, conseguenza del successo o dell’assenza di prove, ma che nasce dalla vicinanza di Dio, dalla sua Grazia trasformatrice.

 

Possiamo dire che la gioia cristiana – in un certo senso - è un atto di giustizia verso Gesù che ci ha amati fino al dono della vita: se crediamo in Lui non possiamo vivere ripiegati su di noi, “tristi” come se Lui non ci amasse fino allo spasimo, come se fossimo soli nel deserto dell’universo, abbandonati e disperati ai bordi della vita. Come se fossimo condannati a far nostre le parole del salmo: “Non c’è per me via di scampo / nessuno ha cura della mia vita”8.

E Lui? Il suo amore? Il suo sacrificio? Il dono immenso della Chiesa che è il suo Corpo? L’impensabile presenza eucaristica? La comunità cristiana nella quale viviamo? I nostri Pastori? E’ dunque tutto opaco, senza smalto di luce e calore?

E’ veramente una questione di fede! Non possiamo accontentarci di essere battezzati, bisogna vivere la fede, anzi bisogna vivere di fede: non ci si può “rassegnare” alla fede, sarebbe come rassegnarsi all’amore. Rassegnarsi, in certi casi, significa negare il valore.

 

Non ha importanza se nel nostro cammino incontriamo domande o dubbi – anche l’Apostolo Tommaso li ha avuti –: è essenziale non entrare in quella zona di tiepidezza e di opacità che rende tutto grigio, anche le cose più belle e grandi e sacre: il morbo dell’indifferenza genera vuoto e noia!

 

3. L’evangelizzazione

E poi, la gioia della fede è condizione indispensabile per annunciarla! Si potrebbe essere colpiti, affascinati e “convinti” da una fede fiacca che si trascina, incapace di scaldare l’esistenza? La luce si accende con la luce, la vita con la vita, l’amore con l’amore. Non ci sono altre strade.

 

Ecco allora quest’ Anno di grazia. Il Santo Padre pensa all’ evangelizzazione nel segno della perenne missione della Chiesa: “La chiesa esiste per evangelizzare”9. Nello stesso tempo pensa ai credenti che sono chiamati ad annunciare il Vangelo sino ai confini del mondo: “Non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi ad una profonda esperienza di Dio” (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi italiani, 24 -5 - 2012). E pensa agli uomini tutti che – anche senza saperlo – attendono Gesù Cristo, “il Verbo incarnato, il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo, Redentore del mondo, cioè la speranza dell’umanità, il suo sommo Maestro, Lui il Pastore, Lui il pane della vita, Lui il nostro Pontefice e nostra vittima, Lui l’unico Mediatore fra Dio e gli uomini, Lui il Salvatore della terra, Lui il Re venturo del secolo eterno”10.

 

La nuova evangelizzazione non è “nuova” nei contenuti, ma nuova nell’ardore degli evangelizzatori, anzi nella loro santità: “Guai a me se non evangelizzo”11.

Non siamo veri messaggeri della lieta notizia se non siamo lieti, contenti della fortuna ricevuta, coerenti nonostante le fragilità, conoscitori delle verità della fede, senza paura di dichiararci cristiani.

 

L’Apostolo Paolo sapeva bene che il fuoco interiore che lo bruciava nasceva dalla sua fedeltà a Cristo che lo aveva “sedotto”12, ed era frutto anche del suo amore per gli uomini: tutti dovevano conoscere la luce che salva e che lui aveva perseguitato, ma alla quale aveva dovuto felicemente arrendersi. “«Caritas Christi urget nos»13: è l’amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare”14. L’Anno della Fede è dunque una grazia per tutta la Chiesa sapendo che il suo cuore palpita per l’umanità.

 

Come ho detto, se noi cristiani vogliamo far crescere la fede ricevuta, lo facciamo non solo per noi – in una specie di ripiegamento individuale – ma per tutti, perché la luce di Cristo risplenda attraverso le nostre piccole lampade.

 

4. Che cosa significa “credere”?

Ci chiediamo: che cosa è la fede? Che cosa significa credere in Gesù? La risposta semplice e chiara ci viene dal Papa: “La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo «stare con Lui» introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede”15.

Sentiamo avanzare una seconda domanda: come possiamo crescere nella fede? L’indicazione è già nelle parole precedenti, ma il Santo Padre le esplicita lasciandosi incalzare da Sant’Agostino: “I credenti, attesta San’Agostino, «si fortificano credendo » (…). Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza: non c’è altra possibilità per avere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nella mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio”16. Viene da pensare alla “scommessa” di B. Pascal: vivere come se Dio esistesse, e così sperimentare nella carne e nell’anima la bellezza e la verità del cristianesimo. Basta leggere con calma il Vangelo, infatti, e ci sentiamo letti in profondità non per un gioco di specchi, ma perché quelle parole penetrano l’anima come nessun’altra parola. Molte, nella storia, sono le parole di uomini saggi; ma sentiamo che il Vangelo ha una forza di penetrazione diversa, come una “lama a due tagli” che scende anche là dove noi stessi non entriamo; che fa luce ma con misericordia; fa chiarezza senza togliere la fiducia; incoraggia e sostiene ogni buona responsabilità; ci richiama a noi stessi ma allarga lo sguardo sul mondo; ci parla del presente ma ci rivela il futuro oltre il tempo. Sì, sentiamo nel Vangelo l’eco dell’eterno, il soffio di Dio.

 

Chiudiamo gli occhi, e immaginiamo il volto incredulo dell’Apostolo Pietro sulla spiaggia del lago di Tiberiade. Gesù lo invita a riprendere il largo e a calare le reti che, dopo una notte di lavoro, sono rimaste vuote. Quale può essere la ragione della parola del Maestro? Il suo invito non è umanamente logico: lo mette in imbarazzo davanti alla gente.

 

Obbedirgli, infatti, significa esporsi al ridicolo e alla critica di tutti: Pietro conosce il mare e dà retta ad un predicatore! Opporgli la sua esperienza di pescatore significa che la gente gli darà ragione, sarà con lui, ma lui non sarà con Gesù. Che fare? Decide di rischiare non perché l’invito è evidente – anzi! – ma perché lo dà il Signore. Si fida di quello che Gesù ha detto e obbedisce sulla sua parola. Ecco la fede.

 

5. La fede e il suo contenuto

“Stare con il Signore”! Sta qui il cuore della fede che non è un insieme di ideali, di valori morali, una sapienza di vita, ma è, alla radice, l’ incontro con la Persona di Gesù: è toccare il suo mantello ed essere toccato da Lui, è vivere di questo incontro che mi apre al Padre, e che mi dice la verità del mio essere e del mio destino: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Deus caritas est, 1).

 

Si intravedono così i due aspetti della fede, i suoi due volti: il termine della fede è Cristo, la sua persona e quanto mi dice. Lui mi chiede fiducia, e la fiducia in Lui mi fa aderire alle verità che rivela: “La fede ha un contenuto e non è sufficiente, non è un elemento di unificazione se c’è e non viene vissuto e confessato questo contenuto dell’unica fede (…).

 

Un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di conoscenza della fede, è «l’analfabetismo religioso»”17. Come non riascoltare le incisive parole di Pietro? “Non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza (…) Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio”18.

 

Emerge, così, la grande realtà della Chiesa: la fede è certamente un atto personale ma non solitario. L’“io” credo, deve coniugarsi con il “noi” crediamo, poiché la fede è apostolica, cioè non è qualcosa che ognuno si fa da sé, a piacimento, ma è la fede della Chiesa fondata sugli Apostoli19. Deve, cioè, essere la fede dei Dodici che hanno conosciuto Gesù, hanno vissuto con Lui, lo hanno visto morto e risorto, asceso al cielo. Sono i Successori dei Dodici – i Vescovi in unità organica con il  Successore di Pietro, il Papa – che hanno il compito di confermare la fede del Popolo di Dio, di garantire la sua verità dottrinale e morale: “Se le lingue del mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti, né quelle dell’oriente, dell’Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo…”20. Essere nella Chiesa non è come essere in un gruppo o in una associazione dove, se le cose non corrispondono ai miei pensieri o gusti, esco. La Chiesa è il corpo di Cristo, e per questo Sant’Agostino scrive: “Ognuno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa”21.

 

PARTE SECONDA

l’Anno della Fede a Genova

Con il ricco e appassionato apporto degli Organismi Diocesani di partecipazione ecclesiale, ai quali rivolgo la mia più viva e cordiale riconoscenza, e alla luce della Lettera del Santo Padre Benedetto XVI e della Nota della Congregazione per la Dottrina della fede, siamo giunti a stilare un programma diocesano che intende valorizzare la pastorale ordinaria delle nostre Comunità e, nello stesso tempo, indicare un’impronta comune al cammino ecclesiale, nonché proporre alcuni appuntamenti specifici. Come si vede dal Programma Pastorale (in fondo alla presente Lettera) alcune iniziative sono stabilite con precisione e sussidi propri, altre sono enunciate ma da definire durante l’anno, altre ancora sono poste come meta da preparare con tempi necessariamente più lunghi. Prego tutti di leggere il Programma con attenzione cordiale, di camminare nella stessa strada con senso di convinta ed effettiva comunione ecclesiale, nella consapevolezza che “è meglio un passo insieme piuttosto che due da soli”.

 

LA PEREGRINATIO MARIAE

Sabato 22 novembre - domenica 9 dicembre 2012

L’Anno della fede lo inizieremo con Maria, la Grande Madre di Dio, Madre dei viventi, Madre della Chiesa. Da molti anni, grazie alla felice ispirazione del Cardinale Dionigi Tettamanzi, ogni primo sabato del mese, pellegrini, insieme all’Arcivescovo, salgono al Santuario della Guardia per incontrarsi con Lei che dal 1490 guarda Genova tra i monti e il mare. Ora sarà la sua venerata immagine a visitare le strade, le case, le chiese della nostra Diocesi. Sarà come metterci in pellegrinaggio con Lei che, oltre ad essere la Madre di Gesù, ne fu la prima e più grande discepola: dopo averLo dato alla luce, Maria si mise in cammino dietro al mistero del Figlio, un cammino di fede. Guarderemo a Lei e vedremo meglio Lui, così come, guardando a Gesù, scopriremo meglio la fede di Maria.

L’ultima Peregrinatio fu nel 1990 con il Cardinale Giovanni Canestri, e ora, in spirituale continuità, riprendiamo quella visita mariana aprendo i nostri cuori di figli alla sua venuta.

 

Il Pellegrinaggio mariano avrà inizio sabato 22 settembre 2012 in Cattedrale e si concluderà domenica 9 dicembre a Recco-Uscio-Camogli. Secondo il calendario già noto, la statua della Madonna visiterà i ventisette Vicariati, e in ogni sosta sarà curata particolarmente la Celebrazione Eucaristica, la continua possibilità delle Confessioni, l’adorazione comunitaria e personale, la preghiera del santo rosario, le tre catechesi previste per le quali sono a disposizione i sussidi, oltre ad altri incontri e celebrazioni che i singoli Vicariati riterranno opportuni e possibili.

 

Vogliamo qui offrire alla riflessione della Diocesi alcune considerazioni teologico-spirituali.

 

1. Il pellegrinaggio di Maria

“Confortata dalla presenza di Cristo, la Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino procede ricalcando l’itinerario spirituale compiuto dalla Vergine Maria, la quale «avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla Croce»22.

 

È questa peregrinazione della fede che vogliamo “ricalcare” come figli che imparano dalla madre le cose che contano, consapevoli che “la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia (…) non impedisce minimamente l’immediato contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita”23. Con questa convinzione, i Santi hanno coniato il motto: “ad Iesum per Mariam”. Chi, meglio della Madre, conosce il Figlio e lo può far conoscere e amare? Tutta la vita della Santa Vergine fu un cammino di fede dietro al Figlio, dall’annunciazione alla croce-risurrezione, alla Pentecoste. E’ il pellegrinaggio della fede: esso precede e illumina la storia interiore delle anime. La Chiesa, e quindi tutti noi, ripercorriamo i suoi passi come in una spirituale traversata sul mare verso la spiaggia di Cristo, oggi nella fede e domani “faccia a faccia”24, confortati dalla sua materna intercessione e avendo Maria come “Maris stella”, come stella che brilla indicando il Giorno che è Cristo: “Togli via questo astro del sole che illumina il mondo: dove va il giorno? Togli via Maria, questa stella del mare, sì del mare grande ed immenso: che cosa rimane se non una vasta caligine e l’ombra di morte e fittissime tenebre?” 25.

 

2. “Ti saluto, o piena di grazia” (Lc 1, 28)

Siamo nella casa di Nazaret, testimone del mistero dell’annunciazione: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”26.

La Vergine è salutata “piena di grazia”, ricolma della presenza e della vita di Dio. L’inimicizia originale non l’ha sfiorata per speciale dono in vista della redenzione di Cristo: ella, quindi, è tutta di Dio.

Nessuno come Lei, prima e dopo di Lei. Madre del Verbo incarnato, Maria è posta al centro di questa inimicizia che attraversa tutta la storia dell’uomo: in questa storia di lotta, è un segno di sicura speranza per l’umanità fino al mistero della sua Assunzione gloriosa al Cielo in anima e corpo.

Per il resto, Maria è la donna della fede come tutti noi. Già nel momento dell’annuncio ella deve decidere se credere alle parole che risuonano tra luce e ombra; che le chiedono di entrare in modo unico nella storia della redenzione; che le ricordano le promesse antiche; che le annunciano la maternità verginale.

 

E Maria, nello spazio di un attimo, ma che esprime un intenso cammino interiore, decide il suo “fiat”: “avvenga di me quello che hai detto”27. Come ricorda Sant’Agostino, Maria concepisce il Figlio prima nell’anima che nel grembo – nell’anima della fede - così come Elisabetta proclamerà per i secoli: “Beata colei che ha creduto nell’ adempimento delle parole del Signore”28. Incisive sono le parole del grande Dottore della Chiesa: “Cristo è verità, Cristo è carne: Cristo verità nella mente di Maria, Cristo carne nel grembo di Maria”29. Ogni cristiano è chiamato su questa strada: nella fede obbediente diventare familiare di Gesù in un vincolo che il Maestro ha dichiarato in modo tassativo: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono pratica”30.

 

Siamo così nel cuore della fede: “A Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede», con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui”31. La fede è, dunque, un contatto obbediente con il mistero di Dio.

 

3. “Ma essi non compresero le sue parole”(Lc 2, 50)

Sono le parole dell’evangelista a conclusione dello smarrimento del piccolo Gesù nel tempio di Gerusalemme. Ma – forse senza averne l’intenzione – traccia il filo d’oro della peregrinazione di Maria nella fede, che è abbandonarsi in ogni circostanza alla parola del Signore, alle sue promesse, sapendo umilmente “quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie”32. La nascita in una stalla a Betlemme, l’arrivo dei pastori, i Magi, la crudele persecuzione di Erode, la fuga in Egitto… non doveva, quel figlio, ricevere il trono di Davide, la casa di Giacobbe? Non doveva essere la luce del giorno? Perché tanta oscurità attorno a lui? E perché quelle parole che suonavano così crudeli del vecchio Simeone: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione (…) e anche a te una spada trafiggerà l’anima”33? Tutto era così incomprensibile: l’angelo aveva detto altre parole!

 

Maria avanzava nella peregrinazione della fede: doveva anche lei procedere nel buio aggrappandosi all’unico appiglio, la promessa di Dio, la sua parola.

 

La fede è aggrapparsi alla parola del Signore non perché corrisponde alla logica e all’evidenza umana, ma perché la dice Dio. Noi ci fidiamo di Lui, e per questo ci affidiamo a Lui.

 

4. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (Gv 19, 25)

La benedizione che Elisabetta aveva pronunciato su Maria raggiunge la sua pienezza sotto la croce del Figlio. Lì ha – umanamente – la completa smentita delle parole dell’angelo, e tocca quanto le vie di Dio non sono le vie degli uomini. Ora si svela il significato delle misteriose e inquietanti parole di Simeone: sulla croce, Gesù è definitivamente il “segno di contraddizione” piantato al centro del mondo, e la spada profetizzata si è conficcata nel suo cuore di madre, diventando la madre dei dolori. Ma, sotto la croce, Maria resta ancorata alla fede, alla parola di Dio che l’angelo le aveva portato: come Abramo, anche lei “ebbe fede sperando contro ogni speranza”34. Così partecipa in modo unico alla spogliazione e al sacrificio del Figlio, cooperando in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, e diventando così per noi “madre nell’ordine della grazia”35.

 

La storia dell’uomo e del cosmo cambia grazie al sacrificio del Figlio di Dio, nuovo Adamo, al quale è unita radicalmente la Madre, nuova Eva, con la sua obbedienza di fede: “Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede”36. La fede è dunque sperare contro ogni speranza: sperare in Dio è certezza che supera ed eleva tutte le speranze umane.

 

5. “Donna, ecco il tuo figlio…” (Gv 9, 26)

Dall’alto della croce, Gesù fa l’ultimo dono all’umanità rappresentata da Giovanni: il dono di sua Madre. La vita era ormai donata al mondo, ora che il mondo era vivo aveva bisogno di una madre che lo custodisse e lo guidasse nel cammino. Ma soprattutto, era giusto che esso riconoscesse chi aveva cooperato in modo unico alla vita nuova della grazia – Maria -, così da poterla venerare con il dolce nome di “madre dei viventi”37. In Giovanni, i Padri hanno visto l’umanità intera e hanno riconosciuto la Chiesa quasi anticipando il momento solenne della Pentecoste. Nel cenacolo di Gerusalemme, ritroviamo la Madre attorniata dai Dodici: Maria dà alla luce Gesù ed è presente al venire alla luce della Chiesa, Corpo di Cristo. Il momento dell’incarnazione del Verbo di Dio e il momento della nascita della Chiesa sono uniti nella persona della Vergine, e lo Spirito Santo dà la vita. Inizia nel cenacolo con Maria il pellegrinaggio della Chiesa nella storia, un Popolo in cammino con la fiaccola della fede, certo della presenza del suo Signore. Anche nelle situazioni più difficili, e tra le prove più pesanti, il Signore è presente: Egli non abbandona la sua Chiesa, ma resta sempre al fianco della sua sposa. E’ quanto ci ricorda la vicenda dei due viandanti di Emmaus: Gesù “camminava per via come un compagno di viaggio, anzi era lui che li conduceva. Quindi lo vedevano, ma non erano in grado di riconoscerlo. I loro occhi – abbiamo così inteso – erano impediti dal riconoscerlo.

 

Erano impediti non di vederlo ma di riconoscerlo” 38. Per questo non dobbiamo mai temere: le onde e i venti possono essere contrari come sul lago di Tiberiade, ma Pietro cammina sulle acque finché fissa il suo sguardo nello sguardo di Cristo che lo chiama a sé. L’importante è, dunque, non distogliere il nostro volto dal Suo volto. Gli Apostoli, dopo la risurrezione, cominciarono a guardare Maria attraverso Cristo e, viceversa, guardarono Cristo attraverso Maria: due sguardi che si incrociano e che si completano. Chi conosceva la vita di Gesù a Nazaret? - “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”39 -, e chi conosceva ogni momento della sua vita pubblica lontano dal suo villaggio? Anche i Dodici avevano serbato e meditato nei loro cuori.

 

Così, mentre la Chiesa sa di essere assistita dalla continua intercessione di Maria, contempla in lei la primizia, la figura e il suo modello.

Come lei, anche la Chiesa è madre e vergine: con la predicazione e i sacramenti genera continuamente nuovi figli, e conserva integra la fede, solida la speranza e sincera la carità. A lei la comunità cristiana deve guardare con amore e ascoltare con animo docile e grato le parole che disse a Cana di Galilea: “fate quello che vi dirà”. Infatti “Maria (…), mentre viene predicata e onorata, chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio, all’amore del Padre”40.

 

6. “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5)

Il miracolo di Cana racconta la presenza vigile e provvida di Maria nella vita: quella della Chiesa, delle famiglie, dei singoli credenti. Presenza che non viene meno in nessun ambito dell’esistere umano: dalla gioia – come quella dei giovani sposi – ai dolori, dai successi alle delusioni. L’esistenza è un impasto di chiari e scuri, ma lei è sempre presente e attenta.

 

Ben lo sa il popolo di Dio che da duemila anni ha per la Santa Vergine una particolarissima e spontanea devozione, esprimendo il suo amore filiale con i titoli più diversi e sorprendenti, che rivelano quanto la fede della gente, l’intuizione comune, sia certa che Maria, come una buona Madre, non manca mai in nessuna situazione e, sempre pronta ad accogliere e ad ascoltare, incoraggia, sprona, richiama, provvede.

 

I cristiani da sempre credono che Gesù non rifiuta le richieste che gli presenta sua Madre: per questo nessuno che a lei si rivolge con fiducia torna inascoltato.

Il suo provvedere, come quello di chi ama veramente, non è sempre nella linea delle richieste o dei tempi desiderati, ma qualcosa accade nelle anime che a lei si rivolgono con fiducia e semplicità: “Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti esposti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata”41. Nelle alterne vicende, Maria ci aiuta a trovare la forza dell’amore del Figlio e aprirci ad esso. Non dimentichiamo che, nell’annunciazione, il Verbo eterno di Dio scende nel suo grembo verginale e i due cuori si avvicinano: lei umanamente alimenta il cuore di Dio, e Dio alimenta il suo nello scambio del loro amore. Per questo nel cuore di Maria c’è lo spazio per l’amore che Gesù vuole donare al mondo. Ed è questa la prima e fondamentale risposta ad ogni nostra preghiera e richiesta.

 

La devozione mariana si è espressa nel nostro Paese anche con una rete talmente fitta di santuari, chiese, cappelle a lei dedicate, che sembra un grande abbraccio alla nostra Terra. Genova è tutt’altro che assente! Dal cuore della Città ai monti e al mare, la venerazione alla Madonna fa parte della storia del nostro popolo. Non curare e non valorizzare questo profondo sentimento di pietà popolare, non alimentarlo anche nelle giovani generazioni, sarebbe grave in sé e dannoso per la fede di tutti. La Madre sa sempre toccare le corde dei cuori, anche le più indurite magari per i colpi della vita.

 

“Fate quello che vi dirà”. Ma che cosa ci dirà? Sicuramente ha una parola per ciascuno. Il Signore ci conosce per nome non in massa: forse la famiglia da formare o da custodire, la salute incerta, il lavoro perso o che non si trova, la vocazione da decidere, un risentimento da sciogliere, una nuova vita in arrivo o desiderata, i nostri anziani e i malati… i figli! Tesoro che è comunque nel cuore dei genitori e non solo.

 

Per ciascuno Gesù avrà una parola o un gesto che la Vergine Maria, come a Cana, gli sollecita e ottiene. Ma a tutti, dirà certamente una medesima parola: la Madonna ci porta a Gesù, ma il Figlio indica sua Madre come esempio di fede. Ecco che cosa ci dirà il Signore mentre porteremo la Madonna della Guardia nelle nostre strade: percorrete la sua peregrinazione della fede, lei stessa vi accompagnerà, lei che tutte le generazioni chiamano “beata perché ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. La sua strada porta a Me, nel cuore di Dio-Amore. Porta a Me, nel cuore della Chiesa.

 

7. “Raggiunse in fretta una città di Giuda”(Lc 1, 39).

La Santa Vergine ha appena incontrato l’angelo dell’annuncio che ha cambiato il corso della sua esistenza e l’ha introdotta nel mistero di Dio: Colui che l’universo non può contenere ha preso dimora nel suo grembo. Ha appena iniziato un nuovo pellegrinaggio di fede: trepidazione e dolcezza sono i sentimenti che la avvolgono come alternanti folate di vento o di brezza. La situazione, umanamente, suggerirebbe di stare al riparo, nell’intimità della casa, al sicuro nel suo villaggio, nel silenzio raccolto dell’anima.

Invece “si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda”, Ain-Karim, dove abitava la cugina Elisabetta in attesa di un figlio, Giovanni. E’ lei che consegnerà alla storia la beatitudine della fede di Maria: le due madri s’incontrano, si riconoscono nel loro segreto, e l’anziana donna benedice la Madre del Signore.

 

Maria non si cura di sé, ma si dona; il suo aiuto non è richiesto, ma immagina il bisogno, lo previene e parte sollecita. Che cosa è accaduto nella sua anima? Ha appena incontrato il Signore, a Lui si è consegnata nella luminosa oscurità della fede, ha accolto la sua parola non perché chiara e comprensibile, ma perché è la parola di Dio. Ebbene, quanto più l’anima incontra Dio tanto più è rimandata agli uomini nel segno della carità e del servizio, poiché il mistero di Dio è mistero d’Amore. Ecco cosa è successo: l’anima già grande e limpida della “tutta bella” ha sentito la presenza infuocata di Dio, una vampata tale da non poter resistere a mettersi in viaggio in fretta, quasi per partecipare ad Elisabetta qualcosa non solo del mistero ma anche del fuoco che porta in grembo. Tanto che l’anziana donna riconosce che “appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato nel mio grembo”42.

 

Ecco dove porta la fede vera: porta alla carità fraterna, ad una vita nell’amore, ad un’esistenza nella forma dell’Eucaristia: “L’amore è sofferenza – ricorda realisticamente Benedetto XVI – è un darsi, è un perdersi, e proprio in questo modo è fecondo”43.

 

In questa prospettiva, la Peregrinatio Mariae lascerà anche un segno di carità al suo passaggio. In ogni Vicariato, infatti, la generosità dei fedeli sarà destinata al proprio Centro di ascolto, punto di discernimento e di intervento per le molte povertà che vedono nelle nostre Parrocchie un possibile approdo. Ma non dobbiamo mai dimenticare che il primo atto di carità è l’annuncio del Vangelo, è il pane del cielo, è la luce che illumina le tenebre, è la speranza affidabile, è la parola di vita eterna, è il vino della gioia, è l’olio della consolazione, è la misericordia e il perdono: è Gesù Cristo! In fondo, la Vergine Madre, oltre al servizio all’anziana parente, non ha forse portato innanzitutto il Signore della vita? Il Messia delle Nazioni, l’atteso delle genti? la promessa fatta carne? E non si è realizzato in lei quanto, più tardi, scriverà l’Apostolo Giovanni? Rileggiamo quelle parole che sono scritte anche per noi: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo delle vita (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta”44.

 

La Santa Vergine conduce, dunque, al Signore Gesù. Per questo mi pare significativo concludere con il formidabile inno cristologico di san Paolo: ha una potenza e un fascino che commuove. Chissà se l’Apostolo delle genti avrà parlato con la Madonna prima di scrivere queste parole di fuoco! Immaginiamo di sentirle pronunciare dalla sua voce di Madre e di Discepola, che ha vissuto di fede in Colui che ha generato, Gesù.

 

“Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato E gli ha dato il nome Che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. (Fil 2, 6-11).

 

Cari Amici, confido che queste pagine possano aiutare ciascuno a vivere la grazia dell’Anno della fede, con lo sguardo e il cuore alla Diocesi e alla Chiesa Universale. Lasciamoci introdurre nel cammino da Maria Santissima che da secoli ci guarda dal monte Figogna, e che si fa “pellegrina” tra noi. Ella è la Grande Madre che Gesù ci ha donato come ultimo atto d’amore: dopo la sua vita, con lei, ci ha donato tutto di sé. Ma vogliamo che ella sia veramente “Regina” dei nostri cuori, di Genova – Città di Maria –, certi che così la regalità di Cristo si spanderà nella nostra vita per il bene di tutti.

 

Vi benedico con affetto.

 

† Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo di Genova

 

 

PROGRAMMA PASTORALE

2012 – 2013

 

1. Lettera Pastorale dell’Arcivescovo sulla fede: “Prendi il largo”

La Lettera è da diffondere il più ampiamente possibile. Una buona occasione sarà la benedizione delle famiglie.

 

2. Lettera dell’Arcivescovo “Fate quello che vi dirà” sulla “Peregrinatio Mariae”, come inizio dell’Anno della fede. E’ allegato il Programma Pastorale dell’Anno 2012-2013

 

3. “Peregrinatio Mariae”

Da sabato 22 settembre a domenica 9 dicembre 2012, nei 27 Vicariati dell’Arcidiocesi e con visita agli Ospedali San Martino, Gaslini, alle Carceri di Marassi, agli Istituti del Piccolo Cottolengo in via Paverano e in via del Tigullio a Quarto.

 

4. Riflessione sulla propria fede

Sarà opportuno, in questi mesi, promuovere degli incontri per momenti di “revisione” della fede: a livello parrocchiale o di gruppi, o anche nella famiglia o singolarmente. È a disposizione il sussidio-traccia.

 

5. Scuola di formazione vicariale

E’ sul “Credo Apostolico” in nove incontri. Come sempre, la modalità è affidata ai singoli Vicariati per individuare la forma più efficace per favorire la migliore partecipazione. In modo speciale siano invitati i collaboratori più stretti: Consigli Pastorali Vicariali e Parrocchiali, Consiglio per gli Affari Economici, catechiste, educatori, ministri straordinari per la Santa Comunione, Gruppi e Movimenti, Educatori… È a disposizione il Sussidio.

 

6. Formazione degli adolescenti

Dopo l’attività e il Convegno diocesano dello scorso anno pastorale, si chiede di continuare il buon lavoro. Nei gruppi di adolescenti si riprenda punto per punto la “Carta educativa” formulata dai ragazzi con la metodologia offerta nel Sussidio a disposizione.

 

7. “Cattedrale Aperta”

Avrà come tema generale: “La fede cambia la vita”.

* Mercoledì 28 novembre 2012. (Testimonianza del fratello del ministro cattolico Batti ucciso in Pakistan per la fede);

* Mercoledì, 16 gennaio 2013: riflessione a 50 anni dal Concilio Vaticano II. (S. E. Mons. Cesare Nosiglia - Arcivescovo di Torino - e Dott. Andrea Tornielli - giornalista);

* Mercoledì, 13 marzo 2013: economia e finanza alla luce della fede. (Prof. Stefano Zamagni – economista - e Dott. Stefano Folli - giornalista).

 

8. Novena di Pentecoste

Si invita a celebrare la Novena di Pentecoste in tutte le Parrocchie: è il momento della nascita della Chiesa, Corpo di Cristo e Popolo Santo di Dio. Sarà l’occasione di pregare lo Spirito alla luce dei testi del Concilio Vaticano II. Il Sussidio potrà essere usato anche personalmente o in famiglia. Il Santo Padre suggerisce che, oltre alle Comunità Diocesane, anche le Parrocchie “confessino la fede nel Signore Risorto”45. Potrebbe essere questo il giorno in cui ogni Comunità parrocchiale si trova unita per una particolare ed esplicita “professio fidei”. Sarà a disposizione uno schema appropriato.

 

9. Ritiri Spirituali Vicariali

Come nello scorso anno, si chiede che in ogni Vicariato si programmi un Ritiro spirituale per gli adulti e uno per i giovani sul tema della fede.

 

10. Preghiere dei fedeli

Saranno messi a disposizione, attraverso “Il Cittadino”, dei formulari di preghiere specifiche.

 

11. Omelia festiva

Saranno messi a disposizione degli schemi omiletici utili per tutte le festività dell’anno della fede.

 

12. In Cattedrale

“Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali, nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre”46. Sarà la processione del Corpus Domini (sabato 1 giugno 2013) il momento nel quale la Comunità Diocesana porrà questo atto di confessione pubblica della fede.

 

13. Pellegrinaggio Diocesano a Roma

Si prevede per la fine dell’Anno della fede, al fine di confessare la fede sulla tomba di Pietro in comunione con il Santo Padre, “perpetuo e visibile principio e fondamento” dell’unità della Chiesa47.

 

14. Fede e carità

Il primo atto di carità seguirà la Peregrinatio Mariae: durante la statio della venerata Immagine della Madonna della Guardia, ogni Vicariato devolverà la generosità dei fedeli al proprio Centro di ascolto. Infine, entro la fine dell’Anno della fede, sarà individuato dalla Caritas un altro gesto-segno della fede che diventa solidarietà con i più bisognosi.

 

15. Mondo del lavoro

I Cappellani del lavoro metteranno in atto alcune iniziative opportune nello spirito dell’Anno.

 

IN CANTIERE

 

1. Missione Diocesana

Negli Organismi Diocesani di Partecipazione si darà approfondimento alla possibilità di una missione diocesana per i prossimi anni da preparare per tempo. Non appena sarà messa a punto una eventuale ipotesi, sarà esaminata insieme al Clero e nei Consigli Pastorali Vicariali e Parrocchiali.

 

2. Anno Pastorale 2013-2014

Alla luce degli Orientamenti dei Vescovi Italiani, dopo la prima attenzione pastorale agli adolescenti, l’anno sarà dedicato alla famiglia. Le prossime sessioni dei Consigli Presbiterale e Pastorale Diocesano, formuleranno linee e proposte per questo obiettivo.

 

INDICE

PARTE PRIMA

L’Anno della Fede nella Chiesa 3

1. Due anniversari e uno scopo 3

2. La questione della fede 4

3. L’evangelizzazione 6

4. Che cosa significa “credere”? 8

5. La fede e il suo contenuto 9

 

PARTE SECONDA

L’anno della Fede a Genova 12

 

LA PEREGRINATIO MARIAE 13

1. Il pellegrinaggio di Maria 14

2. “Ti saluto, o piena di grazia” (Lc 1, 28) 15

3. “Ma essi non compresero le sue parole” (Lc 2, 50) 17

4. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (Gv 19, 25) 18

5. “Donna, ecco il tuo figlio…” (Gv 9, 26) 19

6. “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5) 21

7. “Raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1, 39) 23

 

PROGRAMMA PASTORALE 2012 - 2013 28

 

Note:

1 Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 1

2 Gv 8,12

3 Benedetto XVI, Porta Fidei, 5

4 id., 4

5 id., 6

6 Benedetto XVI, Udienza all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, 25.11.2011

7 cfr Mt 13

8 Sl 141

9 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14

10 Paolo VI, Discorso di apertura del secondo periodo del Concilio, 29.9.1963

11 1 Cor 9,16

12 cfr Ger 20,7

13 2 Cor 5,14

14 Benedetto XVI, Porta Fidei, 7

15 id., 10

16 id., 7

17 Benedetto XVI, Lectio divina con i Parroci di Roma, 23.2.2012

18 2 Pt 1, 16; 20-21

19 cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, parte I, art. 2

20 Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2

21 Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, om. 32

22 Conc.Vat. II, Lumen Gentium, 58; Beato Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater, 2

23 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 60

24 1 Cor 13, 12

25 San Bernardo, In nativitate Mariae

26 Luca 1, 31-33

27 Luca 1, 38

28 id., 1, 45

29 Sant’ Agostino, Sermo 25

30 Lc 8, 21

31 Conc. Vat. II, Dei Verbum, 5

32 Rm 11, 33

33 Lc 2, 34-35

34 Rm 4, 18

35 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 61

36 Sant’Ireneo, Adv. Haer., III, 22, 4

37 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 56

38 Sant’Agostino, Discorso 235, 2

39 Lc 2, 19

40 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 65

41 id., 62

42 Lc 1, 44

43 Benedetto XVI, Lectio divina ai Parroci di Roma,23.2.2012

44 1 Gv 1, 1-4

45 Porta fidei, 8

46 id., 8

47 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 23

 

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