L'interno
Entrando
in questo tempio si ha subito la sensazione di respirare la spiritualità
essenziale delle chiese gotiche che sembra sprigionarsi dalla nuda rozzezza del
tufo, dalle capriate lignee del soffitto, dalle luci soffuse che vengono dalle
finestrelle con archetti trilobati fortemente strombati, che si aprono qui e là
nelle pareti. Ma l' occhio abituato alle regolarità, alle corrispondenze di
elementi architettonici e pittorici rimane continuamente insoddisfatto in queste
sue ricerche, perchè la chiave di ordinamento delle cose è contraddetta
sistematicamente da quella che è la caratteristica e il fascino di fondo della
chiesa: la sua asimmetricità. Il caso, i restauri, la confluenza di
stratificazioni ed elementi culturali diversi fin dalla sua fondazione hanno
fatto sì che la sua lettura diventi complicata e sempre sul filo dell'errore
interpretativo. Il risultato è comunque squisitamente originale (tav.3).
La
nostra visita dell'interno comincia dalla navata sinistra (tav.4).
Appena entrati sul lato sinistro della controfacciata troviamo la lastra tombale
di Nicola Simonello, nobile aversano del XV secolo (è datata 1450). La figura
del defunto è inserita in un arco gotico trilobato sorretto da colonne tortili,
mentre a braccia conserte regge un cartiglio. Misti a una decorazione a tralci
di vite si notano i gigli della casa angioina. Intorno alla lastra di marmo di
Carrara corre un 'iscrizione a caratteri gotici. La sua posizione originaria era
sul pavimento della navata centrale (tav.5).
Nella
prima campata c'è il fonte battesimale, la cui parte inferiore (un tronco di
colonna scanalata) è tardo antica (IV-V secolo), mentre quella superiore a
forma di pagoda è di cultura ottocentesca.
Nella
seconda campata c'è sopra un altare settecentesco una cona con Madonna e
Bambino (tav.6). Entrambi furono restaurati, come
si legge sulla lapide inclusa nel timpano ricurvo della cona, dalla famiglia De
Bernardis nel 1780. Nel dipinto di questa Vergine da sempre molto venerata come
Madonna delle Grazie si notano, nelle sue mani.e in quelle del Bambino,
caratteristiche simili a quelle degli affreschi quattrocenteschi della Chiesa,
ridipinte a tempera tra il '700 e 1'800, adattandole ai nuovi modelli di gusto
del tema. Fino a pochi anni fa prima di un furto notturno essa era abbellita da
stelle preziose sul manto blu e da una vera e propria corona, di cui restano
oggi solo le tracce delle scalfitture.
Nella
terza campata, vicino all'ingresso secondario, c'è un affresco incassato nel
muro di una Madonna in trono col bambino di ignoto pittore del ' 400 (tav.7).
Nello
spazio coperto dalla prima semicupola, retta e visivamente segnata da due
pennacchi in tufo, si trova l' altare più sontuoso di tutta ra Chiesa. Come
quello precedente è eredità del periodo barocco (è datato 1701). Il paliotto
ha una decorazione a volute, che con motivi fitomorfi abbelliscono la croce
centrale. Volute ancora più sinuose ed eleganti sono quelle dei capialtare (tav.8).
Prima
di passare alla vera e propria zona absidale, in alto sulla parete di fronte
possiamo osservare altri due resti di affreschi. Quello che resta di quello di
sinistra raffigura una Crocifissione con S.Giovanni, quello a destra un Papa
Santo che regge a sua volta due immagini di Santi. Poi sulla sinistra dell '
arco d ,accesso all' abside un Santo illeggibile con un libro e il cordone di un
saio francescano, al di sotto si intravedono i resti di un altro affresco. Sulla
destra un S.Antonio con il simbolo del giglio dietro il quale emerge una testa
di una Santa o di una Madonna (tav.9).
Entrati
nella zona absidale scorgiamo sulla parete sinistra una S.Lucia (tav.l
0) riconoscibile iconograficamente dagli occhi che porta in un' ampolla,
occhi che nel martirio le furono strappati e che miracolosamente ricrebbero,
firmata dal pittore del XV secolo Tommaso Cardillo di Aversa. Al centro
dell'abside un severo organo inglese de11850, donato alla chiesa dall'attuale
parroco, e in alto un Cristo in croce, scultura in legno dipinto di ignoto
artigiano dell'800.
Di
fronte poi, alla destra di un ampio arco tompagnato, c' è un altro affresco
quattrocentesco con S.Leonardo Nobiliacum, Santo molto caro ai normanni,
protettore dei prigionieri e per questo raffigurato con in mano dei ceppi (tav.ll).
Da questa posizione si può osservare la particolare composizione del più
vicino arco di trionfo a sesto acuto, in realtà costituito da quattro archi
concentrici, con uno che ha per base due colonne di spoglio (III -IV secolo
d.C.) di diverso ordine. Al centro dell'abside alzando lo sguardo si può
ammirare l'interno della cupola (tav.12) con i
suoi quattro pennacchi in tufo di supporto. Un secondo arco trionfale, quello
vero e proprio di ingresso all' area absidale, è retto da colonne in tufo. Agli
angoli della navata centrale dopo i restauri sono emerse colonne di spoglio rosa
della primitiva chiesa romanica.
Usciti
dal presbiterio, notiamo sulla destra un affresco molto deteriorato raffigurante
S.Cristofaro, che trasporta un bambino sulle spalle attraverso un fiume, di cui
si intravedono realistici pesciolini. Sulla sinistra alcune mattonelle bianche
sul pavimento sono mute testimoni della collocazione del pulpito originano.
Proseguendo
nella navata centrale verso 1 'uscita sul primo pilastro a sinistra c'è un affresco
di una Madonna cori Bambino e Santi di Francesco Cicino di Caiazzo (XV secolo),
imitatore campano del Pinturicchio (tav.13). La
composizione si presenta come una classica Sacra Conversazione rinascimentale
con al centro la Madonna in trono con Bambino, a destra un Santo francescano e a
sinistra un Santo vescovo. In basso la figura del committente e tre piccoli
oranti. Il tutto è inquadrato in un'architettura classicheggiante con colonne
trabeate. Al di sopra c'è una lunetta con la SS. Trinità. Ancora più in alto
c'è un altro frammento di affresco con la Vergine del Rifugio, di cui rimangono
solo le mani e parte del manto con fedeli che chiedono protezione.
Sul
secondo pilastro affresco con S.Antonio Abate (tav.14),
che, nonostante le lacune pittoriche, riv~la una discreta sapienza compositiva (
si veda la finezza con cui è tratteggiata la barba del Santo eremita).
Sulla
parete tompagnata dell ' arco successivo una Crocifissione con Vergine e Santi
(a sinistra S.Giovanni Battista con la Madonna, a destra S.Giovanni Evangelista)
del XIV secolo e a lato resti di un S.Giovanni Battista (tav.15).
Questa Crocifissione per alcune caratteristiche formali (il blu scuro dello
sfondo, i cosiddetti angioletti gnomi ai lati del Cristo) è una delle
testimonianze della diffusione della cultura giottesca in Aversa. Lo stesso
soggetto, con analoghe modalità compositive, è presente in S.Domenico Maggiore
a Napoli, nella cappella Brancaccio interamente affrescata da Pietro Cavallini.
Le differenze qualitative con la Crocifissione aversana sono dovute sicuramente
ai limiti di un'imitazione provinciale e più ingenua da parte del pittore
locale dello stile del più famoso pittore di S.Domenico Maggiore. Da notare la
figura di Santo Papa sulla destra, probabilmente Leone IX, fondatore della
diocesi di Aversa, che ha la mano appoggiata sulla testa di un chierico che
regge un ' ampollina. Di gusto cosmatesco(i cosmati furono decoratori romani che
tra il XII e il XIV secolo definirono un vero e proprio stile nell'intarsio
marmoreo) è la cornice a motivi geometrici.
Continuiamo
la visita passando alla navata destra, nella cui prima campata manca la volta a
crociera gotica. Essa è destinata in maniera provvisoria a statue di Santi in
scarabattoli ed edicole a valore devozionale. Di pregio un' edicola
protonovecentesca di S.Anna e tre statue in legno dipinto ottocentesche raffiguranti
S.Ciro, S.Francesco di Paola e S.Alfonso Maria dei Liguori (tav.16).
Sulla
parete destra della seconda campata un' Adorazione dei pastori (tav.17),
affresco staccato dal muro nel 1982 e dopo il restauro posto su una tavola di
legno. Il pittore, dotato di una buona tecnica compositiva e di una conoscenza
di prima mano dell'arte fiorentina post-masaccesca, inquadra la consueta scena
dell'Adorazione in un'architettura di sfondo del tutto originale. Archi a tutto
sesto, pilastri con capitelli compositi e soprattutto quel bugnato a punte di
diamante alle spalle di S.Giuseppe. Quest'ultimo particolare (il bugnato era
presente in quel periodo solo a Ferrara e a Napoli, nel palazzo San Severino,
divenuto poi nell ' età della Controriforma chiesa del Gesù Nuovo) consente la
datazione dell'opera al1a seconda metà del '400 (il palazzo Sanseverino è del
1470, quello di Ferrara del 1492), ma non permette di identificarne l'autore,
che dovette presumibilmente essere colpito dalla novità non solo
architettonica,ma di linee
compositive del bugnato. Nella terza campata l'altare dedicato a S.Giovanni con
un cartiglio del 1430 con un'iscrizione a caratteri gotici, più giù
un'epigrafe del 1538 affiancata da uno stemma con gallo e tre stelle. A terra,
sulla destra lastra tombale della fami- glia Portello de11661, a sinistra quella
di Leonardo Pagliaro de11649.
Proseguendo
c'è 10 spazio coperto dalla seconda semicupola. In una lunetta ad arco acuto
troviamo una Crocifissione (tav.18), che è stata
rinvenuta durante i lavori di restauro dell'affresco di una Dorrnitio Virginis,
attualmente in Sovraintendenza. Non c'è stato bisogno per questo affresco di
nessuna operazione di recupero, dal momento che la sua struttura e i suoi colori
si sono mantenuti intatti per circa 700 anni (l'affresco è trecentesco), perche
tra la Dorrnitio che gli era sovrapposto e quest'affresco era stata lasciata
un'intercapedine che lo ha tutelato. Oltre a questa originalità, nella
composizione pittorica ne è presente un'altra, stavolta iconografica. Alla
sinistra del Crocifisso è presente un angelo dalle ali multicolori, che con una
lancia nella mano destra trafigge un drago, mentre con la sinistra regge un
pomo. L'allusione teologica rinvia alla missione di redenzione dal peccato
originale, che si realizza con la morte del Cristo. Da notare poi che sul capo
di Gesù manca la classica corona di spine.
Sulla
destra si apre l'ingresso all'antica sacrestia tutta affrescata (XIV -XV sec.),
che i restauri del dopoguerra hanno riportato alla luce. La prima impressione
che si ha entrando in questo spazio così angusto è quella di un affollarsi di
figure e di colori caotico e dispersivo. Poi dopo un po' l'occhio sì abitua e
cerca di cogliere il senso di quello che è un vero e proprio ciclo di
affreschi, una vera e propria perla che sembra voglia celarsi allo sguardo del
visitatore. Ed è uno spazio che dà anche l'idea di quale dovesse essere
l'effetto complessivo degli altri cicli, trecenteschi e quattrocenteschi, che
tappezzavano quasi per intero la
chiesa.
A sinistra troviamo una Madonna in trono con angeli musici, molto rovinata, di
cui si apprezza in particolar modo il volto di un angelo con violino in primo
piano (tav.19). Nel registro inferiore resti di
tre Santi, di cui quello a destra papa. In alto l'unico pezzo di affresco della
volta rimasto raffigura un Santo con un libro.
Sopra
la parete dell'arco d'ingresso c'è un' Annunciazione inquadrata in architetture
classicheggianti. Nel registro superiore la figura di un evangelista affiancato
da motivi decorativi.
Sulla
parete di fronte all'ingresso, illuminata da una finestrella, sulla sinistra c'è
un gigantesco S.Michele Arcangelo (tav.20) con
dietro una rappresentazione prospetticamente ingenua della cupola di un tempio.
Sulla destra una Crocifissione con la Madonna e 1a Maddalena a terra. Nel
registro superiore un altro evangelista con decorazioni. Sotto la Crocifissione
e per tutta la lunghezza della parte bassa di questa parete i 12 apostoli con
l'aggiunta di S.Paolo al posto di Giuda e con Cristo al centro (tav.21).
AI di sopra delle teste del collegio degli apostoli,
al di là di un muro divisorio di sostegno antiestetico, illuminati da un'altra
finestrella si trovano due Santi, uno con una ruota (S.Caterina?) e un altro con
un cuore in mano. Nel registro superiore un evangelista con decorazione ai lati.
Proseguendo, di fronte alla Madonna con angeli musici, c' è un altro grosso
affresco, molto lacunoso con una Natività, di cui sono leggibili la Madonna e
S.Giuseppe (tav.22). Sulla parete alla destra
dell'ingresso, nel registro superiore il quarto evangelista con decorazioni, in
quello. mediano sono rimaste poche tracce (probabilmente c' erano due Santi come
in quello di fronte ), in quello inferiore troviamo l' area dedicata ai
benedettini. Al centro la figura di S.Benedetto benedicente che mostra il libro
della regola, alla sua sinistra due riquadri superstiti, mentre alla destra
altri tre con episodi della vita benedettina, forse con riferimenti alla locale
abbazia di S.Lorenzo. Tutti gli affreschi di quest'ambiente (trecenteschi di
ignoto pittore locale) sono separati visivamente da una serie di comici di stile
cosmatesco.
Usciti
da questo ambiente, sulla destra c'è l'attuale sacrestia con ancora tracce poco
leggibili di affreschi in un angolo e due dipinti di Onofrio Marchione, pittore
napoletano del settecento, epigono del Giordano. Quello di fronte all'ingresso
la Madonna con il Bambino tra S.Antonio e S.Filippo Neri (tav.23),
l'altro sulla sinistra Madonna con Bambino tra S.Andrea e S.Chiara (tav.24),
di fattura e abilità compositiva molto meno pregiata della prima. In un attiguo
sgabuzzino che dà accesso al campanile sulla volta si trovano alcuni simboli
cristologici romanici.
Per
finire una breve nota su alcune opere (affreschi e dipinti) di questa Chiesa,
alcune di notevole importanza, che attUalmente dopo i restauri in parte sono
esposte al Museo dell'Opera della Reggia di Caserta, in parte si trovano nei
depositi della Sovraintendenza di Caserta.
Si
tratta innanzitutto di una splendida icona bizantina conosciuta come Icona
Vetere del XIII secolo (tav.25), poi di una
Dormitio Virginis (tav.26) già citata di ambito
giottesco, ancora di un affresco raffigurante S.Caterina del XIII secolo (tav.27)
e di un frammento molto significativo di un affresco con le storie di S.Nicola (tav.28).
Pregiati anche i dipinti, uno raffigurante S.Francesco di Paola (tav.29)
di ambito stanzionesco, un altro manierista con la Nascita del Battista (tav.30)
e infine una Madonna del Soccorso con i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova
anch'essa manierista.
Di
tutte queste opere si auspica la restituzione al più presto alla chiesa
titolare, perchè riacquistando la loro posizione originaria contribuiscano a
ripristinare un patrimonio artistico unico.
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