MINIERA SANTA MARIA AL COMERO

Una delle miniere più ricche di zolfo fu la miniera di Santa Maria al Comero, situata a circa 4 Km. dal Comune di Strongoli e vi si arriva per mezzo di una stradella che collegava la statale Crotone -Strongoli. Inizialmente fu di proprietà dei Baroni Giunti, poi con un decreto ministeriale del 1927 fu accordata ad un gruppo campeggiato dal Barone Nicola Giunti, ed infine nel 1940 fu trasferita all'Industriale Francesco Massara.

I primi ricercatori su questa concessione mineraria sfruttarono quasi tutto lo strato di superficie che partiva dal Burrone Muzzonetti fino al ad un torrente di acqua salata. Per molti anni si sfruttò questo sistema di estrazione mediante gallerie orizzontali, le quali servivano anche per avere praticità nello smaltimento delle acque. Solo dopo aver sfruttato tutto lo strato di superficie, s'incominciò ad andare in profondità usando un sistema di piano inclinato che serviva anche per poter espellere le acque a mezzo di pompe a mano.

Solo dal 1919 si ebbe la possibilità di avere a disposizione dei mezzi meccanici, ossia un motore a benzina di 6 HP ed un motore a olio pesante della potenza di 12 HP. Questi servivano per azionare una pompa a stantuffo ed un argano nei piani inclinati che partivano dalla Galleria Santa Raffaela. In seguito nel 1933 si ebbe la possibilità dell'energia elettrica per tutta la Miniera.

Le prime ricerche eseguite nella miniera di Santa Maria al Comero, furono iniziate all'incirca nel 1880 dalla Ditta Cannata e Broccolo, poi negli anni a seguire il Barone Giunti suddivise l'intera concessione in vari settori, assegnando i lavori da svolgere a diverse Ditte.

Alla Ditta Cannata e Broccolo e successivamente alla Ditta Broccolo Luigi che la sostituì, fu assegnato il settore tra la Serra S:Croce ed il torrente Zuccoleo; un'altra impresa lavorava la zona del Torrente Muzzonetti, mentre la Ditta Deni Giuseppe nel 1891 incominciò a lavorare la zona orientale tra la Serra S.Croce ed il torrente Acqua Salata.

Nello stesso anno la Ditta Labate Emanuele eseguì delle ricerche nella zona della Valle del Forno, ma nel 1892 le ricerche vennero abbandonate per le troppe difficoltà che causavano i terreni troppo franosi e per le troppe infiltrazioni d'acqua. Questi lavori, svolti con molto disordine, non portarono alla produzione sperata, e perciò si creò un gruppo denominato" Gruppo delle Miniere di S.ta Maria ". Più tardi il Barone Giunti affidò tutto il gruppo alla Ditta dei F.lli Broccolo che subentrò a quella dello zio Broccolo Luigi. Detta Società vi lavorò fino al 1932, anno in cui furono abbandonate le ricerche per esaurimento del minerale. Con una seconda galleria si ripresero i lavori per poi essere abbandonati nel 1935 per il fallimento dell'impresa causata per la morte dei fratelli Umberto e Oreste Broccolo. Detto dei proprietari e delle ditte che vi svolsero i lavori nelle miniere del Gruppo S. Maria al Comero, terrei ad esaminare le caratteristiche del terreno di detta miniera.

Non essendo un tecnico in materia, ne un geologo o ingegnere di qualsiasi utenza, chiamerò i materiali  e le caratteristiche dei terreni con i termini del suddetto Ing. Scicli.

Le ricerche che inizialmente partivano dal burrone Muzzonetti e si estendevano in senso antiorario verso Nord-Ovest-Sud_ovest, avevano un certo riguardo verso il primo strato del suolo, che veniva chiamato "giafagliola". La miniera prendeva corpo man mano che l'estrazione procedeva dall'alto in basso, adottando il metodo di ripiena usando lo stesso materiale di scarto. Qualche volta si usò anche il pilastramento delle parti.

Quando si trovava qualche quantità d'acqua da estrarre, si usava come detto prima, il solo mezzo che allora si aveva a disposizione; una pompa a stantuffo dalla portata di pochi metri cubi che veniva azionata a mano e successivamente con un motore a benzina.

Per l'estrazione venivano usate delle gallerie costruite in senso orizzontale scavate dall'esterno per poi andare a finire a diverse quote in profondità. Queste venivano munite di cunetta per lo scolo delle acque e di binario per il trasporto del minerale Le più importanti gallerie furono quelle del Muzzonetti, la San Michele e la Santa Raffaela. Da quest'ultima una volta si estrasse tutto il minerale trovato.

Nel 1932 si abbandonarono i sotterranei per un crollo causato dall'invasione di acque, La Galleria San Nicola fu iniziata nel 1913 per poi essere sospesa nel 1916 a 225 metri di progressione per le troppe difficoltà sopraggiunte causate dai terreni franosi di origine sabbiosa, aquifera e pareti friabili.

Abbandonate le esplorazione con la Galleria San Nicola, si continuò con la Macchiavelli a quota 109 che seguiva la stessa direzione della precedente. Quest'altra galleria venne abbandonata nel 1917 per mancanza di ventilazione perché priva di riflusso ed anche per la scarsità di personale perché chiamato alle armi. Nel 1921 dopo aver sgomberato la galleria precedente dalle frane causate dalla lunga inattività, si continuarono i lavori interrotti fino alla distanza di 300 metri. A questa distanza i lavori di nuovo si fermarono per la presenza di grandi masse d'acqua di origine sulfurea e acida che rendevano invivibile la permanenza sul posto.

La Miniera Santa Maria al Comero nel 1933 cambiò di nuovo proprietario, infatti passò all'industriale Francesco Massara che la prelevò dopo una crisi amministrativa della precedente.

Con le nuove risorse messe a disposizione dal nuovo proprietario, si iniziò lo scavo di una terza galleria denominata Risorsa. Il passaggio della miniera nelle mani di Francesco Massara avvenne con un decreto ministeriale del 04 Dicembre del 1940 e nel 1942 il nuovo Concessionario riprese i lavori di esplorazione nella zona Est mediante la sopra citata Galleria Risorsa.

Terminata la seconda Guerra Mondiale, i lavori non vennero ripresi subito ma solo nel 1951 dopo aver sondato i terreni vicini ed ottenuto incoraggianti risultati.

Con la ripresa dei lavori nella Galleria Risorsa, sgomberatola interamente, la si proseguì negli scavi fino ai 350 metri attraversando argille e terreni renari. La Galleria si tenne sempre agli argini del letto dei terreni, si tentò con due discese parallele con pendenza di 23° dirette verso Nord. Dopo alcuni studi geologici e tre sondaggi eseguiti in una vasta zona interessata da innumerevole faglie con esiti negativi, si abbandonò definitivamente la ricerca nel 1952.

L'abbandono definitivo della zona, non volle significare il completo sfruttamento della concessione, anzi si è sicuri che con  le dovute attrezzature ed un impiego di mano d'opera specializzata, sicuramente si sarebbero ottenuti grandi risultati e ricche estrazioni.Nelle ultime ricerche si usarono delle sonde prese in fitto dall'Ente Zolfi Italiani.

Attualmente tutte le gallerie sono crollate e di tutta la passata attività non si nota null'altro che cumuli di genisio, detto rosticcio, qualche calcarone con dei forni Gil nelle vicinanze delle entrate delle gallerie.