Cardinale Angelo Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
“FATE QUELLO CHE VI
DIRÀ”
(Gv 2,5)
LETTERA
in occasione della “Peregrinatio”
della Madonna
della Guardia a Genova
all’inizio dell’Anno della Fede
11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013
e
PROGRAMMA PASTORALE
2012 - 2013
“Essendo Cristo la luce
delle genti, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente
desidera con la luce di Lui, splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti
gli uomini annunziando il Vangelo ad ogni creatura”1.
Sono le parole solenni e
commosse dei Padri conciliari che, guardando con amore il grande campo della
Terra, aprono l’“inno” al mistero della Chiesa; parole che fanno eco a quelle
del divino Maestro: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà
nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”2
PARTE PRIMA
L’Anno della Fede nella Chiesa
1. Due anniversari e uno scopo
Entriamo nella grazia
dell’Anno della Fede, che il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto per la Chiesa
universale, e ne varchiamo la soglia con animo grato. Il cinquantesimo
anniversario dell’ultimo Concilio, e il ventesimo del Catechismo della Chiesa
Cattolica che ne rappresenta un frutto significativo, sono le due circostanze
che il Papa ha voluto si celebrassero non tanto per amore di memoria - seppure
di grandi eventi - quanto per rinnovare la consapevolezza della fede, la
fiducia nella guida dello Spirito, e la generosità nell’essere discepoli di Cristo.
Veramente il Concilio è stato un “transitus Domini”,
un passaggio del Signore per la Chiesa e il mondo: “Sento più cha mai il dovere
di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato
nel secolo XX; in esso ci è offerto una sicura bussola per orientarci nel
secolo che si apre”3.
Nel medesimo orizzonte, il Santo Padre ricorda anche il Catechismo
della Chiesa Cattolica, “testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Giovanni
Paolo II, allo scopo di illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza
della fede. Questo
documento, autentico frutto del Concilio Vaticano II, fu auspicato dal Sinodo
dei Vescovi del 1985 come strumento al servizio della catechesi e venne
realizzato mediante la collaborazione di tutto l’Episcopato della Chiesa
Cattolica”4.
In sintesi, “l’Anno
della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione
al Signore, unico Salvatore del mondo”5. Ecco dunque lo scopo
fondamentale: la nostra più convinta e gioiosa conversione a Cristo Gesù. Ne
deriva la necessità e l’urgenza di interrogarci sull’autenticità e sulla
vitalità della nostra fede.
2. La questione della fede
Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha indicato
nella “fede” la questione più urgente e decisiva, e lo ha ripetuto in molte
occasioni: “La questione di Dio è, in un certo senso, la ‘questione delle
questioni’. Essa
ci riporta alle domande di fondo dell’uomo”6.
Ciò riguarda anzitutto
noi credenti che viviamo immersi, come tutti, in una mentalità chiusa al trascendente,
che vive come se Dio non ci fosse o, quanto meno, come se Dio non fosse
necessario potendo fare da soli, dimenticando che Gesù ha detto “Senza di me
non potete far nulla” (Gv 15,5). Anche senza di Lui -
si pensa – le cose sembrano andare abbastanza bene. In realtà, in un primo tempo
tutto procede ancora dentro ad certa luminosità evangelica, ma quanto più il
mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo smarrisce se
stesso, perde l’orientamento del vivere. Nell’uomo, infatti, vi è il segno di
Dio che lo ha creato - la nostalgia dell’infinito - e se si allontana da Lui si
distacca da se stesso, dalla sua origine e dal suo ultimo destino.
Per questo dobbiamo
porci la questione di Dio: una fede stanca, infatti, non corrisponde alla perla
preziosa, né al tesoro scoperto nel campo per il quale il mercante corre e in
fretta vende tutto ciò che ha per comprarlo7. La gioia rivela la
qualità della fede: una gioia non superficiale, conseguenza del successo o
dell’assenza di prove, ma che nasce dalla vicinanza di Dio, dalla sua Grazia
trasformatrice.
Possiamo dire che la
gioia cristiana – in un certo senso - è un atto di giustizia verso Gesù che ci
ha amati fino al dono della vita: se crediamo in Lui non possiamo vivere
ripiegati su di noi, “tristi” come se Lui non ci amasse fino allo spasimo, come
se fossimo soli nel deserto dell’universo, abbandonati e disperati ai bordi
della vita. Come se fossimo condannati a far nostre le parole del salmo: “Non
c’è per me via di scampo / nessuno ha cura della mia vita”8.
E Lui? Il suo amore? Il
suo sacrificio? Il dono immenso della Chiesa che è il suo Corpo? L’impensabile
presenza eucaristica? La comunità cristiana nella quale viviamo? I nostri
Pastori? E’ dunque tutto opaco, senza smalto di luce e calore?
E’ veramente una
questione di fede! Non possiamo accontentarci di essere battezzati, bisogna
vivere la fede, anzi bisogna vivere di fede: non ci si può “rassegnare” alla
fede, sarebbe come rassegnarsi all’amore. Rassegnarsi, in certi casi, significa
negare il valore.
Non ha importanza se nel nostro cammino incontriamo domande o
dubbi – anche l’Apostolo Tommaso li ha avuti –: è essenziale non entrare in quella
zona di tiepidezza e di opacità che rende tutto grigio, anche le cose più belle
e grandi e sacre: il morbo dell’indifferenza genera vuoto e noia!
3. L’evangelizzazione
E poi, la gioia della
fede è condizione indispensabile per annunciarla! Si potrebbe essere colpiti, affascinati
e “convinti” da una fede fiacca che si trascina, incapace di scaldare
l’esistenza? La luce si accende con la luce, la vita con la vita, l’amore con l’amore.
Non ci sono altre strade.
Ecco allora quest’ Anno di grazia. Il Santo Padre pensa all’ evangelizzazione nel segno della perenne missione della
Chiesa: “La chiesa esiste per evangelizzare”9. Nello stesso tempo
pensa ai credenti che sono chiamati ad annunciare il Vangelo sino ai confini
del mondo: “Non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova
accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al
Vangelo se non tornando noi stessi per primi ad una profonda esperienza di Dio”
(Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi italiani, 24 -5 - 2012). E pensa agli
uomini tutti che – anche senza saperlo – attendono Gesù Cristo, “il Verbo
incarnato, il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo, Redentore del mondo, cioè la
speranza dell’umanità, il suo sommo Maestro, Lui il Pastore, Lui il pane della vita,
Lui il nostro Pontefice e nostra vittima, Lui l’unico Mediatore fra Dio e gli
uomini, Lui il Salvatore della terra, Lui il Re venturo del secolo eterno”10.
La nuova
evangelizzazione non è “nuova” nei contenuti, ma nuova nell’ardore degli
evangelizzatori, anzi nella loro santità: “Guai a me se non evangelizzo”11.
Non siamo veri
messaggeri della lieta notizia se non siamo lieti, contenti della fortuna
ricevuta, coerenti nonostante le fragilità, conoscitori delle verità della
fede, senza paura di dichiararci cristiani.
L’Apostolo Paolo sapeva
bene che il fuoco interiore che lo bruciava nasceva dalla sua fedeltà a Cristo
che lo aveva “sedotto”12, ed era frutto anche del suo amore per gli uomini: tutti dovevano
conoscere la luce che salva e che lui aveva perseguitato, ma alla quale aveva
dovuto felicemente arrendersi. “«Caritas Christi urget nos»13: è l’amore di Cristo
che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare”14. L’Anno della Fede è
dunque una grazia per tutta la Chiesa sapendo che il suo cuore palpita per
l’umanità.
Come ho detto, se noi
cristiani vogliamo far crescere la fede ricevuta, lo facciamo non solo per noi
– in una specie di ripiegamento individuale – ma per tutti, perché la luce di
Cristo risplenda attraverso le nostre piccole lampade.
4. Che cosa significa “credere”?
Ci chiediamo: che cosa è
la fede? Che cosa significa credere in Gesù? La risposta
semplice e chiara ci viene dal Papa: “La fede è decidere di stare con il
Signore per vivere con Lui. E questo «stare con Lui»
introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede”15.
Sentiamo avanzare una
seconda domanda: come possiamo crescere nella fede? L’indicazione è già nelle
parole precedenti, ma il Santo Padre le esplicita
lasciandosi incalzare da Sant’Agostino: “I credenti, attesta San’Agostino, «si
fortificano credendo » (…). Solo credendo, quindi, la fede cresce e si
rafforza: non c’è altra possibilità per avere certezza sulla propria vita se
non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nella mani
di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in
Dio”16. Viene da pensare alla “scommessa” di B. Pascal: vivere come se
Dio esistesse, e così sperimentare nella carne e nell’anima la bellezza e la
verità del cristianesimo. Basta leggere con calma il Vangelo, infatti, e ci
sentiamo letti in profondità non per un gioco di specchi, ma perché quelle
parole penetrano l’anima come nessun’altra parola. Molte, nella storia, sono le
parole di uomini saggi; ma sentiamo che il Vangelo ha una forza di penetrazione
diversa, come una “lama a due tagli” che scende anche là dove noi stessi non
entriamo; che fa luce ma con misericordia; fa chiarezza senza togliere la
fiducia; incoraggia e sostiene ogni buona responsabilità; ci richiama a noi
stessi ma allarga lo sguardo sul mondo; ci parla del presente ma ci rivela il
futuro oltre il tempo. Sì, sentiamo nel Vangelo l’eco dell’eterno, il soffio di
Dio.
Chiudiamo gli occhi, e
immaginiamo il volto incredulo dell’Apostolo Pietro sulla spiaggia del lago di
Tiberiade. Gesù lo invita a riprendere il largo e a calare le reti che, dopo
una notte di lavoro, sono rimaste vuote. Quale può essere la ragione della parola
del Maestro? Il suo invito non è umanamente logico: lo mette in imbarazzo
davanti alla gente.
Obbedirgli, infatti,
significa esporsi al ridicolo e alla critica di tutti: Pietro conosce il mare e
dà retta ad un predicatore! Opporgli la sua esperienza di pescatore significa
che la gente gli darà ragione, sarà con lui, ma lui non sarà con Gesù. Che
fare? Decide di rischiare non perché l’invito è evidente – anzi! – ma perché lo
dà il Signore. Si fida di quello che Gesù ha detto e obbedisce sulla sua
parola. Ecco la fede.
5. La fede e il suo contenuto
“Stare con il Signore”!
Sta qui il cuore della fede che non è un insieme di ideali, di valori morali, una
sapienza di vita, ma è, alla radice, l’ incontro con
la Persona di Gesù: è toccare il suo mantello ed essere toccato da Lui, è
vivere di questo incontro che mi apre al Padre, e che mi dice la verità del mio
essere e del mio destino: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una
decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una
Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”
(Benedetto XVI, Deus caritas est, 1).
Si intravedono così i
due aspetti della fede, i suoi due volti: il termine della fede è Cristo, la
sua persona e quanto mi dice. Lui mi chiede fiducia, e la fiducia
in Lui mi fa aderire alle verità che rivela: “La fede ha un contenuto e non è
sufficiente, non è un elemento di unificazione se c’è e non viene vissuto e confessato
questo contenuto dell’unica fede (…).
Un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di
conoscenza della fede, è «l’analfabetismo religioso»”17. Come non riascoltare
le incisive parole di Pietro? “Non per essere andati dietro a favole
artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta
del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della
sua grandezza (…) Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va
soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia,
ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio”18.
Emerge, così, la grande
realtà della Chiesa: la fede è certamente un atto personale ma non solitario. L’“io”
credo, deve coniugarsi con il “noi” crediamo, poiché la fede è apostolica, cioè
non è qualcosa che ognuno si fa da sé, a piacimento, ma è la fede della Chiesa
fondata sugli Apostoli19. Deve, cioè, essere la fede dei Dodici che hanno conosciuto Gesù,
hanno vissuto con Lui, lo hanno visto morto e risorto, asceso al cielo. Sono i
Successori dei Dodici – i Vescovi in unità organica con il Successore di Pietro, il Papa – che
hanno il compito di confermare la fede del Popolo di Dio, di garantire la sua
verità dottrinale e morale: “Se le lingue del mondo sono varie, il contenuto
della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra
fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono
in Spagna, né quelle che sono presso i Celti, né quelle dell’oriente,
dell’Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo…”20. Essere nella Chiesa non è come essere
in un gruppo o in una associazione dove, se le cose non
corrispondono ai miei pensieri o gusti, esco. La Chiesa è il corpo di Cristo, e
per questo Sant’Agostino scrive: “Ognuno possiede lo
Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa”21.
PARTE SECONDA
l’Anno della Fede a Genova
Con il ricco e
appassionato apporto degli Organismi Diocesani di partecipazione ecclesiale, ai
quali rivolgo la mia più viva e cordiale riconoscenza, e alla luce della
Lettera del Santo Padre Benedetto XVI e della Nota della Congregazione per la Dottrina
della fede, siamo giunti a stilare un programma diocesano che intende
valorizzare la pastorale ordinaria delle nostre Comunità e, nello stesso tempo,
indicare un’impronta comune al cammino ecclesiale, nonché proporre alcuni
appuntamenti specifici. Come si vede dal Programma Pastorale (in fondo alla
presente Lettera) alcune iniziative sono stabilite con precisione e sussidi
propri, altre sono enunciate ma da definire durante l’anno, altre
ancora sono poste come meta da preparare con tempi necessariamente più
lunghi. Prego tutti di leggere il Programma con attenzione cordiale, di
camminare nella stessa strada con senso di convinta ed effettiva comunione
ecclesiale, nella consapevolezza che “è meglio un passo insieme piuttosto che
due da soli”.
Sabato 22 novembre - domenica 9 dicembre 2012
L’Anno della fede lo
inizieremo con Maria,
L’ultima Peregrinatio fu
nel 1990 con il Cardinale Giovanni Canestri, e ora, in
spirituale continuità, riprendiamo quella visita mariana aprendo i nostri cuori
di figli alla sua venuta.
Il Pellegrinaggio
mariano avrà inizio sabato 22 settembre
Vogliamo qui offrire
alla riflessione della Diocesi alcune considerazioni teologico-spirituali.
1. Il pellegrinaggio di Maria
“Confortata dalla
presenza di Cristo, la Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei
secoli e muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino procede
ricalcando l’itinerario spirituale compiuto dalla Vergine Maria, la quale
«avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col
Figlio fino alla Croce»22”.
È questa peregrinazione
della fede che vogliamo “ricalcare” come figli che imparano dalla madre le cose
che contano, consapevoli che “la funzione materna di Maria verso gli uomini in
nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra
l’efficacia (…) non impedisce minimamente l’immediato contatto dei credenti con
Cristo, anzi lo facilita”23. Con questa convinzione, i Santi hanno coniato il motto: “ad Iesum per Mariam”.
Chi, meglio della Madre, conosce il Figlio e lo può far conoscere e amare? Tutta
la vita della Santa Vergine fu un cammino di fede dietro al Figlio,
dall’annunciazione alla croce-risurrezione, alla Pentecoste. E’ il
pellegrinaggio della fede: esso precede e illumina la storia interiore delle
anime. La Chiesa, e quindi tutti noi, ripercorriamo i suoi
passi come in una spirituale traversata sul mare verso la spiaggia di Cristo,
oggi nella fede e domani “faccia a faccia”24,
confortati dalla sua materna intercessione e avendo Maria come “Maris stella”, come stella che brilla indicando il Giorno
che è Cristo: “Togli via questo astro del sole che illumina il mondo: dove va
il giorno? Togli via Maria, questa stella del
mare, sì del mare grande ed immenso: che cosa rimane se non una vasta caligine
e l’ombra di morte e fittissime tenebre?” 25.
2. “Ti saluto, o piena di grazia” (Lc
1, 28)
Siamo nella casa di Nazaret, testimone
del mistero dell’annunciazione: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù. Sarà
grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide
suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine”26.
La Vergine è salutata
“piena di grazia”, ricolma della presenza e della vita di Dio. L’inimicizia
originale non l’ha sfiorata per speciale dono in vista della redenzione di
Cristo: ella, quindi, è tutta di Dio.
Nessuno come Lei, prima
e dopo di Lei. Madre del Verbo incarnato, Maria è posta al centro di questa inimicizia
che attraversa tutta la storia dell’uomo: in questa storia di lotta, è un segno
di sicura speranza per l’umanità fino al mistero della sua Assunzione gloriosa
al Cielo in anima e corpo.
Per il resto, Maria è la
donna della fede come tutti noi. Già nel momento dell’annuncio ella deve decidere
se credere alle parole che risuonano tra luce e ombra; che le chiedono di
entrare in modo unico nella storia della redenzione; che le ricordano le
promesse antiche; che le annunciano la maternità verginale.
E Maria, nello spazio di
un attimo, ma che esprime un intenso cammino interiore, decide il suo “fiat”: “avvenga di me quello che hai detto”27. Come ricorda
Sant’Agostino, Maria concepisce il Figlio prima nell’anima che nel grembo –
nell’anima della fede - così come Elisabetta proclamerà per i secoli: “Beata
colei che ha creduto nell’ adempimento delle parole
del Signore”28. Incisive sono le parole del grande Dottore
della Chiesa: “Cristo è verità, Cristo è carne: Cristo verità nella mente di
Maria, Cristo carne nel grembo di Maria”29.
Ogni cristiano è chiamato su questa strada: nella fede
obbediente diventare familiare di Gesù in un vincolo che il Maestro ha
dichiarato in modo tassativo: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono pratica”30.
Siamo così nel cuore della
fede: “A Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede», con la quale l’uomo
si abbandona a Dio tutt’intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio
dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla
rivelazione data da Lui”31. La fede è, dunque, un contatto obbediente con il mistero di Dio.
3. “Ma essi non compresero le sue parole”(Lc 2, 50)
Sono le parole
dell’evangelista a conclusione dello smarrimento del piccolo Gesù nel tempio di
Gerusalemme. Ma – forse senza averne l’intenzione – traccia il filo d’oro della
peregrinazione di Maria nella fede, che è abbandonarsi in ogni circostanza alla
parola del Signore, alle sue promesse, sapendo umilmente “quanto sono
imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie”32. La nascita in una
stalla a Betlemme, l’arrivo dei pastori, i Magi, la crudele persecuzione di
Erode, la fuga in Egitto… non doveva, quel figlio, ricevere il trono di Davide,
la casa di Giacobbe? Non doveva essere la luce del giorno? Perché tanta
oscurità attorno a lui? E perché quelle parole che suonavano così crudeli del
vecchio Simeone: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in
Israele, segno di contraddizione (…) e anche a te una spada trafiggerà l’anima”33? Tutto era così
incomprensibile: l’angelo aveva detto altre parole!
Maria avanzava nella
peregrinazione della fede: doveva anche lei procedere nel buio aggrappandosi all’unico
appiglio, la promessa di Dio, la sua parola.
La fede è aggrapparsi
alla parola del Signore non perché corrisponde alla logica e all’evidenza
umana, ma perché
4. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (Gv 19, 25)
La benedizione che
Elisabetta aveva pronunciato su Maria raggiunge la sua pienezza sotto la croce
del Figlio. Lì ha – umanamente – la completa smentita delle parole dell’angelo,
e tocca quanto le vie di Dio non sono le vie degli uomini. Ora si svela il
significato delle misteriose e inquietanti parole di Simeone: sulla croce, Gesù
è definitivamente il “segno di contraddizione” piantato al centro del mondo, e
la spada profetizzata si è conficcata nel suo cuore di madre, diventando la
madre dei dolori. Ma, sotto la croce, Maria resta ancorata alla fede, alla parola
di Dio che l’angelo le aveva portato: come Abramo, anche lei “ebbe fede
sperando contro ogni speranza”34. Così partecipa in modo unico alla spogliazione e al sacrificio
del Figlio, cooperando in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, e
diventando così per noi “madre nell’ordine della grazia”35.
La storia dell’uomo e
del cosmo cambia grazie al sacrificio del Figlio di Dio, nuovo Adamo, al quale
è unita radicalmente la Madre, nuova Eva, con la sua obbedienza di fede: “Il
nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria;
ciò che
5. “Donna, ecco il tuo figlio…” (Gv
9, 26)
Dall’alto della croce,
Gesù fa l’ultimo dono all’umanità rappresentata da Giovanni: il dono di sua
Madre. La vita era ormai donata al mondo, ora che il mondo era vivo aveva
bisogno di una madre che lo custodisse e lo guidasse nel cammino. Ma soprattutto,
era giusto che esso riconoscesse chi aveva cooperato in modo unico alla vita
nuova della grazia – Maria -, così da poterla venerare con il dolce nome di
“madre dei viventi”
Erano impediti non di vederlo ma di riconoscerlo” 38. Per questo non
dobbiamo mai temere: le onde e i venti possono essere contrari come sul lago di
Tiberiade, ma Pietro cammina sulle acque finché fissa
il suo sguardo nello sguardo di Cristo che lo chiama a sé. L’importante è,
dunque, non distogliere il nostro volto dal Suo volto. Gli Apostoli, dopo la
risurrezione, cominciarono a guardare Maria attraverso Cristo
e, viceversa, guardarono Cristo attraverso Maria: due sguardi che si incrociano
e che si completano. Chi conosceva la vita di Gesù a Nazaret?
- “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”39 -, e chi conosceva ogni momento
della sua vita pubblica lontano dal suo villaggio? Anche i Dodici avevano
serbato e meditato nei loro cuori.
Così, mentre la Chiesa
sa di essere assistita dalla continua intercessione di Maria, contempla in lei
la primizia, la figura e il suo modello.
Come lei, anche la
Chiesa è madre e vergine: con la predicazione e i sacramenti genera
continuamente nuovi figli, e conserva integra la fede, solida la speranza e
sincera
6. “Fate quello che vi dirà” (Gv
2, 5)
Il miracolo di Cana racconta la presenza vigile e provvida di Maria nella
vita: quella della Chiesa, delle famiglie, dei singoli credenti. Presenza che
non viene meno in nessun ambito dell’esistere umano: dalla gioia – come quella
dei giovani sposi – ai dolori, dai successi alle delusioni. L’esistenza è un
impasto di chiari e scuri, ma lei è sempre presente e attenta.
Ben lo sa il popolo di
Dio che da duemila anni ha per
I cristiani da sempre
credono che Gesù non rifiuta le richieste che gli
presenta sua Madre: per questo nessuno che a lei si rivolge con fiducia torna
inascoltato.
Il suo provvedere, come
quello di chi ama veramente, non è sempre nella linea delle richieste o dei tempi
desiderati, ma qualcosa accade nelle anime che a lei si rivolgono con fiducia e
semplicità: “Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio
suo ancora peregrinanti esposti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non
siano condotti nella patria beata”41. Nelle alterne vicende,
Maria ci aiuta a trovare la forza dell’amore del Figlio e aprirci ad esso. Non
dimentichiamo che, nell’annunciazione, il Verbo eterno di Dio scende nel suo
grembo verginale e i due cuori si avvicinano: lei umanamente alimenta il cuore
di Dio, e Dio alimenta il suo nello scambio del loro amore. Per questo nel
cuore di Maria c’è lo spazio per l’amore che Gesù vuole donare al mondo. Ed è
questa la prima e fondamentale risposta ad ogni nostra preghiera e richiesta.
La devozione mariana si
è espressa nel nostro Paese anche con una rete talmente fitta di santuari, chiese,
cappelle a lei dedicate, che sembra un grande abbraccio alla nostra Terra.
Genova è tutt’altro che assente! Dal cuore della Città ai monti e al mare, la venerazione
alla Madonna fa parte della storia del nostro popolo. Non curare e non
valorizzare questo profondo sentimento di pietà popolare, non alimentarlo anche
nelle giovani generazioni, sarebbe grave in sé e dannoso per la fede di tutti.
La Madre sa sempre toccare le corde dei cuori, anche le più indurite magari per
i colpi della vita.
“Fate quello che vi dirà”.
Ma che cosa ci dirà? Sicuramente ha una parola per ciascuno. Il Signore ci
conosce per nome non in massa: forse la famiglia da formare o da custodire, la
salute incerta, il lavoro perso o che non si trova, la vocazione da decidere,
un risentimento da sciogliere, una nuova vita in arrivo o desiderata, i nostri
anziani e i malati… i figli! Tesoro che è comunque nel cuore dei genitori e non
solo.
Per ciascuno Gesù avrà
una parola o un gesto che
7. “Raggiunse in fretta una città di Giuda”(Lc 1, 39).
Invece “si mise in
viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda”, Ain-Karim, dove abitava
Maria non si cura di sé,
ma si dona; il suo aiuto non è richiesto, ma immagina il bisogno, lo previene e
parte sollecita. Che cosa è accaduto nella sua anima? Ha appena incontrato il
Signore, a Lui si è consegnata nella luminosa oscurità della fede, ha accolto
la sua parola non perché chiara e comprensibile, ma perché è la parola di Dio.
Ebbene, quanto più l’anima incontra Dio tanto più è rimandata agli uomini nel
segno della carità e del servizio, poiché il mistero di Dio è mistero d’Amore.
Ecco cosa è successo: l’anima già grande e limpida della “tutta bella” ha
sentito la presenza infuocata di Dio, una vampata tale da non poter resistere a
mettersi in viaggio in fretta, quasi per partecipare ad Elisabetta qualcosa non
solo del mistero ma anche del fuoco che porta in grembo. Tanto che l’anziana
donna riconosce che “appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il
bambino ha esultato nel mio grembo”42.
Ecco dove porta la fede vera: porta alla carità fraterna, ad una
vita nell’amore, ad un’esistenza nella forma dell’Eucaristia: “L’amore è
sofferenza – ricorda realisticamente Benedetto XVI – è un darsi, è un perdersi,
e proprio in questo modo è fecondo”43.
In questa prospettiva,
“Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un
tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato E gli ha dato il nome Che è al di
sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei
cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il
Signore, a gloria di Dio Padre. (Fil
2, 6-11).
Cari Amici, confido che
queste pagine possano aiutare ciascuno a vivere la grazia dell’Anno della fede,
con lo sguardo e il cuore alla Diocesi e alla Chiesa Universale. Lasciamoci
introdurre nel cammino da Maria Santissima che da secoli ci guarda dal monte Figogna, e che si fa “pellegrina” tra noi. Ella è
Vi benedico con affetto.
† Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
PROGRAMMA PASTORALE
2012 – 2013
1. Lettera Pastorale dell’Arcivescovo sulla fede: “Prendi il
largo”
La Lettera è da
diffondere il più ampiamente possibile. Una buona occasione sarà la benedizione
delle famiglie.
2. Lettera dell’Arcivescovo “Fate quello che vi dirà” sulla
“Peregrinatio Mariae”, come inizio dell’Anno
della fede. E’ allegato il Programma Pastorale dell’Anno 2012-2013
3. “Peregrinatio Mariae”
Da sabato 22 settembre a
domenica 9 dicembre 2012, nei 27 Vicariati dell’Arcidiocesi e con visita agli Ospedali
San Martino, Gaslini, alle Carceri di Marassi, agli Istituti del Piccolo Cottolengo in via Paverano e in
via del Tigullio a Quarto.
4. Riflessione sulla propria fede
Sarà opportuno, in
questi mesi, promuovere degli incontri per momenti di “revisione” della fede: a
livello parrocchiale o di gruppi, o anche nella famiglia o singolarmente. È a
disposizione il sussidio-traccia.
5. Scuola di formazione vicariale
E’ sul “Credo
Apostolico” in nove incontri. Come sempre, la modalità è affidata ai singoli Vicariati
per individuare la forma più efficace per favorire la migliore partecipazione.
In modo speciale siano invitati i collaboratori più stretti: Consigli Pastorali
Vicariali e Parrocchiali, Consiglio per gli Affari Economici, catechiste,
educatori, ministri straordinari per
6. Formazione degli adolescenti
Dopo l’attività e il
Convegno diocesano dello scorso anno pastorale, si chiede di continuare il buon
lavoro. Nei gruppi di adolescenti si riprenda punto per punto
7. “Cattedrale Aperta”
Avrà come tema generale:
“La fede cambia la vita”.
* Mercoledì 28 novembre
2012. (Testimonianza del fratello del ministro cattolico Batti ucciso in Pakistan
per la fede);
* Mercoledì, 16 gennaio
2013: riflessione a 50 anni dal Concilio Vaticano II. (
* Mercoledì, 13 marzo
2013: economia e finanza alla luce della fede. (Prof. Stefano Zamagni – economista - e Dott. Stefano Folli -
giornalista).
8. Novena di Pentecoste
Si invita a celebrare la
Novena di Pentecoste in tutte le Parrocchie: è il momento della nascita della Chiesa,
Corpo di Cristo e Popolo Santo di Dio. Sarà l’occasione di pregare lo Spirito
alla luce dei testi del Concilio Vaticano II. Il Sussidio potrà essere usato anche
personalmente o in famiglia. Il Santo Padre suggerisce che, oltre alle Comunità
Diocesane, anche le Parrocchie “confessino la fede nel Signore Risorto”45. Potrebbe essere questo
il giorno in cui ogni Comunità parrocchiale si trova unita per una particolare ed
esplicita “professio fidei”.
Sarà a disposizione uno schema appropriato.
9. Ritiri Spirituali Vicariali
Come nello scorso anno,
si chiede che in ogni Vicariato si programmi un Ritiro spirituale per gli adulti
e uno per i giovani sul tema della fede.
10. Preghiere dei fedeli
Saranno messi a
disposizione, attraverso “Il Cittadino”, dei formulari di preghiere specifiche.
11. Omelia festiva
Saranno messi a
disposizione degli schemi omiletici utili per tutte le festività dell’anno
della fede.
“Avremo l’opportunità di
confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali, nelle nostre case
e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere
meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre”46. Sarà la processione
del Corpus Domini (sabato 1 giugno 2013) il momento nel quale
13. Pellegrinaggio Diocesano a Roma
Si prevede per la fine
dell’Anno della fede, al fine di confessare la fede sulla tomba di Pietro in comunione
con il Santo Padre, “perpetuo e visibile principio e fondamento” dell’unità
della Chiesa47.
14. Fede e carità
Il primo atto di carità
seguirà
15. Mondo del lavoro
I Cappellani del lavoro
metteranno in atto alcune iniziative opportune nello spirito dell’Anno.
IN CANTIERE
1. Missione Diocesana
Negli Organismi
Diocesani di Partecipazione si darà approfondimento alla possibilità di una
missione diocesana per i prossimi anni da preparare per tempo. Non appena sarà
messa a punto una eventuale ipotesi, sarà esaminata
insieme al Clero e nei Consigli Pastorali Vicariali e Parrocchiali.
2. Anno Pastorale 2013-2014
Alla luce degli
Orientamenti dei Vescovi Italiani, dopo la prima attenzione pastorale agli
adolescenti, l’anno sarà dedicato alla famiglia. Le prossime sessioni dei
Consigli Presbiterale e Pastorale Diocesano,
formuleranno linee e proposte per questo obiettivo.
INDICE
PARTE PRIMA
L’Anno della Fede nella Chiesa 3
1. Due anniversari e uno scopo 3
2. La questione della fede 4
3. L’evangelizzazione 6
4. Che cosa significa “credere”? 8
5. La fede e il suo contenuto 9
PARTE SECONDA
L’anno della Fede a Genova 12
1. Il pellegrinaggio di Maria 14
2. “Ti saluto, o piena di grazia” (Lc
1, 28) 15
3. “Ma essi non compresero le sue parole” (Lc 2, 50) 17
4. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre…” (Gv 19, 25) 18
5. “Donna, ecco il tuo figlio…” (Gv
9, 26) 19
6. “Fate quello che vi dirà” (Gv
2, 5) 21
7. “Raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1, 39) 23
PROGRAMMA
PASTORALE 2012 - 2013 28
Note:
1 Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 1
2 Gv 8,12
3 Benedetto XVI, Porta Fidei, 5
4 id., 4
5 id., 6
6 Benedetto XVI, Udienza all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i
laici, 25.11.2011
7 cfr Mt 13
8 Sl 141
9 Paolo VI, Esort.
ap. Evangelii nuntiandi, 14
10 Paolo VI, Discorso di apertura del secondo periodo del Concilio, 29.9.1963
11 1 Cor
9,16
12 cfr Ger 20,7
13 2 Cor
5,14
14 Benedetto XVI, Porta Fidei, 7
15 id., 10
16 id., 7
17 Benedetto XVI, Lectio divina con i Parroci di Roma, 23.2.2012
18
19 cfr Catechismo
della Chiesa Cattolica, parte I, art. 2
20 Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2
21 Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, om. 32
22 Conc.Vat. II, Lumen Gentium, 58; Beato Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris
Mater, 2
23 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 60
24 1 Cor
13, 12
25 San Bernardo, In nativitate Mariae
26 Luca 1, 31-33
27 Luca 1, 38
28 id., 1, 45
29 Sant’ Agostino, Sermo 25
30 Lc 8, 21
31 Conc. Vat. II, Dei Verbum, 5
32 Rm 11, 33
33 Lc 2, 34-35
34 Rm 4, 18
35 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 61
36 Sant’Ireneo, Adv. Haer., III, 22, 4
37 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 56
38 Sant’Agostino, Discorso 235, 2
39 Lc 2, 19
40 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 65
41 id., 62
42 Lc 1, 44
43 Benedetto XVI, Lectio divina ai Parroci di Roma,23.2.2012
44 1 Gv 1, 1-4
45 Porta fidei, 8
46 id., 8
47 Conc. Vat. II, Lumen Gentium, 23