Sentor di primavera

Nel tepore dell’aria un soave profumar di viole,
al mio lento pedalare al declinar del sole.
L’agile saltellare di rane nel verdeggiar dei fossi,
fra l’indorare del grano e di esili papaveri rossi.
Il cinguettio allegro di fringuelli tra le fronde,
nel tramonto di quel ciel ove l’anima si confonde.
L’echeggiare del suono di cento campanili,
e panni lindi stesi al sole nell’aia e nei cortili.
Un venticello dispettoso a scomporre i miei capelli,
mentre ripensavo ai suoi occhi verdi e belli,
occhi a cui avrei donato, certamente il cuore,
con l’innocenza di chi ancora non sa, cos’è l’amore.
Così nel sogno di lei mi struggevo poi a tarda sera,
in quella giovane stagione dal sentor di primavera!